Tiziana Campisi – Città del Vaticano
Nell’Aula Pio XI della Pontificia Università Lateranense il silenzio si fa più intenso quando prende la parola Marta. Il nome è di fantasia, ma è una storia reale la sua. Lei è una donna di circa cinquant’anni, vittima di abusi sessuali quando di anni ne aveva 6. È il nonno a riservarle un attenzione “particolare”, carezze e gesti da non rivelare, da tenere segreti. Una cosa sbagliata di cui Marta, ancora bambina, si rende conto ma dalla quale non riesce a sottrarsi. Le conseguenze le vivrà anni dopo, quando emergono disagi, il rifiuto del cibo, pianti isterici. A scuola Marta ha lo sguardo perso nel vuoto e la maestra la deride; di notte le capita di avere incubi: chiede aiuto alla mamma ma non ne riceve. La sua vita è piena di paure, si sente sola, inadeguata, ha voglia di vendetta e non sa distinguere il bene dal male, così fa scelte sbagliate. A 20 anni sposa il primo uomo che le mostra affetto. Ma non è la persona giusta. Marta diventa anche mamma, ma è terrorizzata, non sa come far crescere il suo bimbo, ha paura di accarezzarlo, teme di creargli dei traumi ma al contempo è iperprotettiva. Il suo matrimonio va a rotoli e dopo la separazione inizia una storia con un uomo molto più vecchio lei, le ricorda il nonno e cade nel baratro.
Ad aiutarla è una psicologa. “Io ho bisogno di essere salvata” le dice. Marta vuole anche incontrare Dio in maniera intima. E comincia il suo percorso di guarigione. Chiede perdono a sé stessa, si libera della rabbia, del rancore e della voglia di vendetta che avverte dentro di sé. Riesce poi a parlare con la madre e a rivelarle tutto. Lascia quell’uomo molto più grande di lei con il quale aveva intrapreso una relazione, chiede che le venga riconosciuta la nullità del matrimonio, prosegue il cammino di guarigione e di fede, conosce un altro uomo, impara ad amare con le giuste distanze, trova il suo equilibrio. E oggi è una donna matura, che ha superato le sue problematiche e riesce a raccontare di quegli abusi subiti da bambina perché chi cela traumi simili possa affrontarli come lei ha fatto.
Proteggere, ascoltare e amare i piccoli
Proprio per focalizzare l’attenzione su chi gli abusi li subisce, la diocesi di Roma ha organizzato il convegno “Dalla parte delle vittime”, dando voce a Marta e spazio anche ad altre storie, all’indomani della II Giornata nazionale di preghiera della Chiesa italiana per le vittime e i sopravvissuti agli abusi, per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili, celebrata in corrispondenza con la Giornata europea per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l’abuso sessuale, istituita dal Consiglio d’Europa.
Ad aprire i lavori è il cardinale vicario Angelo De Donatis che evidenzia le diverse iniziative pensate negli ultimi anni per la tutela minori, a dimostrazione del forte desiderio di proteggere prevenire e formare. Il porporato sottolinea che c’è da ascoltare, proteggere, curare e amare i minori abusati, che è Cristo ad averci affidato la tutela dei piccoli e che è questo lo stile che la Chiesa vuole portare avanti. “Non c’è ferita che Dio non possa curare – afferma – perché nulla è impossibile a Dio, lui è il consolatore dei piccoli, degli afflitti e dei dimenticati. Proteggere, ascoltare, amare sono i verbi che vogliamo custodire nel cuore”.
A ribadire le sue parole monsignor Baldassare Reina, vescovo incaricato del Servizio regionale per la tutela dei minori, che evidenzia la necessità di rafforzare l’idea di una cultura della prevenzione, l’attenzione ai più piccoli e l’amore per la verità. Occorre superare mentalità di chiusura, paure e reticenze, aggiunge, evidenziando che ciascuno deve fare la propria parte nella lotta agli abusi.
I numeri
A prendere la parola è poi don Fortunato Di Noto, presidente dell’Associazione Meter, che da anni si batte contro la pedofilia e la pedopornografia, lo sfruttamento e l’indifferenza. Suggerisce, anche da un punto di vista spirituale e pastorale, di rimettere al centro i piccoli, come faceva Gesù, di dedicare loro più attenzioni e cure, perché nel mondo su 2 miliardi e 300 milioni di minori, 1 miliardo e 300 milioni hanno subito violenze o negligenze fisiche, emotive o sessuali e allora bisogna prendere atto che c’è una forma deviata di percepire il bambino e di concepire la sessualità.
