Nella capitale degli Emirati Arabi Uniti, il cardinale prefetto del Dicastero per il Dialogo Interreligioso ha partecipato al secondo Summit mondiale sulla tolleranza e la fratellanza umana, nell’ambito delle celebrazioni per il quinto anniversario del Documento firmato nella città sul Golfo arabico dal Papa e dal Grande Imam di Al-Azhar: lo scenario di oggi è negativo ma bisogna proseguire senza sosta in questo cammino
Felipe Herrera-Espaliat e Alessandro Di Bussolo – Abu Dhabi (Emirati Arabi Uniti)
Proseguono ad Abu Dhabi le attività per celebrare il quinto anniversario dello storico Documento sulla Fratellanza Umana, firmato il 4 febbraio 2019 da Papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar, Ahmed Al-Tayyeb. Questa mattina, 6 febbraio, il prefetto del Dicastero per il Dialogo interreligioso, il cardinale Miguel Angel Ayuso Guixot, è intervenuto, nella capitale degli Emirati Arabi Uniti all’apertura del secondo Summit mondiale sulla tolleranza e la fratellanza umana, sul tema “Connessi nella nostra comune umanità”, promosso dal Ministero della Tolleranza e della Coesistenza degli Emirati e dal Consiglio musulmano degli anziani. Ayuso ha condivisto il tavolo dei relatori con lo sceicco Nahayan Mabarak Al Nahyan, ministro della Tolleranza e della Coesistenza, il professor Mohamed Al Mahrasawy, copresidente dell’Alto Comitato per la Fratellanza Umana, Irina Bokova, ex direttore generale dell’Unesco e membro dell’Alto Comitato e Ouided Bouchamaoui, imprenditrice tunisina e Premio Nobel per la Pace 2015. Presenti al Summit leader religiosi, diplomatici, intellettuali, manager e rappresentanti dei giovani.
Il ruolo delle religioni nella promozione della pace
Durante l’evento, tenutosi presso l’Adnoc Energy Centre, i relatori hanno cercato di rispondere alla domanda su come mantenere la pace creando spazi sicuri per il dialogo interreligioso. Seguendo il magistero di Papa Francesco e la millenaria esperienza della Chiesa cattolica in questo senso, il cardinale Ayuso ha pronunciato un discorso sul ruolo delle religioni nel promuovere e costruire la pace. Ed ha riconosciuto subito l’attuale complesso scenario globale, segnato da tensioni permanenti, violenza e guerre emergenti.
Il compito fondamentale per i credenti delle diverse fedi
Il porporato ha proposto di affrontare le sfide di oggi incoraggiando “le comunità e gli individui di tutto il mondo a cercare solo il bene comune e la dignità di ogni persona umana e a lavorare affinché, nell’unità e nella solidarietà, il balsamo della fraternità guarisca le ferite dell’umanità”. In questa prospettiva, ha sottolineato il valore delle relazioni strette e della comunicazione tra le diverse fedi: “I credenti di diverse tradizioni religiose, camminando insieme sulla via del dialogo interreligioso, possono veramente offrire il loro contributo alla fratellanza universale nelle società in cui vivono”.
I leader religiosi promuovano la riconciliazione
Riferendosi agli eventi di violenza e ai conflitti armati spesso giustificati da motivi religiosi, il prefetto ha sottolineato il ruolo che devono svolgere i leader religiosi. “Essi – ha spiegato – hanno un ruolo importante da svolgere, in ogni luogo, nel promuovere la tolleranza e la riconciliazione, rifiutando l’uso improprio della religione come giustificazione per la violenza. La diversità delle molte religioni, lingue, culture ed etnie del nostro mondo non è un pretesto per i conflitti, ma un tesoro che ci arricchisce tutti”.
La tolleranza non basta, serve amicizia e saper vivere nella diversità
Riprendendo i valori promossi dal Documento sulla Fratellanza Umana, il cardinale Ayuso ha insistito sul fatto che la tolleranza tra le religioni da sola non è sufficiente a promuovere la coesistenza pacifica, ma che la conoscenza reciproca e l’amicizia sono necessarie per promuovere società pacifiche e inclusive. Per questo ha affermato chiaramente che “la coesistenza non è tolleranza, ma capacità di vivere nella diversità”. Ricordando il magistero di Papa Francesco, il porporato ha spiegato che una vera collaborazione tra credenti deve seguire un itinerario segnato da tre punti di riferimento essenziali: il ruolo della religione nelle nostre società, il criterio della religiosità autentica e il modo concreto di camminare come fratelli e sorelle per costruire la pace.
Dialogo interreligioso, pace e fratellanza umana
Sulla base della propria esperienza, il cardinale Ayuso ha assicurato che “il rapporto tra dialogo interreligioso, fratellanza umana e prospettiva di pace è praticamente ineludibile ed è diventato così stretto che non possiamo nemmeno immaginare queste realtà separatamente”. Proprio per questo, ha affermato che tutte le religioni devono agire “come costruttori di pace ovunque operino; quella pace di cui c’è bisogno oggi più che in passato”, e ha rinnovato la disponibilità della Chiesa cattolica affinché, insieme alle altre religioni, tutte agiscano “per prevenire, ed eliminare, tutto ciò che può portare a divisioni e conflitti”.
Continuare senza sosta
Il prefetto vaticano si è detto pienamente consapevole delle difficoltà dell’attuale scenario di conflitti che hanno portato Papa Francesco ad affermare ripetutamente che stiamo vivendo una Terza Guerra Mondiale “a pezzi”. Tuttavia, ha anche insistito sul fatto che le condizioni contemporanee sfidano anche il dialogo interreligioso e ha quindi incoraggiato i presenti a perseverare nel cammino, affermando che “siamo chiamati a seguire questo percorso senza sosta, nello sforzo di aiutarci a superare tensioni e incomprensioni, luoghi comuni e stereotipi che generano paura e opposizione. In questo modo, favoriremo la crescita di uno spirito di cooperazione fruttuoso e rispettoso”. Concludendo, il cardinale Ayuso è tornato sul tema che ha ispirato questo incontro di esperti, sostenendo che “il sogno della fratellanza coinvolge tutta l’umanità, ma è affidato in modo speciale ai credenti delle diverse religioni, che sono invitati a mettersi dalla parte dei poveri e a farsi voce degli ultimi”.