Afghanistan: diplomazia al lavoro con il governo talebano per scongiurare catastrofe umanitaria

Vatican News

Paola Simonetti – Città del Vaticano

Un primo passo verso la trattativa, per rompere il ghiaccio con il governo afghano a sei mesi dalla presa del potere dei talebani. Il tentativo di rimediare alla spaventosa crisi umanitaria in atto in Afghanistan passa per i tavoli della diplomazia europea prima di approdare, oggi, al Consiglio di sicurezza dell’Onu a New York. Ad Oslo, in Norvegia, in questi giorni, il primo negoziato europeo con i rappresentanti del governo talebano che sembrano aver mostrato “comprensione e volontà di cooperazione”, dichiarando la necessità di concentrarsi sulla situazione del Paese ormai sull’orlo della catastrofe umanitari.  23 milioni di afghani sono ormai alla fame, nel contesto del rigidissimo inverno che imperversa nel Paese e nel clima di sistematica violazione di diritti umani e civili, a danno delle donne soprattutto. Proprio dalle rappresentanti dei gruppi in difesa delle donne i colloqui hanno preso il via, prima di approdare all’incontro con i diplomatici occidentali.

Dialogo che non è riconoscimento dei talebani

Colloqui “sinceri” li ha definiti il premier norvegese Jonas Gahr Store; “una prima tappa – ha precisato la ministra degli Esteri norvegese, Anniken Huitfeldt – che non costituisce una legittimazione né un riconoscimento. Ma dobbiamo parlare con le autorità che governano di fatto il Paese”. Al centro delle richieste di Oslo, il rispetto del diritto all’istruzione delle bambine: “Noi – ha aggiunto il primo ministro norvegese- abbiamo chiaramente indicato che vogliamo che le ragazze tornino a scuola a marzo, comprese quelle con più di 12 anni”.

Diritti delle donne da tutelare

Un tema cruciale quello dei diritti delle donne, su cui il confronto si è concretizzato fra una delegazione di talebani guidata dal ministro degli Esteri, Muttaqi, e quella di un gruppo di attiviste che ha definito la riunione “positiva”.“I talebani hanno mostrato buona volontà. Hanno ascoltato con pazienza – ha riferito Jamila Afghani, presente all’incontro -, e hanno risposto alla maggior parte delle nostre preoccupazioni. Vediamo quali saranno le loro azioni in seguito a quanto hanno affermato”.

Un Paese allo stremo

Già nel dicembre scorso, il sottosegretario generale delle Nazioni Unite, Griffith, nel suo intervento al Consiglio dei ministri degli Esteri dell’Oic sull’Afghanistan a Islamabad, aveva sottolineato come entro la metà di quest’anno la situazione umanitaria e sociale del paese sarebbe arrivata forse ad un punto di non ritorno: “La quota del 97% della popolazione in povertà assoluta potrebbe essere la prossima “triste pietra miliare” del Paese”, aveva dichiarato Griffith, aggiungendo che entro un anno il 30% del pil dell’Afghanistan avrebbe potuto essere spazzato via e la disoccupazione maschile essere raddoppiata al 29%.

I finanziamenti Onu per i più vulnerabili

A Islamabad, anche l’annuncio da parte del sottosegretario Onu, Griffith, della ricerca di finanziamenti per il 2022, per un record di circa 4,5 miliardi di dollari da destinare all’assistenza umanitaria per i più fragili in Afghanistan. Griffith, in quell’occasione, sottolineò l’urgenza non solo di immettere liquidità nel Paese, ma anche e soprattutto “di stabilizzare il sistema bancario per salvare vite umane ma anche per consentire alle organizzazioni umanitarie di rispondere e operare in modo efficace. I servizi sociali di base da cui dipendono tutti gli afghani – aggiunse- sono al collasso e il sostegno internazionale allo sviluppo interno, da cui il Paese dipende da così tanto tempo, potrebbe essere completamente bloccato entro la metà dell’anno prossimo”.