Chiesa Cattolica – Italiana

A Pescasseroli torna il Premio “Benedetto Croce”, nel ricordo di Luca Serianni

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

Il borgo d’Abruzzo di Pescasseroli, in provincia de L”Aquila, nel cuore del Parco Nazionale, torna per la sedicesima volta, dal 2006, piccola capitale della lettura in questi giorni di fine luglio. La fa con l’edizione 2022 del Premio nazionale di cultura “Benedetto Croce”, speciale perché cade a 70 anni dalla morte del filosofo liberale, critico letterario e uomo politico, nato proprio nel 1866 a Pescasseroli e morto il 20 novembre del 1952 a Napoli. Speciale anche perché sono passati 100 anni dalla legge sul Paesaggio promossa da Croce ministro della Pubblica Istruzione, che ha aperto le porte alla nascita di un altro “centenario”, il Parco Nazionale d’Abruzzo. Speciale infine per il ricordo del filologo e linguista Luca Serianni, scomparso tragicamente il 21 luglio ad Ostia, dal 2016 infaticabile membro della Giuria del Premio, presieduta dalla scrittrice Dacia Maraini. 

I premiati scelti dalla lettura di duemila giurati popolari

Un premio che è comunque speciale perché nasce dalla lettura delle opere selezionate dalla Giuria di esperti, sulle 63 presentate quest’anno dalle case editrici, gestita da quarantadue giurie popolari. Giurie che coinvolgono istituti di istruzione superiore dell’Abruzzo ma non solo, tre università della terza età, associazioni culturali e anche due carceri. Una lettura collettiva di grande valore, rilanciata e valorizzata anche in questi anni di pandemia e lock-down. Dal premio è nato nel 2020 anche il Parco letterario “Benedetto Croce”, per valorizzare i luoghi d’Abruzzo legati al filosofo. A spiegarci il significato e il valore del Premio Croce, istituito nel 2005 dal Comune di Pescasseroli, col patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e il contributo di Regione Abruzzo, l’organizzatore Pasquale D’Alberto.

Ascolta l’intervista all’organizzatore Pasquale D’Alberto

Quello che colpisce subito del Premio culturale Benedetto Croce è la sua anima veramente popolare, con il giudizio sui libri da premiare affidato a 42 giurie popolari locali con oltre 2000 giurati. Come è nata questa idea?  

Alla sua nascita, nel 2006, il Premio era diverso da quello che oggi. Inizialmente la giuria, che si riuniva all’inizio dell’anno, individuava delle opere meritevoli di essere premiate, e alla fine decideva i vincitori. Però abbiamo pensato che andando avanti così il premio sarebbe stato una cosa riservata ai soli specialisti e non invece una cosa che coinvolgeva innanzitutto il territorio nel quale è inserito, l’Alto Sangro, Pescasseroli e l’area del Parco Nazionale d’Abruzzo e poi tutta la regione. Allora pensammo di fare le giurie popolari, che all’inizio erano cinque, ma oggi siamo arrivati a 42. Coinvolgiamo tutto il territorio abruzzese senza eccezioni, tutte le principali città, ma anche piccoli paesi della montagna, penso a Casoli, che si trova in una delle zone più a forte spopolamento della Regione, pensiamo anche ad Atri è una media città molto bella, una città d’arte, oltre chiaramente a tutti i capoluoghi di provincia. Il premio Benedetto Croce da una parte coinvolge il territorio e dall’altra riesce a essere un premio che serve a qualcosa, a diffondere la passione della lettura proprio attraverso le giurie popolari. I ragazzi hanno questa opportunità: primo conoscere chi è Benedetto Croce, uno dei personaggi della cultura italiana più importanti ma non ancora tale da essere ben conosciuto. C’è voluto tanto tempo per costruire un rapporto con le scuole e, attraverso le scuole, far conoscere Benedetto Croce alle nuove generazioni. In secondo luogo facciamo in modo che i ragazzi abbiano la possibilità di leggere, che è stato fondamentale, soprattutto in questi ultimi anni di pandemia. Molti genitori ci hanno ringraziato per aver dato ai ragazzi la possibilità di leggere dei libri. Infine facciamo in modo che i ragazzi abbiano la possibilità di prepararsi all’università. Noi gli proponiamo di leggere libri, esprimere un giudizio, e questo è un modo per prepararli anche allo studio universitario. Le giurie popolari non sono solo abruzzesi, ma anche di Carpi, Siena, Macerata, Rionero in Vulture e Candela in provincia di Foggia. Dall’anno prossimo anche in realtà diverse nel Centro Italia, in modo che il Premio metta radici su tutto il territorio nazionale. I giurati popolari non sono solo ragazzi, però, abbiamo due carceri, tre università della terza età, per diffondere un modo di concepire la cultura che sia coinvolgente e nello stesso tempo vada in profondità, cercando di capire gli insegnamenti che Benedetto Croce ci ha proposto e lasciato.

