Acs nel mondo, 123 milioni di euro per i cristiani sofferenti

Vatican News

Gabriella Ceraso – Città del Vaticano

Più donazioni in un momento di grave crisi. Questo è il segno positivo che emerge dal Rapporto della Fondazione Pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) per il 2020. “La pandemia ha peggiorato drammaticamente la condizione dei cristiani in molte regioni del mondo, i quali si sono trovati letteralmente, quasi dall’oggi al domani, senza lavoro, paga o cibo. E anche molti sacerdoti e religiosi sono rimasti senza sapere come sbarcare il lunario” afferma Thomas Heine-Geldern, presidente esecutivo di ACS Internazionale. “La crisi economico-sociale generata dalla diffusione del COVID-19”, gli fa eco Alfredo Mantovano, presidente di ACS Italia, “ci ha fatto temere una flessione delle donazioni”. Invece i timori si sono dimostrati infondati e la generosità dei benefattori non si è fatta attendere.

Negli uffici sparsi nel mondo sono stati raccolti 122,7 milioni di euro in donazioni destinate ad aiutare  i cristiani perseguitati e poveri di tutto il mondo. Le offerte dei privati, aumentate di 16,4 milioni di euro, hanno fatto registrare un +15,4% rispetto al 2019. In Italia grazie a questo incremento, pari al + 20%, sono stati possibili oltre cento progetti a tutela delle comunità cristiane minacciate e oppresse.

La distribuzione e le finalità: Africa e Asia in testa

La distribuzione dei fondi a parte un contributo amministrativo e alla ricerca dei benefattori, è andato per lo più a progetti, informazione, supporto mediatico e campagne di preghiera, sostenendo così un totale di 4.758 singoli progetti in 138 Paesi. Circa un terzo (32,6%) del totale degli aiuti è andato all’Africa – fa sapere Acs – dove a preoccupare, diversamente dagli altri anni in cui la priorità era data a Siria e Medio Oriente –  è la regione del Sahel, con la sua impennata del terrorismo. La pandemia ha reso ancora più difficile la situazione dei profughi sfollati, e in molti casi – spiega il Rapporto – “la Chiesa è l’unica istituzione ancora rimasta a sostenere la gente”.

Speciale programma di aiuti per un totale di 4 milioni di euro, è quello destinato ancora al Libano che ha la più grande comunità cristiana del Medio Oriente e che ha subito gravi perdite specie dopo l’esplosione del 4 agosto 2020 al porto di Beirut.

Ma l’altra regione prioritaria per ACS è l’Asia, con il 18% del totale degli aiuti. La maggior parte di questi – circa 5,4 milioni di euro – è andata all’India, spiega il Rapporto, continente particolarmente colpito dalla pandemia. Qui in molti casi la minoranza cristiana è stata privata dell’accesso agli aiuti forniti dallo Stato. In Pakistan, ad esempio, ACS ha fornito beni di prima necessità ai cristiani che hanno perso i propri mezzi di sussistenza a causa del coronavirus.

I progetti: la ricostruzione

Quanto alla tipologia dei progetti, al primo posto – si legge nel Rapporto –  si collocano gli aiuti alla costruzione di 744 tra chiese, case parrocchiali, conventi, seminari o centri comunitari distrutti da guerra o terrorismo. Tra i luoghi di culto vi è la cattedrale maronita di Sant’Elia nella città siriana di Aleppo, gravemente danneggiata tra il 2012 e il 2016. Consistente anche l’aiuto ai sacerdoti e ai seminaristi, uno su otto in tutto il mondo ha ricevuto un sostegno da ACS per i propri studi e per sostenere il costo della vita nel seminario. In questo modo ACS ha aiutato circa 14.000 sacerdoti di domani.

La crisi causata dalla pandemia – spiega ancora ACS – ha avuto un impatto significativo sulle fonti di reddito delle religiose in molte regioni del mondo. Nel 2020 ACS ha fornito sostegni di base, contribuiti per la formazione e l’apostolato ad oltre 18.000 religiose. Un altro settore vitale sostenuto da ACS continua a essere quello del trasporto pastorale, attraverso il quale sacerdoti e catechisti possono raggiungere i fedeli anche in zone remote e impervie. ACS ha finanziato l’acquisto di 783 biciclette, 280 auto, 166 moto, 11 barche, due bus e un camion.