A Treviso la prima Comunità energetica rinnovabile diocesana d’Italia

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Parrocchie, privati e aziende collaboreranno per mettere in comune le risorse necessarie per sostenere chi non può permettersi il costo dell’energia, riducendo gli sprechi. Un provvedimento in linea con quanto chiesto dalla Cei durante la settimana sociale dei cattolici

Alvise Sperandio – Treviso

Nasce a Treviso la prima Comunità energetica rinnovabile (Cer) diocesana di tutta Italia. È stata, infatti, costituita, la “Fondazione Diocesi Treviso Energy Ets” che per la prima volta in assoluto coprirà l’intero territorio diocesano, coinvolgendo parrocchie, singole privati, aziende, Comuni ed enti, con un partner tecnologico che metterà a disposizione la strumentazione necessaria. “L’obbiettivo – viene spiegato dalla diocesi – è creare una rete capace di offrire l’energia alle persone più bisognose che magari sono in difficoltà nel pagare le bollette, di fronte ai rincari del costo della vita. Le parrocchie, grazie ai Centri di ascolto, indicheranno le famiglie che così potranno essere concretamente aiutate”.

L’istituzione della fondazione

Lo scorso 22 dicembre è stata formalmente costituita in vescovado la Fondazione di partecipazione, che è dunque aperta al coinvolgimento di chiunque voglia entrarvi, con le firme di tutti i soggetti coinvolti davanti al notaio: soci fondatori della Cer sono l’Ente Diocesi di Treviso, l’Opera San Pio X e la Casa del Clero. Erano presenti il vescovo di Treviso monsignor Michele Tomasi, il vicario generale monsignor Mauro Motterlini, in qualità di presidente dell’Opera San Pio X e della Casa del Clero, l’economo diocesano Sergio Criveller, il notaio Paolo Talice e i tre consulenti che hanno collaborato alla stesura dello statuto: l’avvocato Giovanni Manildo della Regalgrid Europe, il dottor Fabio Pavan dello Studio Brunello e l’avvocato Monica Cammalleri dello Studio Bianconi, Pin e Talice.

Come funziona la Cer

La Cer, secondo quanto previsto dalla legge, nasce con l’obbiettivo di produrre, consumare e scambiare energia da fonti rinnovabili, in particolare dal fotovoltaico attraverso appositi pannelli, su scala locale. Oltre a sfruttare l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione, garantisce una riduzione dello spreco energetico promuovendo la condivisione dell’energia a prezzo concorrenziale, all’insegna della sostenibilità e della circolarità, evitando il ricorso all’utilizzo dei combustibili fossili (che nelle intenzioni della Comunità europea dovrebbero essere definitivamente superati entro il 20250). I benefici economici sono: la riduzione della bolletta, propria o condominiale, grazie all’autoconsumo di parte dell’energia prodotta dall’impianto, accumulata con un apposito sistema e re-immessa in rete, tramite la connessione delle utenze: infatti, nel delta dell’energia prodotta e non istantaneamente utilizzata, ma condivisa, lo Stato riconosce un premio.

Treviso apripista nazionale

Nella diocesi di Treviso, 265 parrocchie per poco meno di 1 milione di abitanti, sono previste 23 “Cabine primarie”, come vengono chiamati i sottogruppi che coinvolgono 2-3 comuni, per circa 50 mila residenti, e una decina di parrocchie. In via sperimentale un paio di parrocchie ha aderito al progetto e sta provvedendo all’installazione del fotovoltaico. “Abbiamo studiato una struttura giuridica, la Fondazione di partecipazione, che sia rispettosa del “modello diocesi”, come chiesto dal vescovo – spiega Sergio Criveller, neopresidente della Fondazione ed economo diocesano –. Quindi una grande Comunità energetica e 23 sottogruppi, quante sono le Cabine primarie in Diocesi, anziché costituire 23 soggetti giuridici autonomi. Ricordo che la Diocesi di Treviso insiste su una grande parte della Provincia di Treviso, ma anche su parti di quelle di Padova, di Venezia e anche due parrocchie in provincia di Vicenza. Ogni sottogruppo avrà quindi più parrocchie. L’idea di fondo è quella di una grande “comunità di comunità”.

I prossimi passi

Definita la cornice giuridica, il proposito della diocesi è arrivare ad aiutare nel concreto chi ha più bisogno. “Dobbiamo mettere a fuoco ancora un regolamento condiviso che determini le regole all’interno della grande Comunità, ma soprattutto del sottogruppo. Ci sarà chi produce e consuma, e chi consuma e basta – sottolinea Criveller –. La novità assoluta del modello “Comunità energetica” è che si ha il massimo di beneficio quando c’è consumo istantaneo: produco 100 e consumo 100. Quindi, oltre a fare produzione, c’è la necessità di trovare chi consuma. Quindi, il massimo senso della Comunità energetica è che ci sarà anche chi ne farà parte solo per consumare. Ma il suo consumo genera risorse per sostenere chi è nella difficoltà a pagare le bollette. Questo è uno degli aspetti più belli della Comunità energetica, quello solidale. Non si fa Comunità energetica per fare business – aggiunge Criveller – ma per condividere e sostenere, salvaguardando l’ambiente, e contribuendo, anche grazie al consumo, ad aiutare le situazioni di fragilità, così che ad averne un beneficio sarà tutta la comunità”.

Nel solco della Settimana sociale dei cattolici

Un aspetto, questo, a cui tiene in modo particolare il vescovo Tomasi, che sta accompagnando con grande interesse e partecipazione la nascita di questo progetto e che ha ribadito, in occasione della costituzione della Fondazione, l’aspetto solidale della Comunità energetica e il valore della sua sostenibilità, oltre alla possibilità di un coinvolgimento graduale di tanti soggetti diversi. E’ dalla Settimana sociale dei cattolici italiani del 2021, a Taranto, che la Chiesa italiana sta spingendo in modo deciso per una scelta di sviluppo e di transizione energetica sostenibile, da fonti rinnovabili, a partire dalle parrocchie. Nelle conclusioni l’arcivescovo di Taranto, monsignor Filippo Santoro, disse: “Vogliamo che tutte le comunità dei fedeli in tutte le parrocchie italiane avviino un progetto e diventino comunità energetiche”. Conclude Criveller: “Nell’ottica di una transizione giusta e socialmente sostenibile la “Diocesi Treviso Energy Ets” può diventare uno strumento di creazione di reddito a sostegno di famiglie, parrocchie e comunità locali”.