Chiesa Cattolica – Italiana

A Fregene un incontro sinodale in riva al mare delle donne di Porto-Santa Rufina

Un momento di riflessione in una cornice insolita, la spiaggia della nota località del litorale romano: è quello che un folto gruppo di donne e ragazze del territorio ha vissuto nei giorni scorsi su invito del proprio vescovo nell’ambito del cammino sinodale diocesano. Al centro la sconvolgente testimonianza di Etty Hillesum: “un’innamorata di Dio”, una “donna aperta alla speranza” in un’epoca storica dominata dall’odio

Adriana Masotti – Città del Vaticano

Una idea nuova e originale, in uno scenario inedito, quella che è venuta in mente al vescovo di Porto-Santa Rufina, diocesi alle porte di Roma, e di Civitavecchia-Tarquinia, monsignor Gianrico Ruzza, e ai suoi collaboratori e collaboratrici: invitare le donne del territorio, impegnate o meno nella comunità ecclesiale, laiche e consacrate, credenti e non, ad un incontro in riva al mare con aperitivo finale. In molte, infatti, di tutte le età e le “vocazioni” hanno risposto alla proposta e si sono ritrovate il 15 luglio scorso alle 19.30 presso un noto stabilimento balneare, il Singita Miracle Beach di Fregene, località del litorale romano. Oltre alle fila di sedie bianche, sulla sabbia sono stati sistemati cuscini, stuoie e teli mare. In attesa del vescovo, si è fatta conoscenza sotto un sole ancora potente. “Vi propongo di meditare assieme la figura appassionata di Etty Hillesum – aveva scritto monsignor Ruzza nella sua lettera di invito – prendendo spunto da una frase profetica tratta dal suo diario: ‘Voglio essere un cuore pensante’”. Vivremo insieme un momento di condivisione, spiegava, e avremo poi modo di gustare la bellezza del tramonto sul mare. Durante l’incontro in programma anche brani musicali con la presenza di due giovani artiste, Desirée Perri e Carlotta Bomba.

Desirée Perri canta “Luce” della cantante Elisa

La forte testimonianza di Etty Hillesum

Già lo scorso anno monsignor Ruzza aveva convocato le donne della diocesi portuense nell’ambito del cammino sinodale delle Chiese in Italia, per far emergere dalla loro voce la bellezza e la fatica, i desideri e sogni delle donne di oggi e le loro speranze e aspettative riguardo una Chiesa che sappia ascoltare e valorizzare di più la presenza femminile. Al centro di questo secondo incontro – che ha per titolo “Donne in difesa della dignità” e che è voluto essere anche una sollecitazione ad affermare insieme il valore di ogni essere umano e i suoi diritti – è stata l’avventura umana e spirituale di Etty Hillesum, giovane olandese di origine ebraica morta ad Auschwitz nel 1943, che attraverso un proprio percorso di autoanalisi e indagine spirituale molto doloroso, trovò dentro di sé una sorgente profonda, la presenza del divino, che chiede di essere costantemente “dissotterrato”. Arriverà a scrivere: “Vivo costantemente in intimità con Dio” e “vorrei poter rappresentare in tutte le sue sfumature questo processo interiore, la storia della ragazza che imparò a inginocchiarsi”.

L’incontro con Dio in mezzo all’inferno

Fondamentale e travolgente per Etty l’incontro con lo psicanalista Julius Spier di cui diventò paziente e assistente e poi, nonostante la notevole differenza di età, compagna. Inizialmente lontana da Dio, la giovane visse diverse esperienze negative tra cui anche un aborto. L’incontro con Spier diede il via all’evoluzione della sua sensibilità in direzione sempre più spirituale. Nella riflessione proposta da monsignor Ruzza emerge tutta la passione per la vita, il coraggio, l’empatia, la perseveranza nell’amore che contraddistinguono l’esistenza di Etty che trova Dio proprio in mezzo alla grande tragedia del Novecento, la Shoah. Nel luglio 1942, Etty scelse di condividere le sofferenze della sua gente offrendo assistenza come volontaria, per conto del Consiglio Ebraico di Amsterdam, nel campo di Westerbork che raccoglieva e smistava gli ebrei olandesi diretti ad Auschwitz. Nel luglio dell’anno dopo, le autorità tedesche decisero che metà dei membri del Consiglio Ebraico presenti nel campo doveva andarsene, l’altra metà doveva rimanere perdendo però ogni libertà. Etty decise di restare. Nel frattempo nel campo erano stati deportati anche i genitori e il fratello. Il 7 settembre 1943 la famiglia Hillesum salì su un treno diretto in Polonia da cui non farà mai più ritorno.

