Nella Villa Cagnola di Gazzada Schianno, in provincia di Varese, un convegno ricorda la figura del porporato che giocò un ruolo fondamentale nella fase attuativa degli “Accordi di Villa Madama” che riformavano i Patti Lateranensi. Al cardinale Nicora si deve la realizzazione dell’8xmille che rinnovava l’intero sistema di sostentamento al clero della Chiesa italiana. Nell’intervista il ricordo di monsignor Luigi Mistò, presidente del Fondo Assistenza Sanitaria, tra i relatori
Adriana Masotti – Città del Vaticano
Fare memoria del lascito culturale e spirituale del cardinale Attilio Nicora, tra gli artefici degli accordi del 1984 tra lo Stato italiano e la Chiesa cattolica. Questo l’intento del convegno “Stato italiano e Chiesa cattolica: quarant’anni dal ‘nuovo’ Concordato (1984-2024)” che si tiene oggi 24 febbraio a Gazzada Schianno, in provincia di Varese, promosso dal “Comitato amici del cardinal Nicora”.
I Patti Lateranensi
Era l’11 febbraio 1929 quando Benito Mussolini, allora capo del governo italiano, e il cardinale segretario di Stato, Pietro Gasparri, firmarono i Patti Lateranensi, sancendo la conciliazione tra Stato e Santa Sede. Le firme erano invece quelle di Bettino Craxi, presidente del Consiglio dei ministri, e del cardinale Agostino Casaroli, segretario di Stato vaticano, quando, il 18 febbraio 1984, furono siglati gli Accordi di revisione concordataria, poi approvati dal Parlamento italiano. A partire da quel momento iniziava una lunga fase dedicata alla loro attuazione e di cui protagonista fu il cardinale Attilio Nicora.
Il cardinale Nicora e l’attuazione del “nuovo” Concordato
Nato a Varese il 16 marzo del 1937 e morto a Roma il 22 aprile 2017, Nicora aveva studiato legge alla Cattolica di Milano, ordinato sacerdote nel 1964 divenne vescovo nel 1977. Ricoprì il ruolo di co-presidente per la parte ecclesiastica della Commissione paritetica italo-vaticana, che aveva il compito di preparare la riforma della disciplina riguardante i beni e gli enti ecclesiastici. Di lui si ricorda l’impegno per la definizione di nuove relazioni tra Stato e Chiesa e per l’affermazione del diritto di libertà religiosa nell’ordinamento italiano. Fu in quel periodo che venne introdotto l’8xmille che modificò radicalmente il sistema di sostegno economico alla Chiesa in Italia.
Dall’11 febbraio 1987 monsignor Nicora, per volontà della presidenza della Conferenza episcopale italiana ricoprì il ruolo di Incaricato per i problemi relativi all’attuazione degli accordi del 1984. Il 30 giugno 1992 venne nominato da Giovanni Paolo II vescovo di Verona, ma l’attenzione agli aspetti giuridici inerenti la revisione concordataria e successivamente l’ambito economico-amministrativo e gestionale all’interno della Santa Sede non venne mai meno e si espresse in diversi incarichi. Fu chiamato ai vertici dell’Apsa, Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, poi nella “vigilanza” dello Ior e infine nominato presidente dell’Aif, l’Autorità di Informazione Finanziaria voluta da Benedetto XVI.
Il convegno a Gazzada
Volontà de “Il Comitato amici del cardinal Nicora” in questi anni è tenere vivi e rilanciare gli insegnamenti e l’opera del porporato promuovendo incontri pubblici. Il convegno a Gazzada si inserisce in questa attività e, in occasione dell’anniversario del nuovo Concordato, si è deciso di dedicare la giornata al contributo offerto da Nicora a questo riguardo. Nell’intervista a Vatican News-Radio Vaticana è monsignor Luigi Mistò, presidente del FAS, Fondo Assistenza Sanitaria, e professore di Teologia-Sacra Scrittura all’Università LUMSA di Roma, a ricordare la sua figura e la sua opera. Del cardinale, nella relazione tenuta in apertura al convegno, monsignor Mistò ha ricordato il servizio pastorale vissuto con un genuino senso di fede, di speranza e “con un caloroso senso di carità paziente e costante”. “Il ministero – ha sottolineato – lo interpellava ogni giorno, ogni giorno era una sfida nuova che provocava ad aprirsi con fiducia al futuro, anche con fantasia creativa!”. Tra le altre cose, ha evidenziato ancora in Nicora, “la libertà da ogni forma di condizionamento economico; un’impostazione dei rapporti con l’autorità civile improntata ai principi della rispettiva autonomia e indipendenza nel proprio campo, ma anche della reciproca sana collaborazione per la promozione del bene comune”.
Monsignor Mistò, cominciamo col dire qualcosa del cardinale Attilio Nicora che lei ha conosciuto molto bene…
Attilio Nicora è stato certamente uno dei protagonisti assoluti della revisione concordataria soprattutto della sua attuazione nel campo degli enti e dei beni ecclesiastici. E per me è stato il rettore dei miei anni di teologia e quindi colui che ha operato con me il discernimento finale e decisivo che mi ha portato al sacerdozio. Per me è stato un educatore indimenticabile, colui che mi ha indirizzato allo studio e all’insegnamento del Diritto canonico per essere il suo successore nel seminario di Milano per la Cattedra di Diritto canonico, Diritto patrimoniale e Diritto pubblico ecclesiastico. Poi più tardi quando fu nominato vescovo di Verona, fece sì che venissi chiamato alla CEI con l’incarico di consulente pastorale del Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa che in pratica il vescovo Nicola aveva fondato. Da ultimo, nel luglio 2011, ha indicato il mio nome a Papa Benedetto per il servizio come segretario dell’APSA. Ecco, questo è il legame che mi ha stretto e mi stringe ancora oggi in modo indelebile con il cardinale Attilio Nicora.
