Chiesa Cattolica – Italiana

Addio a Giulia, il vescovo: dal dolore l’impegno a costruire una società migliore

Più di 10 mila persone oggi a Padova per i funerali della ragazza 22.enne uccisa dall’ex fidanzato. Il messaggio letto dal papà Gino: “Mi rivolgo agli uomini: per primi dobbiamo dimostrare di essere agenti di cambiamento, contro la violenza di genere”

Alvise Sperandio – Padova

Un abbraccio corale, com’era stato chiesto dalla famiglia e dalle istituzioni: oggi a Padova oltre 10 mila persone, tra cui tantissimi ragazzi, hanno gremito la basilica di Santa Giustina, tra le più grandi in Europa, per l’ultimo saluto a Giulia Cecchettin, la 22.enne di Vigonovo (Venezia), uccisa dall’ex fidanzato e reo confesso, Filippo Turetta, e ritrovata dopo una settimana di ricerche disperate purtroppo ormai cadavere in un dirupo nei pressi del lago di Barcis, nascosta dall’omicida che poi ha continuato la sua fuga in auto fino in Germania, dov’è stato arrestato e poi ricondotto in carcere in Italia a Verona.

Circa 1.200 le persone presenti all’interno della basilica, tra cui il ministro della Giustizia Carlo Nordio, in rappresentanza del governo, il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, il sindaco della città del Santo Sergio Giordani, un’altra cinquantina di primi cittadini con la fascia tricolore, altre autorità civili e militari e tanta gente comune. All’esterno, in Prato della Valle, nonostante il freddo si è radunata sin dal primo mattino una folla composta che hanno seguito la funzione dai due maxischermi. In tantissimi portavano un fiocco rosso appuntato sul cappotto per dire un “no” forte alla violenza di genere.

Una giornata struggente tra dolore e preghiera

L’Italia si è fermata per l’addio alla giovane. A Padova, fisicamente, in presenza. Altrove idealmente, con un pensiero e una preghiera. La gigantografia di Giulia, rimasta esposta in queste settimane davanti al municipio di Vigonovo, è stata portata in basilica a Santa Giustina: ritrae la giovane con un vestito rosso, sorridente, in altalena. La Messa è iniziata alle ore 11. Il feretro era composto da una bara bianca ricoperta di rose bianche. Per l’addio alla giovane sono arrivate le corone di fiori del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, della premier Giorgia Meloni e dei presidenti di Senato e Camera Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana. A Roma, in contemporanea con la Messa, durante la cerimonia per le stelle al merito del lavoro, il capo dello Stato ha sottolineato: “Il valore e il rispetto della vita vanno riaffermati con determinazione in ogni ambito, circostanza e dimensione, in questo momento in cui sono in corso i funerali di Giulia Cecchettin”.

Ad accompagnare la bara, stretti in un dolore lancinante ma compostissimo com’è stato sempre lungo tutti i 24 giorni decorsi dalla sparizione della giovane a ieri – lezione di dignità e speranza – c’erano il papà Gino, la sorella Elena, il fratello Davide, la nonna, gli zii e altri parenti. A celebrare le esequie è stato il vescovo di Padova monsignor Claudio Cipolla, presenti molti sacerdoti diocesani. Per tutta la giornata è stato lutto in Veneto, con le bandiere a mezz’asta, mentre l’Università patavina ha sospeso le lezioni e chiesto a tutti i docenti e studenti un momento di raccoglimento in memoria di Giulia che era giunta alla discussione della tesi e il 16 novembre si sarebbe laureata in Ingegneria biomedica. All’uscita da Santa Giustina, il feretro è stato accolto da un applauso lunghissimo e dal “minuto di rumore” con grida, campanelli e i mazzi di chiavi agitati per lanciare un messaggio contro la violenza di genere. Dopo Padova, una seconda veglia di preghiera riservata a parenti e amici, si è tenuta a Saonara, la parrocchia dove la Giulia è cresciuta, ha ricevuto i sacramenti e svolto servizio come animatrice: ora riposerà nel vicino cimitero, nella tomba accanto alla mamma Monica scomparsa prematuramente per malattia lo scorso anno.

