A Genova il ringraziamento alla Madonna della Guardia dei guariti dal Covid

Vatican News

Dino Frambati – Genova

È una tradizione consolidata, che in questo 2021 ha assunto il significato particolare del mondo che guarda al dopo virus, il pellegrinaggio ideato da Piero Clavario, direttore della riabilitazione cardiologica della Asl 3 genovese, e che ogni anno fa salire al Santuario della Madonna della Guardia, sul Monte Figogna a Genova, le persone che hanno superato patologie gravi e che dimostrano, con quella camminata in salita, di avere ripreso anche vigore adeguato a tornare ad una vita “normale”.

Fede, devozione e riscatto

Fede, devozione a quello che appare un po’ come il simbolo della Genova credente e città affidata alla Madonna, ma anche riscatto fisico per chi ha sofferto ed ora dimostra di stare per lasciare alle spalle i problemi. “Il percorso fino agli 800 metri del monte – rassicura il medico – scorre lungo un’antica cremagliera dove passava un trenino, per cui la pendenza è uniforme e non troppo ripida. Non è asfaltato e non è carrabile, non è certo l’Everest, ma è una buona salita”. E comunque l’impresa è seguita e monitorata attentamente passo per passo dallo stesso cardiologo e dal suo staff. “Quest’anno – specifica Clavario – ha assunto un aspetto particolare vista la pandemia. Ogni anno infatti abbiamo una sorta di simbolo, una figura particolare attorno alla quale c’è una motivazione al pellegrinaggio. Stavolta lo è stata una donna che si era ammalata di Covid, ora guarita. Una non vedente che è stata ovviamente accompagnata nel percorso dal suo cane guida”. Persone, dunque, dal grande significato, anche in funzione del fatto che la riabilitazione cardiologica di Piero Clavario, lo scorso anno, stante la drammatica situazione pandemica planetaria e fortemente esistente nel nostro Paese, è stata adattata come riabilitazione post Covid e struttura multispecialistica per chi denunciava problemi di fragilità fisica, anche in presenza di esami strumentali con valori nella norma. La palestra riabilitativa, ora di nuovo dedicata ai malati cardiologici dopo i vaccini, era stata destinata esclusivamente ai post Covid lo scorso anno. “Abbiamo richiamato tutti i pazienti di polmonite e li abbiamo visitati – spiega il medico specialista – per metterli in palestra. Avvertivano spossatezza, capacità di movimento ridotte. Avevamo pazienti di 40 anni che non riuscivano a salire le scale, faticavano”. Dopo le cure adeguate e l’allenamento, ecco questa prova del nove di salire alla Guardia.

Ascolta l’intervista a Piero Clavario

“L’iniziativa era partita come un fatto ‘laico’, riferito a superare problemi cardiologici, avendo avuto poi una svolta di fede”, fa sapere il cardiologo. “Il rettore del Santuario, monsignor Granara, ha battezzato l’iniziativa come pellegrinaggio del cuore, proprio perché partiva da pazienti di cardiologia”. E negli anni la passeggiata degli ex malati al Santuario è diventata un pellegrinaggio, un ringraziamento alla Madre di Gesù per aver allontanato il male, aver restituito a chi ha sofferto fisicità tale da affrontare la salita. Tredicesima l’edizione dell’anno in corso. “Sempre emozionante”, assicura il medico promotore, che spiega come ogni anno ci sia un malato un po’ simbolo della manifestazione e ricorda come ad essere il personaggio di punta della manifestazione sia stato, di volta in volta, anche chi era stato toccato dal male fisico in maniera forte. “Una volta è stato un paziente cui era stata amputata una gamba; in altra occasione una donna trapiantata di cuore e che aveva adottato un bambino”, racconta sottolineando come il pellegrinaggio-salita al monte sia diventata pratica tradizionale. “Più o meno si fa sempre a maggio-giugno. Il periodo è questo – precisa Clavario – perché non fa molto caldo ancora, ma comunque il percorso è in buona parte sotto gli alberi”.

Il ringraziamento per la malattia sconfitta

Il pellegrinaggio è stato anticipato di qualche settimana soltanto quando Papa Francesco venne pellegrino a Genova con in programma un’immancabile visita alla Guardia, come peraltro avevano fatto i suoi predecessori in visita pastorale alla città della Lanterna. “Nell’occasione della visita papale – ricorda il cardiologo – avevamo anticipato di una settimana”. Terminata la salita il gruppo delle persone ex malate entra nel Santuario ed assiste alla messa, con intenzione di ringraziamento per il pericolo scampato e la malattia sconfitta. “Come mi è venuta l’idea?”, si domanda il medico. “Noi – risponde – stavamo cercando un percorso adeguato ai malati. Uno di questi, guida appunto alla Guardia, mi ha suggerito di farli salire fin quassù”. Scienza e Fede, bene per il fisico, benissimo per lo spirito, con i partecipanti, assicura Clavario, “molto convinti e che partecipano alla funzione con grande coinvolgimento e devozione”.

Il rettore del Santuario: “L’uomo non ha bisogno solo di farmaci, ma di speranza”

Il rettore del Santuario, monsignor Marco Granara, ricorda il cardiologo, “una volta mi ha detto che inconsapevolmente si diventa strumenti della Provvidenza. E un po’ è così. Ci siamo accorti che questa cosa ha preso connotazione spirituale”. Conferma monsignor Granara: “Sono entusiasta di questa iniziativa che dura da anni. In quest’ultimo anno si è aggiunto il discorso del Covid, situazione al limite che ha portato persone ai limiti della vita”.  Elogia i medici, monsignor Marco Granara: “Ce la mettono tutta, c’è passione e professionalità. Passione che tiene conto di come l’uomo non abbia solo bisogno di farmaci, ma anche di valori in un contesto di speranza, creando questo contesto molto importante per la cardiologia. Al di là del trauma di un infartuato, rimane un lavoro enorme di ricostruzione psicologica, Questi medici lo stanno facendo in maniera encomiabile e questo è davvero un pellegrinaggio del cuore”. In questo caso, osserva il rettore del Santuario mariano, la preghiera vale per chi ha lavorato, per chi non è sopravvissuto. “Vedo grande passione in questo pellegrinaggio – sottolinea monsignor Granara – anche perché i gruppi che salgono qui non sono piccoli, c’è tanta gente. C’è fatica anche fisica, bell’allenamento. Ma soprattutto io vedo questo pellegrinaggio come momento di grazia per il Santuario”.