Chiesa Cattolica – Italiana

Abusi, i vescovi spagnoli: “Un solo caso è intollerabile, c’è desiderio di riparazione”

Conferenza stampa della Conferenza Episcopale per discutere del rapporto del Garante sugli abusi sessuali nella Chiesa ed esprimono loro dolore per i danni causati, ribadendo l’impegno per sradicare questa piaga nella Chiesa e nella società. Il segretario della Cee chiede al contempo che l’ombra del sospetto non si allarghi su tutti i sacerdoti: “La stragrande maggioranza lavora fedelmente al servizio del popolo di Dio”

Vatican News

Dolore, perdono e desiderio e riparazione. Sono i sentimenti espressi dai vescovi spagnoli che, questa mattina, hanno presentato ai giornalisti il ​​lavoro svolto durante l’Assemblea plenaria straordinaria che si è tenuta ieri, 30 ottobre, per analizzare il rapporto del difensore civico, Ángel Gabilondo, sugli abusi sessuali all’interno della Chiesa recentemente pubblicato. Si tratta della quarta Assemblea plenaria straordinaria tenuta dalla Conferenza episcopale spagnola, alla quale hanno partecipato complessivamente 88 vescovi, 31 vescovi in ​​persona e 57 in collegamento video. Il cardinale presidente, Juan José Omella, insieme al segretario generale, monsignor Francisco César García Magán, hanno riferito questa mattina i due punti chiave che hanno analizzato: lo studio e la valutazione del rapporto presentato dal Difensore civico, nonché lo studio della richiesta della Ditta Cremades & Calvo Sotelo di prorogare il termine di consegna del lavoro che sta svolgendo per conto della Conferenza Episcopale spagnola.

Lavorare insieme ad una riparazione globale 

I vescovi esprimono la tristezza per i danni causati dagli abusi sessuali commessi da alcuni membri della Chiesa e hanno ribadito la richiesta di perdono alle vittime. Ribadiscono poi il desiderio di lavorare insieme ad una riparazione globale e di approfondire percorsi per la protezione e il sostegno dei sopravvissuti e la prevenzione degli abusi. Tuttavia, la CEE si detta è sorpresa dalla estrapolazione fatta da alcuni dati ottenuti in uno studio allegato al rapporto. “Essi – si legge in un comunicato diffuso dalla Conferenza Episcopale spagnola – non corrispondono alla verità né rappresentano il gruppo di sacerdoti e religiosi che lavorano con lealtà e con dedizione della propria vita al servizio del Regno”. Diversi giornalisti nel corso della conferenza stampa hanno insistito sul numero delle vittime, ma il presidente dell’episcopato ha spiegato di non voler entrare nella questione delle cifre: “Sono vittime”, ha detto, questo è l’unico interesse. I vescovi assicurano che lavoreranno per garantire riparazione e sostegno: “C’è la volontà da parte di tutti”.

Una piaga anche sociale

La Conferenza Episcopale assicura di unirsi alla richiesta del Difensore civico che sollecita lo Stato ad attuare le raccomandazioni contenute nel rapporto alle diverse istituzioni, affinché si assumano le proprie responsabilità nel porre fine a questa piaga che colpisce l’intera società. Accanto alla responsabilità della Chiesa nella questione degli abusi, lo studio del Garante presenta infatti una visione generale del problema anche al di fuori della Chiesa: l’abuso sessuale sui minori è un problema sociale a cui tutte le istituzioni pubbliche e le aziende private hanno il dovere di rispondere, si legge. “Non tenere conto della portata del problema e della sua dimensione largamente extraecclesiale significa non affrontare le cause del problema e perpetuarlo nel tempo”, affermano i presuli. “Un solo caso di abuso è intollerabile” ribadiscono, esprimendo l’impegno per sradicare gli abusi sessuali sui minori nella Chiesa e nella società.

Ingiusto sospettare di tutti i preti e religiosi

Nel corso della conferenza stampa di questa mattina, il segretario della CEE, monsignor Francisco César García Magán, ha voluto sottolineare che “è ingiusto e falso estendere un’ombra di oscurità e di sospetto su tutti i sacerdoti e su tutte le persone consacrate”. “La stragrande maggioranza dei nostri sacerdoti e religiosi – ha detto – lavorano fedelmente e disinteressatamente, servendo il popolo di Dio, sia nelle parrocchie e nelle comunità, sia nelle zone di quella Spagna svuotata, rurale, fornendo un servizio spirituale e di accompagnamento, perché parliamo di solitudine e di popolazione anziana. Lì abbiamo tanti preti che lavorano con orari eroici”.

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