Alcune donne partecipanti all’incontro

Ruzza: il tradimento della femminilità

Etty “non era né cristiana né cattolica, forse neanche ebrea dal punto di vista della fede, ma era innamorata di Dio”, ha affermato monsignor Ruzza, che ha sottolineato come Dio possa passare anche attraverso l’esperienza del peccato. “La cosa che mi colpisce sempre di più quando leggo i suoi scritti è il fatto che è una donna che ha saputo trasformare le contraddizioni in un’opportunità di vita”, una “donna aperta alla speranza”. Di lei il vescovo ha sottolineato il bisogno di momenti quotidiani di silenzio e di colloquio interiore, il profondo ascolto degli altri, la convinzione quanto mai attuale che “bisogna aiutare Dio ad aiutare l’umanità che sta andando alla deriva”. Non è mancato nelle sue parole, alla luce della testimonianza di Etty, il riferimento alla situazione attuale delle donne. Monsignor Ruzza ha parlato di “tradimento della femminilità” da parte della componente maschile dell’umanità, che si traduce ancora oggi nella svalutazione del ruolo della donna di cui si esalta solo l’aspetto fisico.

Un momento dell’incontro

Emozioni e pensieri su una bacheca virtuale

Non c’è stata distrazione da parte delle donne che hanno partecipato all’incontro, nonostante l’inusuale location per riflessioni di questa portata, anzi, la bellezza della natura e il rumore delle onde sulla battigia ha favorito l’ascolto e lo scorrere di pensieri e di emozioni. La proposta successiva è stata la condivisione di questi pensieri postandoli su una bacheca virtuale attraverso un QR code. Quasi tutte lo hanno fatto. Al termine il vescovo ha letto qualcosa scegliendo al momento: “Interessante la consapevolezza di Etty che la sua esistenza passa attraverso l’amore e l’esserci per gli altri: questo è tipicamente femminile”, ha scritto una delle partecipanti. E poi: “‘Disseppellire Dio dentro di noi’: bellissima espressione per ricordarci che Dio c’è in tutti, basta solo volerlo riconoscere, dandogli voce attraverso il nostro essere pienamente noi stesse”. “Dio ci sorprende sempre, trova il modo di raggiungerci nei modi più disparati, è questo che mi rende felice e mi fa sentire amata, sempre, nonostante gli errori e le cadute”. “Un bellissimo momento di speranza. Prego perché io e le donne che mi circondano possiamo sempre ascoltare chi ci è accanto ed essere empatiche con la sofferenza altrui”. “Penso che tutto quello che promuove la dignità della donna è prezioso per la società intera. Il senso profondo della femminilità va aiutato ad emergere perché genera vita”. “Niente odio, niente rancore per non rendere il mondo ancora più inospitale, ma solo e sempre amore per la vita che è dono da condividere. Nella Chiesa, nelle nostre famiglie e parrocchie, ci sono molte donne che amano nel dono gioioso di sé!”. “L’offerta che Etty fa a Dio di aiutarlo, esprime un’umanità ‘risolta’. Immagino e sento questo cammino sinodale come una riscoperta di tutti i talenti e identità di ciascuna di noi.”

Foto ricodo

Un appuntamento riuscito

Arrivato il tramonto, mentre il sole si nascondeva dietro il mare, c’è stato un momento di ringraziamento per il creato e di preghiera per il mondo. L’incontro si è concluso con un buffet allestito e offerto in spiaggia dal Singita stesso che ha ospitato volentieri questo evento inedito. Che cosa ci potrebbe essere di meglio per continuare a conoscersi e a scambiare impressioni e pezzi di vita personale? A guardare i volti delle donne presenti è parso proprio che quest’incontro sia riuscito e il grazie di tutte è andato a monsignor Ruzza, ancora in spiaggia, e alle collaboratrici che con lui l’hanno immaginato.

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