Abusi, una ricerca fa il punto sul lavoro delle diocesi italiane

Vatican News

La seconda “Rilevazione sulla rete territoriale per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili” pubblicata oggi intende offrire alla Cei uno strumento per valutare e migliorare le azioni intraprese dalle diocesi sul fenomeno. Un impegno che, leggendo i dati, appare aumentato nell’offerta di aiuto alle vittime e di formazione alle comunità. Le denunce riguardano più casi del passato che attuali

Vatican News

La seconda “Rilevazione sulla rete territoriale per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili”, diffusa oggi dal Servizio nazionale per la tutela dei minori della Conferenza episcopale italiana, aggiorna i dati del primo report relativo al biennio 2020/21 riguardo all’attivazione nelle diocesi del Servizio diocesano o Interdiocesano per la tutela dei minori (SDTM/SITM), del Centro di ascolto e del Servizio regionale per la tutela dei minori (SRTM). L’obiettivo è offrire alla Cei uno strumento conoscitivo per implementare le azioni fin qui intraprese, darne una valutazione indicandone i punti di forza e le criticità. “La Chiesa italiana – si legge nelle conclusioni del comunicato di sintesi della rilevazione – ha intrapreso un percorso partecipato e diffuso per rispondere al bisogno di tutela di minori e adulti vulnerabili”. Un percorso che, come si evince dai dati raccolti, ha segnato negli ultimi tre anni in tutte le sue componenti una forte crescita.

Una rilevazione che ha coinvolto quasi tutte le diocesi  

L’indagine, a cura di Paolo Rizzi e Barbara Barabaschi della sede di Piacenza dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, si è avvalsa di tre strumenti di rilevazione delle strutture e delle attività, somministrati online alle diocesi italiane. I dati raccolti sono stati elaborati differenziando le diverse situazioni a livello territoriale secondo la distribuzione Nord, Centro e Sud Italia e la dimensione, distinguendo tra diocesi grandi, medie e piccole. Nel comunicato che sintetizza i risultati si osserva la buona partecipazione: 186 le risposte ricevute corrispondenti a 190 diocesi su 206, pari al 92,2%.

I Servizi diocesani o interdiocesani (SDTM e SITM)

Il primo dato riguarda i Servizi diocesani o Inter-diocesani per la tutela dei minori che risultano presenti in tutte le diocesi. Ad avere l’incarico di referente per la loro attività è nella maggioranza dei casi un sacerdote seguito, soprattutto al Nord, da un laico o una laica. Le sue competenze più ricorrenti sono quelle di psicologo, educatore e canonista, ma anche di giurista, medico e teologo. Nell’82,8% delle diocesi i Servizi sono sostenuti da equipe di esperti che in totale contano oggi 732 persone in grande maggioranza laici. Le principali attività del referente consistono nel coordinamento delle attività per la tutela dei minori, delle attività di formazione e della raccolta di segnalazioni. In crescita il numero degli incontri formativi promossi e quindi dei partecipanti per lo più operatori pastorali e sacerdoti. Minore la partecipazione delle associazioni ma comunque in crescita. I dati riferiscono di 900 incontri di formazione e sensibilizzazione organizzati negli ultimi tre anni a cui hanno partecipato oltre 23 mila persone. La valutazione riguardo all’insieme delle attività a livello diocesano mette in risalto l’alta sensibilità di coloro che sono a contatto con i minori, ma anche la scarsa relazione esistente tra servizi e enti non ecclesiastici, indispensabile per la costruzione di un sistema integrato più efficace.

I Centri di ascolto

Sono 108 i Centri di ascolto attivati che fanno riferimento a 160 diocesi (pari al 77,7% del totale): 46 si trovano al Nord, 27 al Centro, 35 al Sud. In oltre tre quarti dei casi, la sede del Centro di ascolto differisce dalla sede della Curia diocesana (78%). Responsabili dei Centri sono soprattutto laici e in particolare donne e le competenze sono simili a quelle dei responsabili dei Servizi. Nel 2022 il numero complessivo di contatti registrati dai Centri a vario titolo (non necessariamente per segnalare un abuso) risulta pari a 374. Nell’anno precedente erano stati 48, mentre 38 nel 2020. Mentre nel 2021 il motivo principale dei contatti era la denuncia all’Autorità ecclesiastica (53,1%), seguito dalla richiesta di informazioni (20,8%), nel 2022 per l’81,9% sono riferibili alla richiesta di informazioni e per il 18,1% alla denuncia. I casi di presunti abusi segnalati nel 2022 risultano 32 con un numero di vittime, in maggioranza ragazze, pari a 54 di età compresa in prevalenza, all’epoca dei fatti, tra i 15 e i 18 anni. Considerando il momento di avvenimento del presunto abuso, prevalgono i casi del passato (56,8%) rispetto a quelli attuali (43,8%). Gli abusi denunciati riguardano fatti reali, molto meno quelli avvenuti via web, e il loro luogo più ricorrente è la parrocchia. La tipologia degli abusi segnalati riguardano comportamenti e linguaggi inappropriati come offese, ricatti affettivi e psicologici, molestie verbali, manipolazioni psicologiche, comportamenti seduttivi, dipendenze affettive. I presunti autori di reato vanno tra i 40 e i 60 anni. Si tratta per la quasi totalità di maschi (31 su 32), per un terzo chierici, per un terzo religiosi e laici (37%). Nei confronti delle vittime il Centro offre accompagnamento psicoterapeutico e i alcuni casi spirituale e altri servizi in base alle richieste, azioni di accompagnamento sono state attivate anche per gli autori degli abusi.

I Servizi regionali (SRTM) 

Le attività dei Servizi regionali, coordinate per lo più da un sacerdote, consistono quasi esclusivamente in iniziative di carattere formativo (interventi ad hoc, corsi ecc…) e il numero degli incontri promossi è quasi raddoppiato dal 2020, mentre è triplicato il numero dei partecipanti: 3276 nel 2022. Temi degli incontri di formazione sono stati “Le ferite degli abusi su minori”, i “Valori e atteggiamenti legati al rispetto della dignità del minore” e in misura crescente “L’ascolto delle vittime” e “Le buone prassi in parrocchia”. Anche nel caso dei Servizi regionali si sono riscontrate buone relazioni con i referenti diocesani e positiva l’attività di formazione realizzata, insufficiente invece anche qui il rapporto con associazioni e movimenti ecclesiali e civili e con gli enti locali sempre a livello regionale.