Chiesa Cattolica – Italiana

Afghanistan, al via l’incontro internazionale di Doha sulle sfide future

Si aprono due giorni di incontri organizzati dalle Nazioni Unite per “rinforzare l’impegno internazionale” per il Paese. Assenti gli esponenti dell’amministrazione talebana. Lombardo (Università Cattolica): interessi economici regionali, diritti delle donne e sicurezza al centro del confronto sulle condizioni di un Paese dove il 90% della popolazione è sotto la soglia di povertà

Marco Guerra – Città del Vaticano

A Doha, in Qatar, si apre oggi, lunedì 1 maggio, la riunione internazionale sull’Afghanistan promossa dalle Nazioni Unite. Al tavolo della due giorni, che si tiene a porte chiuse, partecipano gli inviati speciali per l’Afghanistan di numerosi Paesi ma il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres non ha invitato l’amministrazione talebana. Stephane Dujarric, portavoce di Guterres, ha presentato i lavori con questo obiettivo: “Rinforzare l’impegno internazionale intorno a scopi comuni, realizzando un percorso sostenibile per affrontare le sfide presenti e future“.

L’Onu esorta i talebani a revocare i divieti alle donne

Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha approvato giovedì scorso all’unanimità una risoluzione che esorta i governanti talebani nel Paese a revocare rapidamente le loro sempre più dure restrizioni nei confronti delle donne, che vanno dalla limitazione molto severa dell’istruzione al divieto di svolgere la maggior parte dei lavori. Sempre nei giorni scorsi le Nazioni Unite hanno sottolineato che l’incontro di Doha non si concentrerà sul possibile riconoscimento internazionale dell’amministrazione talebana. A dicembre, l’Assemblea generale dell’Onu, composta dai 193 Paesi membri, ha approvato il rinvio, per la seconda volta, della decisione sul riconoscimento del governo talebano afghana, consentendo loro di inviare un ambasciatore delle Nazioni Unite a New York.

Lombardo (Università Cattolica): diritti, economia e sicurezza i temi di Doha

Marco Lombardo, professore di Sociologia all’università Cattolica del Sacro Cuore, di Milano – che ha coordinato per sei anni un progetto di cooperazione in Afghanistan – spiega che la riunione di Doha “è simbolo dell’incertezza che circola intorno al futuro dell’Afghanistan” e ritiene che le questioni sul tappeto siano fondamentalmente tre: “Primo, l’interesse economico che l’Afghanistan riveste per una pluralità di Paesi ad iniziare da Cina, Russia, Iran e Emirati. In secondo luogo, la questione sicurezza, ovvero la capacità dei talebani di controllare i terroristi del Daesh. Terza questione, i diritti delle minoranze, in particolare le donne e le minoranze religiose”. In tutti casi, secondo il docente, quello che accade a Doha è comunque importante perché è necessario fornire una visione comune alla compagine internazionale rispetto alle sfide e alle trattative da aprire con i talebani.

Ascolta l’intervista con Marco Lombardo

https://media.vaticannews.va/media/audio/s1/2023/04/29/11/137044845_F137044845.mp3

La questione femminile

Lombardo offre quindi una fotografia dell’attuale condizione femminile in Afghanistan: “Ci sono una grande quantità di donne che vivono segregate, non possono lavorare e andare a scuola”. “Come Università Cattolica – prosegue il docente di sociologia – siamo stati in Afghanistan e tante donne che hanno lavorato con noi sono ora nascoste”. Lombardo ricorda che il divieto di lavoro ha colpito soprattutto le donne che lavorano nelle Ong e per le Nazioni Unite ma l’Onu lavora in Afghanistan soprattutto con personale femminile, circa 400 persone, per questo c’è la seria prospettiva che non potrà proseguire a lavorare nel Paese.

Gli interessi economici

Il professore della Cattolica ritiene che tuttavia la comunità internazionale abbia molte ragioni per restare in contatto con i talebani. “C’è quella economica legata allo sfruttamento delle terre rare – spiega ancora Lombardo -, il litio fa gola a molti e ora i cinesi sono entrati per costruire infrastrutture. Né russi né i Paesi del golfo hanno riconosciuto i talebani ma questo non significa che non vegano strette relazioni economiche per accaparrarsi le materie prime”. Il professore riferisce inoltre che l’Occidente sta invece cercando di capire come utilizzare i talebani per controllare la rinascita del sedicente Stato islamico, che sta riemergendo in Afghanistan. “I talebani sono storici nemici dell’Is – aggiunge -, infatti il 25 aprile i talebani hanno ucciso il responsabile degli attacchi all’aeroporto di Kabul durante l’evacuazione Usa. Non sappiamo se questo può essere un segno di apertura all’Occidente”.

Povertà sempre più diffusa

Dunque a Doha sarebbe in corso “un tentativo di aprire una strada per una apertura di relazioni funzionali all’intero sistema globale”. Infine il professore si sofferma sulla condizione sociale ed economica della popolazione afghana da dopo il ritorno dei talebani: “Il popolo vive in condizioni pessime, circa il 90% delle persone sono sotto la soglia di povertà, è uno dei Paesi più poveri in assoluto che è tornato indietro di decenni con il ritorno al potere dei talebani, i diritti umani sono ridotti al lumicino e le donne e le minoranze religiose sono in condizioni di non libertà”. Lombardo critica quindi l’incapacità delle Nazioni Unite di “tutelare chi dovrebbe” e il fatto che molte nazioni dimentichino i diritti umani calpestati pur di intrattenere rapporti con il governo dei talebani.

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