Cuamm: in Etiopia i medici si arruolano per combattere

Vatican News

Benedetta Capelli e Luca Collodi – Città del Vaticano

La diplomazia è al lavoro per tentare di riportare la calma in Etiopia dopo l’ondata di arresti che hanno coinvolto religiosi, dipendenti di enti internazionali e volontari, tra questi l’italiano Alberto Livoni, capomissione dell’ong Volontariato internazionale per lo sviluppo (Vis), che affianca i salesiani in progetti di scolarizzazione e formazione professionale di giovani ed è molto attiva nel nord del Tigray. Il 65enne sta bene e avrebbe anche sentito i suoi famigliari.

Ieri il governo di Addis Abeba ha indicato le condizioni per possibili colloqui con le forze del Fronte popolare di liberazione del Tigray, che sono alle porte della capitale, ad un anno dall’inizio della guerra civile. Tra le priorità indicate c’è il ritiro dalle regioni degli Amhara e degli Afar, confinanti con il territorio tigrino.

Tanti elementi di crisi

Ad aggravare il contesto c’è il deterioramento della situazione nel Tigray, le Nazioni Unite hanno denunciato il blocco degli aiuti e nella zona circa 400mila persone, da tempo, sono ridotte alla carestia, centomila bambini soffrono di malnutrizione grave. Più di due milioni di persone sono sfollate a causa della guerra e oltre 5,2 milioni nel Tigray (il 90% della popolazione della regione) necessitano di assistenza sanitaria. In Etiopia, dal 1978, opera Medici con l’Africa Cuamm, il suo direttore don Dante Carraro racconta le divisioni nel Paese composto da 110 milioni di abitanti e formato da etnie diverse. Da una parte ci sono gli Amara poi i tigrini, che hanno sempre detenuto il potere politico e amministrativo pur essendo una minoranza, e infine gli oromo a cui appartiene il premier Abiy Ahmed. “Si fa fatica – spiega don Dante – a tenere unito il Paese, si parlano anche lingue differenti”. Sono elementi che hanno inasprito la situazione etiope e che rischia di tornare indietro di anni pur avendo addosso gli occhi e gli interessi della comunità internazionale.

Il futuro dell’Africa

“Quello che sta capitando veramente ti toglie il respiro per quanto fa male – aggiunge il presidente di Cuamm – perché oltre all’insicurezza c’è un paese che rischia di arretrare e di tornare indietro”. Altro elemento che grava sulla situazione è la questione del Nilo, sottolinea don Carraro, e quindi il tema dell’acqua e l’influenza sui Paesi circostanti. Don Dante raccontando dell’impegno del Cuamm in Etiopia mette in luce le difficoltà che l’organizzazione sta incontrando. “Ci sono giovani infermieri, ostetriche che hanno lasciato il lavoro perché c’è stata a una richiesta da parte del governo federale di arruolarsi alle truppe e molti dei nostri giovani hanno mollato la scuola”. “La popolazione sta diventando sempre più povera perché i prezzi salgono, l’inflazione è aumentata”.  “Mi piange il cuore – dice don Dante – perché i giovani che si stavano preparando per costruire il proprio futuro, per essere parte attiva di uno sviluppo di questo paese, hanno mollato. E’ un dolore”. Per il direttore di Cuamm è fondamentale tenere alta l’attenzione sull’Africa, un continente fragile che pur pieno di criticità e di piaghe è un continente che sta emergendo e “che chiede di diventare protagonista del proprio futuro”.

Ascolta l’intervista a don Dante Carraro