Benedetta Capelli – Città del Vaticano
E’ libera l’anima di Adam. Libera da convenzioni e anche da limiti. Una libertà che vuol dire scardinare regole, viaggiare senza meta, lasciarsi cullare dalla bellezza dell’arte. C’è fascino nell’andare ma il prezzo che si paga spesso è molto alto. Il confine tra il volare e il cadere è sottile. Il male è un bicchiere di troppo, la casa è un asfalto che gela le tue ossa, il giorno è un lungo passare di ore all’insegna del nulla. Cade Adam ma in lui l’amore per il foglio bianco, da riempire con i tratti scuri della matita, non tramonta. E anche in quelle lunghe passeggiate romane, il suo sguardo si posa sugli affreschi delle chiese o sulle icone esposte nelle vetrine dei negozi intorno a San Pietro.
In fila per lavarsi
Papa Francesco ha ripetuto più volte la frase dell’autore russo Dostoevski: “solo la bellezza salverà il mondo”, niente di più calzante nella vita di Adam. “Quel ragazzo polacco è bravo a disegnare”: la frase è di suor Anna che tutti conoscono alle docce sotto il Colonnato di San Pietro, lei è uno dei tanti volti della Misericordia. La rivolge a padre Leszek, un nome difficile e che per questo tutti lo chiamano padre Ruben. E’ redentorista, ha bisogno del ritratto di San Clemente Maria Hofbauer, non ha molto da offrire. “Puoi farmi un quadro?” Adam annuisce ma confessa di non avere nulla per realizzarlo. Padre Ruben provvede e lui si butta nell’impresa, tutti si accorgono del suo talento. Disegna, colora e completa il quadro. Viene pagato e così, presi i soldi, sparisce.
Gli inciampi da superare
Padre Ruben lo scorge nei capannelli che si formano per vie intorno al Colonnato di san Pietro, in quei bar improvvisati dove il balcone è fatto di sampietrini e le persone affrettano il passo per non guardare. Tira dritto il sacerdote, sa che deve essere Adam a tendere una mano, gli fa sapere però che ha dei lavori per lui. Piccoli passi, si fa così la rivoluzione dentro di sé. E quella di Adam inizia quando sfida le voci dei suoi compagni di bevute che lo scoraggiano, che non credono al suo talento. Padre Ruben lo accoglie nella cripta della chiesa di Santa Maria Monterone, al centro di Roma, insieme la ripuliscono e cominciano ad allestire lì un piccolo studio, dove può lasciare la sua roba senza aver paura che la rubino. Disegna il Gran Maestro dell’Ordine di Malta, Giovanni Paolo II, la fondatrice delle suore passioniste polacche. Non si ferma, se cade qualche volta, si perdona e si rialza. Il cardinale Konrad Krajewski, l’Elemosiniere del Papa, lo va a trovare, comprende che la cripta non è adatta a lui e così gli offre una stanza a Palazzo Migliori.
L’atelier a due passi dal Vaticano
E’ lì che lo incontriamo una mattina. Ci aspetta insieme a padre Ruben, un sacerdote che ha l’allegria nel cuore. Adam ha lo sguardo diffidente, scruta ma piano piano si scioglie. Mostra i suoi dipinti accatastati ai lati del cavalletto, di alcuni non è soddisfatto, guarda con amore quello della sua musa che è posto in alto quasi a vegliare su di lui e sul suo lavoro. Incontrarlo è assistere alla fioritura di una gemma, si intravede l’impegno messo da uomini e donne che amano Dio e che in lui hanno trovato il suo volto. Adam sta rinascendo grazie alla fiducia di don Francesco Mazzitelli, vice capo ufficio del Servizio Poste e Filatelia del Governatorato della Città del Vaticano, che lo ha incaricato di disegnare il francobollo vaticano di Natale. Nei Magi ha messo la sua storia di invisibile, ha regalato loro i tratti dei suoi compagni di strada. E’ per lui una nuova ripartenza.
Sporcarsi le mani
“L’incontro con padre Ruben – racconta Adam– è stato una svolta. Ha dato una possibilità ad un vagabondo perennemente ubriaco, un senzatetto”. Una svolta che oggi lo fa guardare al domani anche se confessa di avere paura perché l’alcool, che “in passato – sottolinea lo stesso Adam – mi aveva dato una falsa illusione della pienezza della vita”, oggi resta una grande tentazione.
La storia di questo ragazzo quarantenne, proveniente da una famiglia modesta con un fratello architetto, parte dalla Polonia ma si snoda poi in Francia dove resta settimane per ammirare i tesori del Louvre, la Svizzera, l’Austria e infine l’Italia, terra di artisti e scrigno di capolavori. Non chiama a casa, non fa sapere, a volte riappare. In questo suo vagabondare, con l’alcool come compagno di viaggio, trova padre Ruben che racconta come attraverso Adam abbia capito cosa è la strada. “Ho imparato come bisogna vivere con i poveri anche se a volte ci tradiscono, ci dicono parolacce. Sono sempre uomini che magari facendo così vogliono solo essere guardati. Sulla strada c’è spesso violenza, non c’è solidarietà e c’è gelosia, è brutto questo”. “Ho compreso, anche attraverso di lui, quanto sia stato importante aprire le docce perché lavarsi è un grande passo, negare una doccia significa negare la persona, la sua forza di ricominciare e di risalire”.
Padre Ruben sottolinea l’importanza della rete che si crea intorno a chi ha bisogno di aiuto. “Sappiamo sempre chi chiamare, questa è la Provvidenza di Dio o la presenza di Dio per la strada. Da soli non possiamo mai fare nulla, chi non scende per la strada non può comprendere fino in fondo cosa vuol dire viverci”. Una Chiesa fatta di vicinanza e che richiama le parole del Papa: “Tante volte penso che sia, non dico impossibile, ma molto difficile fare del bene senza sporcarsi le mani. E Gesù si sporcò. Vicinanza. Non si può fare pace senza vicinanza. Non si può fare il bene senza avvicinarsi”.