Luca Serianni (il primo da sinistra) con i premiati dell edizione 2018 del Premio Benedetto Croce. Al centro, la presidente della Giuria Dacia Maraini

Quali sono le particolarità di questa sedicesima edizione? Purtroppo un appuntamento importante, dedicato ai 70 anni dalla morte di Benedetto Croce, che cadono in novembre, è saltato per la scomparsa di Luca Serianni…

L’idea di creare il Premio di cultura Benedetto Croce nacque il 22 di novembre del 2002, cioè a 50 anni dalla morte del filosofo, dopo un’iniziativa per quell’anniversario a Pescasseroli e a Montenerodomo, i due paesi d’Abruzzo a cui è legata la famiglia Croce, sia quella paterna che quella materna. Le due tappe furono così apprezzate che pensammo di organizzare qualcosa che avesse un respiro annuale: così nacque l’idea del Premio, che fu istituito nel 2005 dal comune di Pescasseroli. Quest’anno, a vent’anni di distanza, volevamo tenere questo convegno “Benedetto Croce in cammino: lavori in corso” per dimostrare che il suo pensiero è ancora valido. Soprattutto quest’anno in cui c’è non solo il 70.mo l’anniversario della morte, ma anche il centenario della Legge sul paesaggio, che è stata una delle realizzazioni più importanti di Croce come ministro della Pubblica Istruzione negli anni ‘20 del ventesimo secolo e nello stesso tempo ci avviciniamo al centenario del Parco Nazionale d’Abruzzo, che da quella legge trae origine. Infatti il cugino Erminio Sipari, pensò di istituire il Parco Nazionale d’Abruzzo sulla scia proprio della Legge sul paesaggio di Croce. Questo convegno è stato sospeso, perché l’ispiratore fondamentale per conto della Giulia, era il professor Luca Serianni, il filologo e linguista romano che purtroppo è venuta a mancare tragicamente proprio la scorsa settimana. Noi nel pomeriggio del 29 luglio terremo, al cinema “Ettore Scola” di Pescasseroli, una manifestazione in ricordo di Luca Serianni, che è stato un grande personaggio della giuria del Premio con la partecipazione di personalità di livello nazionale. Oltre alla presidente della Giuria Dacia Maraini e le giurate Emma Giammattei e Marta Herling, che fanno parte della squadra del Premio, ci sarà il direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana, il presidente del Centro per il Libro e la Lettura Sinibaldi e il professor Francesco Sabatini per sottolineare l’importanza nella cultura italiana della figura di Luca Serianni. Noi negli anni prossimi al professor Serianni vorremmo dedicare qualcosa di stabile, di permanente, anno dopo anno. Decideremo insieme alle nostre giurie popolari e a tutto il comitato organizzatore del Premio.

Incontro delle giurie popolari del Premio a Lanciano nel 2019

Come presidente e “anima” del Premio Croce, cosa ricorda di Luca Serianni e della sua partecipazione alla giuria, iniziata nel 2016?

Innanzitutto il prestigio, perché se noi siamo diventati un premio di rilievo nazionale, lo si deve anche a personalità come Luca Serianni che ci ha proiettato a livello nazionale con il suo insegnamento e la sua grande personalità culturale. In secondo luogo la modestia: noi iniziamo a lavorare sulla nuova edizione del Premio in autunno, quando le case editrici ci propongono i testi e i membri della giuria devono leggerli e poi scegliere quelle che loro ritengono più all’altezza di essere premiati e giudicai poi dalle giurie popolari. Luca Serianni leggeva tutti i libri che gli proponevamo e alla fine il suo giudizio era sempre ponderato, attento da uomo di cultura di grande personalità e di grande maturità. E poi per il fatto che qualsiasi cosa gli proponevamo, sia di fare le domande ai vincitori il giorno della premiazione, sia di partecipare ai momenti in cui si andava nelle scuole a illustrare il contenuto dei libri finalisti (lo abbiamo fatto fino al 2019, poi con la pandemia lo abbiamo dovuto fare da remoto) il professor Serianni non si è mai sottratto a questo compito. Ecco perché era molto amato dai nostri giurati, ma nello stesso tempo era amato anche dai docenti, perché la gran parte dei docenti che noi abbiamo nelle nostre giurie popolari nelle scuole, sono stati suoi alunni all’Università di Roma La Sapienza. E molti di questi mi saranno presenti alla manifestazione, e tra gli interventi ci sarà anche il ricordo di Luca Serianni di una preside di Castel di Sangro che è stata sua allieva. E ricorda quanto è stata importante per lei aver avuto Luca Serianni come maestro.

