Chiesa Cattolica – Italiana

Acs: anno difficile per i cristiani nel mondo, ma ci sono segnali di attenzione

Michele Raviart – Città del Vaticano

Le recenti notizie che vengono dall’India, con il rogo di alcune immagini natalizie all’esterno di una scuola cristiana ad Agra e le accuse di proselitismo alla Missionarie della Carità di Madre Teresa, o il massacro in Myanmar dove il 24 dicembre sono stati uccise 38 persone nello stato a maggioranza cristiana di Kayah, hanno riportato l’attenzione sulle discriminazioni religiose per i cristiani. Un anno più difficile del precedente, rilevano i principali rapporti sulla libertà religiosa nel mondo.

Persecuzioni religiose ogni settimana

Alla situazione dei cristiani in Medio oriente, che sempre più spesso scelgono di lasciare la loro terra a causa di guerre e crisi economica, si aggiunge quella dei sacerdoti e dei missionari in tutto il mondo. Sono 22 quelli uccisi quest’anno secondo l’Agenzia Fides. “Siamo rattristati dai resoconti sulle persecuzioni religiose e le violenze che ci arrivano praticamente ogni settimana”, ha dichiarato Thomas Heine-Geldern, presidente esecutivo della Fondazione Pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre. “Sacerdoti, religiosi e laici sono stati uccisi, rapiti o sono state vittime di abusi mentre portavano avanti il loro servizio”, ha sottolineato in un messaggio per la fine dell’anno, riferendosi in particolare a India, Nigeria, Mozambico e le regioni del Sahel. Un pensiero condiviso da Alessandro Monteduro, direttore di Acs-Italia.

Ascolta l’intervista a Alessandro Monteduro

 Monteduro, che anno è stato il 2021 per i cristiani nel mondo?

Purtroppo per i cristiani perseguitati, per gli oppressi nel mondo, ma direi più in generale per il diritto alla libertà religiosa è stato un ulteriore anno di dolore di sofferenza. Purtroppo tutti i report delle agenzie di carità, ma anche quei rapporti che vedono impegnati gli Stati maggiormente volenterosi a riguardo, come Stati Uniti e Gran Bretagna raccontano di un inasprimento delle loro condizioni. Attualmente noi stimiamo 416 milioni di cristiani che vivono in terre di persecuzione. Voglio precisare che “vivono in terre di persecuzione” non vuol dire “perseguitati”, ma vivere in terra di persecuzione ti espone tuttavia quotidianamente a dei rischi che possono palesarsi a causa di quelli che sono i comportamenti dei persecutori.

Sulla base della vostra esperienza, dei dati che raccogliete, delle testimonianze, perché sta peggiorando la situazione dei cristiani?

Perché ci sono paradossalmente minori controlli, soprattutto in determinate aree del pianeta. Nel continente africano si sta inasprendo la sofferenza delle comunità cristiane – e non solo la loro – perché purtroppo assistiamo a una progressiva radicalizzazione e a un’espansione dei fenomeni jihadisti. In tutta l’Africa, dall’area subsahariana all’Africa orientale, sono almeno un paio di dozzine le organizzazioni terroristiche che hanno l’ambizione, dal loro punto di vista, di insediare dei califfati nei loro territori. Faccio riferimento a Paesi come il Burkina Faso, come il Niger, il Ciad, il Mali, Camerun, o lo stesso nord della Nigeria. Nel Burkina Faso, ad esempio, Paese che fino al 2015 conosceva solo una pacifica convivenza tra le diverse comunità e le diverse tribù. secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità il 60% del Paese non è più raggiungibile per poter aiutare a livello umanitario le popolazioni. Sono ormai milioni i rifugiati interni e gli sfollati in Paesi confinanti.

Qual è la situazione negli altri continenti, come l’Asia, o al Medio oriente?

Lo abbiamo raccontato negli ultimi giorni, c’è, dal nostro punto di vista quasi, da “rallegrarsi” del fatto che finalmente ci si accorge di quello che sta accadendo in India. Abbiamo raccontato in queste ultime ore di quanto è avvenuto ai danni delle posizioni bancarie della Congregazione delle suore missionarie della Carità – la congregazione Madre Teresa, ma la stessa cosa era avvenuta pochi mesi orsono ai danni di altre tre organizzazioni di carità protestanti, ai danni di un’altra organizzazione di carità cattolica, perché loro sosterrebbero un’attività di conversione della popolazione induista alla fede cristiana. Quanto di più falso? La stessa cosa avviene anche in altre realtà dell’Asia come il Myanmar, dove anche nelle ultime ore c’è stato un attacco anticristiano con 35 morti. Avviene in Pakistan, dove continua il dramma terribile delle tantissime ragazze, soprattutto bambine, rapite e convertite con la forza, violentate e costrette a sposare il proprio rapitore. Sono tutti fenomeni che purtroppo non trovano un adeguato clamore. Trovano la denuncia di tante agenzie di carità, di tante organizzazioni, della Chiesa, ma non trovano adeguato clamore. C’è troppa indifferenza rispetto a queste tragedie.

 

Se dobbiamo guardare invece al lato positivo. Quali sono state le esperienze di miglioramento della situazione dei cristiani, o che hanno favorito una maggiore integrazione?

Il 2021 ci ha regalato un dono, un dono meraviglioso, che coincide con la visita apostolica del Santo Padre in Iraq. È stata una visita storica, che ha veicolato un messaggio altrettanto storico di perdono e di riconciliazione, di solidarietà e vicinanza a questi nostri fratelli che tra il 2014 e il 2016 hanno sofferto (da parte dello Stato Islamico) la persecuzione più feroce di quelle che abbiamo raccontato negli ultimi decenni. La luce ce l’ha donata ancora una volta il Santo Padre. Assieme a questa grande e meravigliosa luce, allo stesso tempo, vale la pena sottolineare come da parte di alcuni governi – come i già citati statunitense e britannico – arrivano segnali di attenzione, dei segnali concreti. Realizzano dei rapporti, ad esempio, che annualmente denunciano e raccontano i Paesi nei quali la libertà religiosa è violata. Lo hanno fatto anche in Germania, in Olanda, Danimarca, Finlandia… Gli Stati nominano anche degli inviati speciali per la libertà religiosa, degli ambasciatori dedicati a questo.

In generale è cosa ci si può aspettare per il prossimo anno, per il 2022?

Se restiamo fermi, poco attenti, il rischio è che possa esserci un ulteriore inasprimento. Auspichiamo che da questa pandemia si esca il prima possibile, anche per non dover raccontare nel 2022 che la pandemia è dovuta coincidere in tanti Paesi del pianeta anche con un accrescimento della persecuzione in odio alla fede.

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