In Europa su 741 milioni di persone, 19 milioni di minori sono vittime di abusi sessuali, 44 milioni di abusi fisici, 55 milioni di abusi psicologici e il dipartimento di Pubblica Sicurezza dello Stato italiano ha reso noto che da gennaio 2020 a gennaio 2022 sono stati registrati 19.692 casi di abusi, con 7.675 vittime. Numeri preoccupanti, come quelli dei link dei siti pedopornografici e dei casi di pedomama, i 2632 abusi su neonati perpetrati da donne – madri – ai danni di un minore. “La pedofilia e pedopornografia sono una nuova forma di schiavitù” spiega don Di Noto, che segnala anche abusi sessuali con animali e quelli che si celano in giochi on line e social network. Nel 2021 Meter ha contato oltre 2mila gruppi. C’è anche il problema dell’isolamento e la depressione sociale di molti adolescenti che vanno considerati, e ancora l’inadeguatezza genitoriale, un fattore di vulnerabilità di bambini e adolescenti. Per don Di Noto, che racconta anche di vittime aiutate da Meter, di fronte a tutto ciò, occorre “fare alleanze, recuperare l’alleanza scritta nel cuore delle persone, l’alleanza con Dio e tra gli uomini”, fare prevenzione, promuovere una cultura di conoscenza, vigilanza e responsabilità, lavorare in rete dentro e fuori l’ambiente ecclesiale, instaurare contatti e connessioni con altre istituzioni, coinvolgere tutti, anche i minori, formare e continuare a formare, individuare fattori di rischio e fattori di protezione, provvedere al sostegno di chi ha commesso abusi, fare campagne di sensibilizzazione.
L’aiuto alle vittime di abusi
Per chi aiuta le vittime degli abusi offre consigli la dottoressa Vittoria Lugli, psicoterapeuta, referente diocesana del servizio per la tutela dei minori. La sfida è che la Chiesa diventi un luogo dove avvenga la guarigione delle vittime, precisa, specificando che queste vanno accolte senza critiche e che mai va giustificato il carnefice. Bisogna ascoltare pazientemente, non avere fretta, ascoltare con amore. Preti e laici devono essere il pronto soccorso di persone che hanno bisogno di essere ascoltate. L’obiettivo della prevenzione è potenziare le famiglie, chiarisce, perché trasmettano ai bambini la sicurezza di avere appoggio e aiuto.
È importante, poi, il legame che la vittima deve instaurare con il terapeuta ed occorre una psicologia della speranza. “L’interazione tra terapeuta e paziente può cambiare la biologia del cervello – prosegue la dottoressa Lugli -. Insegnare nuove abitudini emotive, è un processo di apprendimento”. Per un percorso di guarigione occorre sintonizzarsi con la vittima, farla sentire al sicuro, valutare il coinvolgimento dei tribunali, coinvolgere le vittime secondarie, come le famiglie e le comunità, e far sì che maturi il perdono.
L’impegno della Chiesa italiana
L’ultimo intervento è quello di monsignor Lorenzo Ghizzoni, presidente del Servizio nazionale per la tutela dei minori, che richiama l’attenzione sul primo report sugli abusi della Chiesa italiana presentato alla stampa giovedì scorso. La Conferenza episcopale ha anche pubblicato dei sussidi per educatori e famiglie, perché ci sia una più ampia informazione e formazione sul fenomeno degli abusi. Monsignor Ghizzoni evidenzia poi che è necessaria un’educazione sessuale per gli adolescenti, un’educazione all’affettività e informa che la Chiesa italiana, oggi, per la tutela dei minori ha 226 incaricati nelle diverse diocesi, assicura che si studieranno di più tutte quelle situazioni ecclesiali (sportive, ricreative, formative) che hanno favorito l’abuso e che si avvierà un dialogo con il Ministero per le pari opportunità e la famiglia per un’azione comune.
C’è poi la necessità di raccogliere tutti i dati elaborati da istituzioni e associazioni, perché possano essere approfonditi e studiati meglio. La Chiesa italiana ha poi aperto una collaborazione con la Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori, c’è la volontà di far conoscere la rete italiana per la lotta agli abusi perché venga replicata in altre parti del mondo. “Cercheremo vie e modi per la prevenzione – conclude monsignor Ghizzoni -. Ci interessa prevenire abusi e che le persone vulnerabili non siano colpite. La grande rivoluzione è essere dalla parte delle vittime”.