Pasquale D’Alberto (al centro) alla presentazione del programma dell’edizione 2022 del Premio Benedetto Croce

Ci faccia una breve presentazione dei libri premiati…

Per la saggistica premieremo Emanuele Fiano con “Il profumo di mio padre”, dedicato all’Olocausto degli ebrei, un tema col quale la nostra coscienza civile deve sempre fare i conti. E con lui Raffaella Scarpa, con un libro dedicato al femminicidio, “Lo stile dell’abuso”: ogni giorno purtroppo ci troviamo di fronte a situazioni in cui le donne subiscono violenza o perdono la vita, colpite proprio da persone che dovrebbero donar loro amore, anziché fare violenza. Per la narrativa il premiato è Fabio Stassi, con un testo di grande fantasia “Mastro Geppetto” che fa riferimento a Pinocchio ed ha per protagonista un personaggio che vive in un paese dove è considerato una figura debole, un vaso di coccio tra vasi di ferro.  Ma ciò nonostante dimostra la sua grande umanità e la sua grande comprensione di quanto avviene di fronte tutti coloro che lo incontrano e magari lo prendono anche in giro. Infine per la letteratura giornalistica Giovanni Rinaldi, con “C’ero anch’io su quel treno”, dedicato ai ragazzi del Sud che nel secondo dopoguerra furono accolti dalla Regione Emilia-Romagna, istruiti e nutriti perché era un periodo di grandi stenti per il Mezzogiorno d’Italia. L’autore incontrerà il pubblico la sera del 29 luglio, insieme all’assessore alla Cultura della Regione Emilia-Romagna che ricorderà cosa avvenne in quegli anni e l’Assessore alla Cultura del Comune di Candela, in provincia di Foggia, che è una delle zone da cui partirono questi ragazzi e il vicepresidente del Centro per i servizi del volontariato della Regione Abruzzo, proprio per descrivere quella vicenda di grande solidarietà che ha caratterizzato quel periodo. Ci sarà poi anche un riconoscimento ad un altro libro di narrativa, quello di Laura Imai Messina, per un’altra storia fantastica. Lei è un’italiana sposata con un giapponese, e che vive in Giappone. La presidente Dacia Maraini le conferirà una menzione speciale, perché durante l’ultima guerra mondiale il padre della Maraini stava in Giappone e lei ha vissuto i primi anni della sua vita di grande sofferenza proprio nel Paese del Sol Levante. La Imai Messina si collegherà in diretta dal Giappone. Inoltre avremo il premio alla memoria, che riconosce l’importanza di un personaggio della cultura scomparso nell’anno precedente. In questa edizione è dedicato a Roberto Calasso, il fondatore della casa editrice Adelphi, scomparso esattamente un anno fa.

Infine farete memoria del centenario del Parco Nazionale attraverso i mini sindaci di tutti i comuni del territorio protetto…

Saranno il presidente del parco Giovanni Cannata, e a nome della giuria del premio il professor Costantino Felice, a raccontare ai ragazzi come è nato il Parco Nazionale d’Abruzzo, come si è affermato e come ha proposto un modo per vivere la natura e fare in modo che la difesa della natura fosse un elemento di sviluppo della montagna abruzzese. Intere generazioni di cittadini dei paesi del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise hanno vissuto discutendo di questo, e hanno imposto un modo di proteggere la natura, un modo di fare del Parco Nazionale un elemento di sviluppo del territorio. Ai mini-sindaci e ai loro coetanei che saranno presenti, verrà raccontata una bella storia. Una storia che ha caratterizzato un po’ tutta la Regione Abruzzo, che oggi non ha più soltanto il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, sono anche il parco della Majella, il Parco del Gran Sasso, il Parco regionale Sirente-Velino e l’Abruzzo ha fatto del territorio protetto un suo modo di essere un biglietto da visita che lo rappresenta bene in tutte le parti del mondo.

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