Chiesa Cattolica – Italiana

A Gaza crisi umanitaria sempre piu grave, in 110 mila lasciano Rafah

Le attività della Ong ridotte al minimo nella Striscia, dove i bombardamenti nella cittadina di Rafah, al confine con l’Egitto, costringono tanti palestinesi a dirigersi verso nord

Alessandro Guarasci – Città del Vaticano

I combattimenti su Rafah, nella Striscia di Gaza, rischiano di pesare sulla già grave crisi umanitaria. Negli ultimi giorni almeno 110 mila persone hanno lasciato la città per il nord. Lo denunciano le Nazioni Unite. Attualmente, al ridosso del confine con l’Egitto ci sono un milione e mezzo di rifugiati, scappate dalle altre aree della Striscia.

Guterres: garantire il ruolo dell’Unrwa

Se dovesse verificarsi un’offensiva a Rafah, ciò porterebbe al “crollo della risposta umanitaria” che fa affidamento sull’hub di Rafah per distribuire gli aiuti in tutta quell’area di Gaza, ha avvertito il Consiglio norvegese per i rifugiati. Intanto, il presidente egiziano Abdel Fattah El-Sisi ha ricevuto una telefonata dal segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres. “È necessario continuare a sostenere pienamente il lavoro dell’Unrwa (l’Agenzia dell’Onu per i profughi palestinesi), che svolge un ruolo fondamentale nel sostenere il popolo palestinese”, ha detto, secondo quanto riferito dal portavoce della presidenza egiziana.

Malnutrizione per i bambini

Gianluca Ranzato di Save the Children Italia afferma che “tutta la popolazione di Gaza è in condizioni di emergenza nutrizionale. Certamente le persone in questo momento a Gaza, parliamo di un milione e 600 mila persone, tra cui oltre 600 mila bambini, sono sostanzialmente appese a questa condizione di emergenza, dopo la quale c’è solo il sottile cordone di aiuti umanitari che entrava col porta gocce attraverso il valico di Rafah”.  

Ascolta l’intervista a Gianluca Ranzato

https://media.vaticannews.va/media/audio/s1/2024/05/10/12/137940517_F137940517.mp3

Per Ranzato, “se c’è non proprio un rischio classico di carestia, c’è comunque forte malnutrizione per i tanti bambini che sono in questo momento nella Striscia di Gaza. Anche i volantini che sono stati lanciati nei giorni scorsi per lo spostamento della popolazione rimandano alla zona di Al Mawasi. Per la precisione quella zona completamente brulla è una striscia di sabbia sostanzialmente verso la costa del mare, senza nessun servizio. Tra l’altro va detto che gli aiuti che stanno arrivando sono largamente insufficienti. Ad oggi, le nostre attività sono ridotte al minimo e concentrate sul salvare le vite e ridurre le sofferenze il più possibile”.

Le attività Oms ridotte al minimo

Ieri l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha affermato di avere solo tre giorni di carburante per le sue operazioni mediche nel sud di Gaza e la carenza di carburante ha già costretto uno dei tre ospedali della città di Rafah a chiudere. Il valico di frontiera di Rafah con l’Egitto è stato chiuso martedì da quando l’esercito israeliano ha preso il controllo della parte palestinese, bloccando l’ingresso di aiuti umanitari vitali.

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