Lisa Zengarini – Città del Vaticano
Proseguono nel Paese gli scontri nella città nord-orientale di Palma, caduta in mano ai jihadisti. Le forze militari hanno parlato di un’azione nella quale hanno perso la vita numerosi insorti. Nelle scorse settimane, gruppi armati hanno attaccato la zona compiendo un raid a pochi chilometri da uno stabilimento del colosso francese Total. Dall’ultimo attacco di fine marzo, circa undicimila persone sono state sfollate, secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (IOM). Più di 670mila, ha riferito l’Onu, costrette a lasciare le loro case a causa della violenza nella regione.
La fondazione pontificia ha visionato un video girato subito dopo il brutale attacco delle milizie jihadiste del 24 marzo scorso che mostra un massacro senza precedenti con persone decapitate e corpi mutilati. Ulrich Kny, Project Manager per il Mozambico di Acs parla di immagini scioccanti: “Non possiamo neanche condividerle – dice – perché feriscono la dignità umana con la loro brutalità. I terroristi sembrano intenzionati a causare il danno più elevato e a seminare il massimo terrore nella loro frenesia distruttiva.
Il dramma delle vite che “non contano”
Ci chiediamo quanti altri morti dovranno esserci prima che il mondo faccia qualcosa per porre fine a questa violenza. Queste vite sembrano non contare”. Kny spiega che ACS “sta cercando di aiutare e sostenere con molta attenzione, mentre la Chiesa locale sta facendo il possibile e l’impossibile in questa situazione molto difficile per alleviare la crisi umanitaria. Ma è necessario fermare questa violenza senza freni” perché “il mondo non può ignorare questo dramma», sottolinea il Project Manager di ACS Internazionale.
Urgente l’invio di aiuti
ACS ha garantito un contributo iniziale di emergenza di 160.000 euro. A ciò si aggiunge il sostegno ai sacerdoti e alle religiose della regione, e altri progetti relativi ai bisogni più urgenti della Chiesa. Questo tuttavia non è più sufficiente. “Dobbiamo incrementare il sostegno finanziario e le preghiere per la Chiesa nel Nord Mozambico. In vista del costante aumento dell’afflusso di rifugiati, la diocesi di Pemba e quelle limitrofe, già completamente sopraffatte dal disastro umanitario, non saranno in grado di accrescere la loro attività senza un aiuto esterno”, conclude il Project Manager di ACS Internazionale.