“La morte di Giulia ha reso evidente il desiderio di trasformare il dolore in impegno per l’edificazione di una società e un mondo migliori, che abbiano al centro il rispetto della persona”

Monsignor Cipolla: “Ragazzi: nella libertà potete amare meglio e di più”

Molto toccanti le parole in omelia del vescovo di Padova Claudio Cipolla, che si è soffermato su tre parole: attesa, speranza e amore, quest’ultimo tale quand’è liberante, mai opprimente. Non avremmo voluto vedere quello che i nostri occhi hanno visto né avremmo voluto ascoltare quello che abbiamo appreso nella tarda mattinata di sabato 18 novembre – ha detto –. Per sette lunghi giorni abbiamo atteso, desiderato e sperato di vedere e sentire cose diverse. E invece ora siamo qui, in molti, con gli occhi, anche quelli del cuore, pieni di lacrime e con gli orecchi bisognosi di essere dischiusi ad un ascolto nuovo. Ora servono parole e gesti di sapienza che ci aiutino a non restare intrappolati dall’immane tragedia che si è consumata, per ritrovare anche solo un piccolo spiraglio di luce”. “La conclusione di questa storia – ha proseguito il presule – lascia in noi amarezza, tristezza, a tratti anche rabbia ma quanto abbiamo vissuto ha reso evidente anche il desiderio di trasformare il dolore in impegno per l’edificazione di una società e un mondo migliori, che abbiano al centro il rispetto della persona (donna o uomo che sia) e la salvaguardia dei diritti fondamentali di ciascuno, specie quello alla libera e responsabile definizione del proprio progetto di vita”.

“Chiediamo la pace del cuore anche per Filippo e la sua famiglia. La pace del cuore è pace con sé stessi, con il proprio corpo, con la propria psiche, con i propri sentimenti: soprattutto quelli che riguardano il senso delle azioni che compiamo e il senso della vita”

La preghiera per la famiglia Turetta

Monsignor Cipolla ha riaffermato che non si può “più consentire atti di sopraffazione e di abuso; per questo abbiamo bisogno di concorrere per riuscire a trasformare quella cultura che li rende possibili”, rivolgendo poi anche un pensiero a Turetta: “Chiediamo la pace del cuore anche per Filippo e la sua famiglia. Il nostro cuore cerca tenerezza, comprensione, affetto, amore. La pace del cuore è pace con sé stessi, con il proprio corpo, con la propria psiche, con i propri sentimenti: soprattutto quelli che riguardano il senso delle azioni che compiamo e il senso della vita. Il nostro cuore è il luogo dove il Vangelo e la Pasqua di Gesù di Nazareth bussano con delicatezza pronti a dispiegare la loro forza umanizzante”. Infine, un messaggio per i tantissimi ragazzi presenti: “Forse voi giovani potete osare di più rispetto al passato. Avete a disposizione le università e gli studi, avete possibilità di incontri e confronti a livello internazionale, avete più opportunità e benessere rispetto a 50 anni fa. Nella libertà potete amare meglio e di più: questa è la vostra vocazione e questa può e deve diventare la vostra felicità!”.

“Mi rivolgo per primi agli uomini: non giriamo la testa davanti alla violenza, per primi dobbiamo dimostrare noi di essere agenti di cambiamento, contro ogni violenza di genere”

Il papà Gino: “La memoria di Giulia ci ispiri a lavorare insieme contro la violenza”

Nei giorni scorsi il papà di Giulia aveva spiegato di aver voluto i funerali a Santa Giustina e in Prato Della Valle, un posto grande, per favorire la più ampia partecipazione con un segno concreto di mobilitazione generale contro la violenza sulle donne. Ieri, come annunciato, ha voluto leggere un messaggio durante le esequie: “Il femminicidio è spesso il risultato di una cultura che svaluta la vita donne, vittime di coloro che avrebbero dovuto amarle; invece sono state vessate, costrette a lunghi periodi di abusi, fino a perdere la loro libertà, prima di perdere anche la vita. Come può accadere tutto questo. Com’è può essere successo a Giulia? Ci sono tante responsabilità, ma quella educativa coinvolge tutti. Mi rivolgo per primi agli uomini: non giriamo la testa davanti alla violenza, per primi dobbiamo dimostrare noi di essere agenti di cambiamento, contro ogni violenza di genere”. Papà Gino ha così concluso: “Cara Giulia, è giunto il momento di lasciarti andare. Ti immagino abbracciata alla mamma. Salutacela. Impareremo a danzare sotto la pioggia. Grazie per questi 22 anni”.

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