Il mondo dello sport omaggia l’ex calciatore del Cagliari e della Nazionale italiana, scomparso ieri 22 gennaio all’età di 79 anni. Nel 1981 l’incontro in Vaticano con Papa Giovanni Paolo che invitò lui e la squadra a “distinguersi per lealtà e onestà”. Il ricordo del giornalista Riccardo Cucchi: “Rappresenta un calcio che non c’è più”
Gianmarco Murroni – Città del Vaticano
“Rombo di tuono”, così era soprannominato dal giornalista Gianni Brera per la grande potenza del tiro e la prolificità sotto rete. Strapotere fisico, sinistro fulminante, tecnica fuori dal comune; ma anche riservatezza, gentilezza e una immensa lealtà. Gigi Riva è stato tutto questo, in campo e fuori dal campo. Sul terreno di gioco era un attaccante implacabile, capace di segnare 35 gol in 42 partite con la maglia azzurra e altri 205 in 14 anni anni con la maglia rossoblù del Cagliari, con cui nel 1970 conquistò uno storico scudetto. E poi i successi in Nazionale, con la vittoria dell’Europeo nel 1968 e la finale mondiale persa contro il Brasile due anni dopo. Miglior bomber di tutti in tempi in Nazionale, miglior bomber di tutti i tempi nel Cagliari. E proprio nel capoluogo sardo Riva decise di mettere le radici, di costruire una famiglia, di trascorrere la propria vita. Fino a ieri, quando in seguito a una crisi cardiaca in ospedale, dove era ricoverato da domenica sera, l’ex campione italiano è morto, circondato dai suoi cari e, simbolicamente, da un popolo intero.
L’incontro con Giovanni Paolo II
Il 28 marzo 1981 la squadra del Cagliari, approfittando di una trasferta nella Capitale per una sfida di campionato contro la Roma, furono ricevuti in Vaticano da San Giovanni Paolo II. Risale a quel giorno la foto che ritrae Gigi Riva, all’epoca dirigente dei rossoblù, e il Papa polacco, uniti in una stretta di mano. “La vostra visita mi fa tornare giovane tra i giovani, perché evoca in me ricordi lontani nel tempo, ma sempre cari, quando anch’io ho avuto occasione di fare, come tanti nell’età giovanile, qualche partita di calcio”, disse il Pontefice in quella occasione, invitando tutti i giocatori, i dirigenti e lo staff tecnico a distinguersi “per lealtà ed onestà, dominio del proprio fisico e dei propri riflessi”. “Si tratta di valori che, acquisiti oggi attraverso lo sport, vi serviranno sempre, anche quando il corpo non risponderà più alle esigenze del gioco, ma la “partita” della vita richiederà ugualmente il vostro impegno di uomini”.
Un calcio che non c’è più
“È il ricordo di un calcio che non c’è più, il ricordo di un modo di vivere lo sport che era vero fenomeno popolare e del quale Gigi Riva era l’espressione perfetta. Non soltanto da un punto di vista tecnico, ma anche da un punto di vista umano”. Sono le parole del giornalista Riccardo Cucchi, intervenuto ai microfoni della Radio Vaticana per rendere omaggio all’ex campione azzurro. “Conosciamo le sue scelte di vita, scelte radicali: scelse di legarsi a un’Isola, a un popolo che lo ha amato. E lui ha ricambiato questo amore con immensa gratitudine. La Juventus era disposta a cedere sei giocatori di prima fascia al Cagliari pur di avere in cambio Gigi Riva, al quale proponeva ingaggi straordinari. E Riva rispose di sentirsi indignato per quella proposta”.
L’uomo e il calciatore
Cucchi sottolinea come Riva sia stato un esempio straordinario, anche perché si è legato alla Sardegna pur non essendo sardo. “Aveva un modo di pensare il calcio, un modo di vivere la maglia e la passione dei tifosi che era soprattutto rispetto verso di loro. Oggi c’è la sensazione che sia finita un’epoca, che sia finito un modo di pensare lo sport, che sia finito un calcio che fondava la sua stessa esistenza sui valori. I due aspetti di Gigi Riva, quello umano e quello tecnico, erano perfettamente uniti l’uno all’altro e hanno rappresentato anche per questo l’identità assoluta di un calciatore che ha vissuto il calcio con la stessa passione dei tifosi”, sottolinea ancora Cucchi. Che condivide una riflessione sul pallone moderno: “È quello che manca oggi in questo calcio di plastica che preferisce i soldi: io ricordo un Gigi Riva che ha rinunciato ai soldi per mettere al primo posto i valori. Il dolore per la scomparsa di questo campione deve farci riflettere sulla destinazione negativa che sta prendendo il calcio, che sta deviando dal suo percorso di sport”.