Dal Global Faith Summit che si svolge il 6 e 7 novembre ad Abu Dhabi, il segretario generale del Consiglio musulmano degli anziani mette in risalto il ruolo dei leader religiosi in questo ambito cruciale del nostro tempo: “La straordinaria presenza di Francesco a Dubai per COP28 dimostra la convinzione dell’urgenza della crisi e la necessità di risultati tangibili”
Christopher Wells – Abu Dhabi
Per poter portare avanti l’obiettivo di “un’azione globale per il clima”, da una parte è necessario evidenziare “l’impatto dannoso del cambiamento climatico”, dall’altra sottolineare “il ruolo che i leader religiosi possono avere nel mobilitare le propri comunità”. È questa la convinzione del giudice Mohamed Abdelsalam, segretario generale del Consiglio musulmano degli anziani, intervistato da Radio Vaticana – Vatican News, in apertura del Global Faith Summit, ospitato dallo stesso Consiglio in questi giorni, il 6 e 7 novembre, in previsione della COP28 a Dubai, dal 30 al 12 dicembre prossimi.
Il contributo delle religioni all’azione per il clima
Il Global Faith Leaders Summit sull’azione per il clima riunisce importanti figure religiose provenienti da tutto il mondo, spiega ancora Abdelsalam, “per mostrare al mondo la visione e il contributo delle diverse fedi e dei leader religiosi nell’affrontare il cambiamento climatico”. Aver preso atto del fatto che la crisi del cambiamento climatico è una “delle più pericolose del nostro tempo moderno”, ha dato lo slancio necessario all’iniziativa di riunire i leader religiosi assieme ai non credenti e ai rappresentanti delle comunità che maggiormente subiscono l’impatto del cambiamento climatico. Un momento importante “per riunirsi a riflettere e discutere e per inviare un unico grido contro la crisi del cambiamento climatico e per affrontare questa minaccia globale per l’umanità”.
Il ruolo dei leader religiosi
“I leader religiosi di tutto il mondo rivestono un ruolo molto importante nel guidare l’azione per il clima a livello mondiale”, aggiunge il giudice, che indica come, proprio perché il cambiamento climatico è ormai divenuto una minaccia globale, si renda necessaria “un’azione collettiva, una posizione univoca e la solidarietà di tutte le comunità, soprattutto dei leader religiosi”, che sono chiamati quindi ad assumere un ruolo positivo per il clima e a concentrarsi sulla necessità di porre la questione “umanità” tra le priorità, perché, è convinzione di Abdelsalam, “quando si dà priorità all’interesse nei confronti delle comunità umane di tutto il mondo, si possono raggiungere obiettivi migliori nella lotta contro i cambiamenti climatici”. Tutte le religioni, osserva ancora Il segretario generale dell’Alto Comitato per la Fratellanza Umana “hanno chiesto di prendersi cura dell’ambiente e della terra”, perché tutte condividono “il concetto di gestione e di dimostrazione di cura per la nostra casa comune”. La responsabilità e il dovere etico e religioso dei leader religiosi prevedono la capacità di “guidare le comunità, di prendere l’iniziativa, di mostrare loro l’esempio di unità contro questa minaccia globale e poi di lasciare un’eredità valida per le generazioni future”.
Il Papa e il Grande Imam Al-Tayyeb
Il giudice Abdelsalam indica poi sia Papa Francesco che il Grande Imam di Al-Azhar, Ahmed Al-Tayyeb, quali leader religiosi che rivestono “un esempio ispiratore e un modello di riferimento per molti leader religiosi in tutto il mondo” e non solo attraverso il dialogo interreligioso, ma anche costruendo “un vero partenariato tra le loro comunità di fede”. Entrambi hanno ispirato leader e figure religiose in tutto il mondo, spinti così a unirsi a questo viaggio di amicizia, di costruzione e di comune lavoro, l’uno accanto all’altro, “per affrontare le sfide che si pongono a tutta l’umanità”. Al pari del Documento sulla Fraternità Umana e di altre iniziative, anche il Global Faith Summit sull’azione per il clima è un risultato della loro “azione congiunta”. Entrambi hanno sostenuto questa iniziativa, prosegue Abdelsalam, “perché possa essere una piattaforma internazionale per riunire tutti i leader delle religioni mondiali e tradizionali, affinché si possa riflettere insieme, per condividere le proprie visioni e per inviare un messaggio globale ai leader politici che si riuniranno alla COP28″. “Questo percorso tra il Papa e il Grande Imam ha dato un esempio a livello globale” che però, prosegue il giudice, non sarebbe stato riportato adeguatamente dalla comunità scientifica, “questo fenomeno – ritiene – dovrebbe essere studiato e dovrebbe essere replicato perché aiuta a salvare tutta l’umanità.”
Il Papa alla COP28, un evento eccezionale
Abdelsalam ritiene poi “eccezionale, straordinaria e senza precedenti nella storia della COP”, la partecipazione a Dubai di Francesco, evento che giunge “come culmine della lotta che il Papa ha iniziato contro il cambiamento climatico”. Si tratta inoltre, prosegue, di un indizio del sostegno del Papa ai risultati della COP28 e della sua stessa speranza “che questa edizione della COP sia diversa dalle precedenti conferenze sul cambiamento climatico e sull’azione per il clima”. La presenza personale di Papa Francesco alla COP 28, conclude il giudice Abdelsalam, dimostra “la sua convinzione dell’urgenza di questa crisi” e la necessità di “risultati tangibili che ci auguriamo la COP 28 possa produrre”.