A San Francesco a Ripa una casa aperta a tutti, per un noi sempre più grande

Vatican News

Giada Aquilino – Città del Vaticano

Una casa aperta a chi non ce l’ha più. Questo lo scenario di San Francesco a Ripa, nel cuore di Trastevere a Roma, che ospita nel pomeriggio di domenica 26 settembre l’incontro “Una casa per tutti”, nell’ambito della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato e nel pieno del Tempo del Creato 2021. L’evento è organizzato dall’Ufficio generale per la giustizia, la pace e l’integrità del creato dell’Ordine dei frati minori, la Rete francescana per i migranti e il Movimento Laudato si’. A dialogare, a partire dalle 15, anche in diretta streaming sui canali social dei promotori, saranno il cardinale Michael Czerny, sotto segretario della Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, fra Massimo Fusarelli, ministro generale dell’Ordine dei frati minori, e Tomás Insua, co-fondatore e direttore esecutivo del Movimento Laudato si’, con un contributo di don Joshtrom Isaac Kureethadam, coordinatore del settore Ecologia e Creato del medesimo dicastero vaticano.

Il Progetto Ripa

Alla luce degli Orientamenti Pastorali sugli Sfollati Climatici, presentati la scorsa primavera in Sala Stampa della Santa Sede, il dialogo punta a mettere in luce il rapporto tra crisi climatica e migrazione, anche attraverso la testimonianza dei migranti accolti nella comunità di San Francesco a Ripa. Nel convento, infatti, dal 2011 è attivo il Progetto Ripa, che dà ospitalità a persone in situazioni di disagio, italiane e straniere. “Lì dove, secondo la tradizione, per interessamento della nobildonna Jacopa de’ Settesoli, san Francesco fu ospitato quando veniva a Roma, sulla ripa grande, la riva del Tevere dove prima c’era il Porto Fluviale, abbiamo dato vita a questo progetto per ospitare persone che si trovano nel bisogno”, spiega a Vatican News fra Alessandro Partini, guardiano della comunità dei frati minori a San Francesco a Ripa e parroco dell’omonima chiesa. Ripa, oltre che per il luogo, “indica anche un acrostico: rinascere insieme per amore, che poi – aggiunge il francescano – è il senso del progetto, cioè offrire a chi si trova la vita sbarrata davanti, per varie situazioni, quella che noi chiamiamo una possibilità di rinascita, di ricominciare”. Ad essere accolta attualmente è una quindicina di giovani a rischio di marginalità, principalmente dai 18 ai 35 anni, ma non solo, “gente che ha perso tutto per problemi di lavoro o di altro genere, anche per esempio a causa del Covid, c’è chi è dovuto scappare dal proprio Paese, chi ha alle spalle un passato turbolento dal punto di vista familiare e sociale. Ci sono un paio di persone che vengono dall’Afghanistan, arrivate in Italia già prima dell’ultima crisi, alcune dalla Tunisia, dal Gambia o da altri Paesi dell’Africa, dall’Albania, c’è anche qualche italiano”.

Ricostruirsi come persone

Si punta a una rinascita personale attraverso un inserimento che passa per l’orientamento al lavoro, una formazione professionale, un’assistenza sanitaria, una consulenza legale. “Cerchiamo di accogliere – spiega padre Partini – la persona con le sue necessità e quindi spesso sono proprio necessità umane: ritrovare la capacità di vivere insieme, avere delle regole di vita, si cerca di dare un contesto in cui la persona può ricostruirsi dentro. E poi si fornisce un aiuto per esempio per imparare la lingua, per prendere la patente, per finire gli studi, per inserirsi in contesti lavorativi all’inizio piccoli, poi sempre più stabili”.

Quest’anno nella Giornata mondiale del migrante e del rifugiato si dialoga su “Una casa per tutti”, che è poi il tema del Tempo del Creato in corso fino al 4 ottobre, il cui simbolo è la Tenda di Abramo. “Noi – riflette fra Alessandro – siamo francescani, il Tempo del Creato è nel nostro DNA, secondo quello che ci ha lasciato san Francesco, quindi una fraternità universale con tutto il creato che diventa possibile quando ci riconosciamo fratelli gli uni degli altri”, come succede con gli ospiti della comunità, che si chiamino Mario o Akil, Akim, Mike, Abdou.

Sfollati climatici

Nei loro racconti ricorrono immagini di violenze, guerre, disagi ma anche di quella crisi climatica che “è sotto gli occhi di tutti”, afferma il francescano, e che sta già guidando e intensificando i movimenti di persone, pure in un momento di emergenza come quello del Covid. Proprio gli Orientamenti Pastorali sugli Sfollati Climatici hanno messo in luce come nel corso del 2019, si siano trovate sfollate più di 33 milioni di persone, per un totale di quasi 51 milioni di sfollati: di questi, 8,5 milioni di persone sono state costrette a lasciare la propria terra a causa di conflitti e violenze e 24,9 milioni per disastri naturali. Nella prima metà del 2020, sono stati registrati quasi 15 milioni di nuovi spostamenti, di cui circa 10 milioni a causa di disastri ambientali. Nel corso dell’evento a Trastevere si parlerà anche della petizione “Pianeta Sano, Persone sane”, che chiede un’azione coraggiosa globale per proteggere il creato.

Quel “noi” sempre più grande

Il Pontefice ha voluto dedicare il tema del Messaggio per la Giornata del migrante e del rifugiato a quel “noi” sempre più grande, indicando un “chiaro orizzonte” per il nostro comune cammino in questo mondo, senza dimenticare quella “maturazione”, quello “sviluppo umano”, quella “realizzazione personale” a cui Francesco fa cenno anche nella Laudato si’. “Come dice il Papa – evidenzia padre Partini – bisogna ascoltare la voce dello Spirito Santo, che guida: mi sembra che ci stia guidando verso un noi, tra tutti, a cominciare dai più vicini, perché siamo davanti a sfide così grandi che individualmente non possiamo affrontarle: si affrontano soltanto se ciascuno si mette insieme agli altri. E, ricordando san Francesco, solo facendosi piccoli, gli uni davanti agli altri, si riesce ad avere un noi che è solidale verso chi è più nel bisogno”.

La preghiera

Per questo si pregherà a San Francesco a Ripa: si ricorderanno i migranti che hanno perso la vita in mare, “alla ricerca di un futuro di speranza”, invocando la benedizione del Signore affinché – recita il testo della preghiera – “accompagni tutti in mezzo ai flutti dell’esistenza terrena verso il porto” del Suo Regno; si penserà alla consolazione delle loro famiglie, “che non avranno mai la certezza di ciò che è successo ai loro cari”; si invocherà lo Spirito Santo perché “il Mare Nostrum sia ponte tra le sponde della terra, oceano di pace, arco di fratellanza di popoli e culture”.

L’intervista a fra Alessandro Partini