Andiamo allora al tema di questo convegno: il contributo che il cardinale Attilio Nicora ha dato all’attuazione del nuovo Concordato. In che cosa in particolare si è speso e si è impegnato?
Il cardinale è stato artefice del processo che, in attuazione della riforma concordataria, ha portato al nuovo sistema di sostegno economico alla Chiesa e al clero in specie quello che oggi va sotto la sigla di 8xmille. Nicora ne fu l’ideatore e l’organizzatore e, se vogliamo, il primo amministratore di questa riforma. Ma possiamo dire, senza ombra di dubbio, che il cardinale Nicora è stato anche l’artefice di un lavoro comune che ha attuato sul campo in maniera esemplare lo spirito e l’impianto complessivo del nuovo Concordato, cioè la sana e proficua collaborazione tra Stato e Chiesa al servizio della persona umana e del bene comune nel pieno rispetto della reciproca libertà e indipendenza in un impianto che ancora oggi continua e deve continuare. Il nuovo sistema di finanziamento del sostentamento della Chiesa in genere, dei sacerdoti, con il meccanismo dell’8xmille e delle offerte indirizzate al sostentamento del clero deducibili, applicava proprio il dettato del Vaticano II che affidava il sovvenire alla comunità intera, in modo particolare chiamando a corresponsabilità i fedeli laici. E applicava anche il dettato della Costituzione italiana che sanciva per tutti i cittadini, come singoli e nelle formazioni sociali, il grande principio della libertà religiosa.
In attuazione del Concordato, questa partecipazione e corresponsabilità economica per il sostegno dei sacerdoti e della Chiesa ha trovato particolari difficoltà? Quali? E oggi questo sistema funziona, è entrato nella coscienza dei fedeli cattolici?
All’inizio si sono trovate difficoltà e il cardinale Nicora dovette incassare anche qualche accusa, qualche lamentela e qualche resistenza perché di fronte a questa novità che metteva totalmente il sostentamento del clero nelle mani della comunità poteva creare qualche dubbio nei sacerdoti. In realtà il sistema è proprio fondato sulla partecipazione e la corresponsabilità di tutti, a partire dai fedeli laici che sono chiamati a contribuire direttamente al sostentamento della loro comunità e dei sacerdoti che sono al loro servizio attraverso queste due modalità. Teniamo presente che tutto era veramente innovativo, per questo ci furono alcune difficoltà. Basti ricordare due elementi: il Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa, che venne costituito presso la CEI e di cui era l’ideatore, fu il primo ufficio che si denominò “servizio” proprio per sottolinearne la natura pastorale. E fu anche il primo ufficio affidato a un laico. E poi teniamo presente anche che questo “Servizio”, non senza difficoltà e anche qualche polemica, per la prima volta nella storia della Chiesa italiana utilizzò per l’informazione della gente, i mezzi di comunicazione di massa come lo spot televisivo e radiofonico, un’autentica rivoluzione che portò frutti, perché il sistema funzionò e sta funzionando ancora oggi grazie alla credibilità che la comunità cristiana ha saputo mostrare, grazie anche al tema della trasparenza che, quando è veramente vissuta, incoraggia tutti a contribuire alle necessità della Chiesa.
Altro aspetto che lei ha nominato, quello della libertà religiosa: anche questo ha visto delle novità con la revisione del Concordato…
L’Accordo di Villa Madama è stato definito un patto di libertà e di cooperazione. In questo modo si è superata una concezione di Concordato che era inteso un po’ come un do ut des, alla ricerca quasi di privilegi reciproci che finivano poi per creare una sorta di contrapposizione, quasi che l’una parte diffidasse dell’altra. Oggi siamo dentro il rispetto assolutamente convinto e totale della reciproca libertà: libertà religiosa per la Chiesa, libertà per lo Stato, riconoscendo la sua completa laicità. Ma questa libertà non è indifferenza, è collaborazione reciproca a servizio della persona, singolo cittadino, ma anche dentro le formazioni sociali. Se vogliamo, il tema della libertà religiosa è stato coniugato perfettamente, proprio come quel diritto fondamentale che consente poi a tutti di cooperare per il bene comune.
Il convegno organizzato oggi dal “Comitato amici del cardinale Nicora” non è l’unico. Qual è dunque lo scopo di questo Comitato e quale la sua attività?
Lo scopo è quello di tenere viva la memoria del cardinale perché il cardinale Nicora, con il suo profondo senso ecclesiale, con la sua competenza giuridica e con la sua saggezza pastorale, è stato centrale non soltanto della stagione della revisione concordataria ma anche di un processo di rivisitazione, in modo particolare, dell’impianto economico finanziario della Santa Sede, che poi ha trovato in Papa Francesco l’ideatore di una riforma che è ancora in atto ma che nel cardinale Nicora ha avuto in qualche modo un autentico antesignano. A mio modo di vedere la caratteristica più specifica della sua figura e della sua personalità è il suo saper coniugare in modo perfetto il rapporto tra l’istituzione e la persona, non mettendoli in contrapposizione, perchè certamente l’istituzione è sempre a servizio della persona che rimane il valore assoluto, tuttavia la persona lascia all’istituzione tutto un patrimonio di storia, di tradizione, di valori, di idee, di progetti, di norme, di indirizzi che la costituiscono, perché è un patrimonio che rimane e va al di là delle singole persone e diventa per tutti capacità di promozione della persona stessa. Ecco, Nicora ha saputo veramente coniugare in modo perfetto il tema dell’istituzione, in modo particolare dell’istituzione ecclesiale, e il tema della centralità assoluta della persona a partire dalla sua inalienabile dignità.