Il religioso presidente dell’organismo ecclesiale parla della presenza del segretario di Stato nel Paese mediorientale, tra incontri con autorità, Chiesa locale, patriarchi e clero e con una popolazione afflitta da un grave crisi economica e politica: “E’ la dimostrazione che la Santa Sede sta spendendo molte energie per cercare di aiutarci a risolvere i nostri problemi”
Federico Piana – Città del Vaticano
Non è vero che in Libano non esistano più speranze. Certo, il Paese del Medio Oriente che si affaccia sul Mediterraneo è fiaccato da una grave crisi economica che sembra non trovare vie d’uscita, è alle prese con una situazione sociale nella quale a dominare è il grande vuoto della politica che, da più di un anno e mezzo, non riesce a eleggere un presidente che possa imprimere alle istituzioni quella stabilità della quale hanno urgente bisogno.
Non tutto è perduto
Eppure, la visita nella nazione del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin è considerata il segno tangibile che qualcosa può cambiare, un segno di speranza. “La sua presenza qui, i suoi incontri con le autorità, la Chiesa locale, i Patriarchi ed i religiosi, dimostrano che la Santa Sede sta spendendo molte energie per cercare di aiutare a risolvere i nostri problemi”, afferma ai media vaticani padre Michel Abboud, presidente di Caritas Libano. Che aggiunge un particolare, utile per comprendere quali siano le aspettative di tutto il popolo nei confronti delle azioni della Chiesa: “Tutti sappiamo bene che la Santa Sede non ci abbandonerà mai. Questo ci dà una sicurezza incredibile”.
Crisi dell’angoscia
Oltre alla povertà che sta sconvolgendo la vita del 70% della popolazione, il Libano è affetto anche da un malessere che padre Abboud definisce “la crisi dell’angoscia”. “Angoscia e terrore, perché – spiega – non si sa quando inizierà la guerra tra Israele e l’organizzazione militare di Hezbollah. La gente ha paura che il conflitto possa scoppiare da un momento all’altro: chi ha un progetto di vita che vorrebbe portare avanti lo congela, perché il futuro fa davvero timore”.
Chiesa, voce di pace
La Chiesa locale non si è mai stancata di lavorare per la pace, ribadisce il presidente della Caritas, citando tutte le opere sociali messe in campo per lenire le ferite di tutta la gente, non solo dei cristiani: “Scuole, ospedali, associazioni umanitarie e caritatevoli che stanno lavorando da tantissimi anni per il bene del popolo, malgrado tutte le crisi che ci sono piovute addosso. Ma mi domando: chi ascolta la voce della pace? Chi ascolta la voce di Dio tramite la Chiesa?”.
Aspettative concrete
Dalla visita del cardinale Parolin, padre Abboud si aspetta soprattutto due cose: che sia di stimolo affinché possa essere superato quel vuoto politico che paralizza il Paese e poi che sia di sprone per la comunità internazionale la quale non dovrebbe dimenticarsi dei dolori libanesi: “Purtroppo, da quando è iniziata la guerra in Ucraina, molte donazioni non ci sono più arrivate. E per i nostri poveri quegli aiuti sono essenziali”.