Ribelli verso Addis Abeba. Intanto la piazza sostiene il governo

Vatican News

OSSERVATORE ROMANO

Con il riacutizzarsi del conflitto nel Tigray, che si trascina da oltre un anno, decine di migliaia di etiopi sono scesi in piazza ad Addis Abeba e in altre città dell’Etiopia per sostenere il governo del primo ministro Abiy Ahmed e per protestare contro l’avanzata del Fronte popolare di liberazione del Tigray (Tplf), alleatosi di recente con l’Esercito di liberazione oromo (Ola). Il Tplf, nelle ultime settimane, è riuscito a respingere l’assedio in Tigray e a rilanciare un contrattacco, che sembra inarrestabile.

I ribelli starebbero ormai da giorni avanzando verso la capitale, anche se il governo continua a sostenere che Addis Abeba non sia minacciata e che i ribelli si siano lanciati in una «guerra dell’informazione». Dal canto loro, i manifestanti hanno accusato i media occidentali di trasmettere «notizie false» e di esagerare i progressi delle formazioni ribelli, dicendosi comunque pronti a respingere eventuali offensive. Durante la manifestazione di ieri, il sindaco della capitale ha accusato «i nemici» dell’Etiopia di voler «terrorizzare la nostra popolazione», e si è scagliato contro l’amministrazione Biden, che ha annunciato, la scorsa settimana, l’intenzione di porre fine a un accordo commerciale con l’Etiopia a causa delle violazioni dei diritti umani avvenute durante il conflitto da entrambe le parti.

Si continuano intanto a registrare scontri militari nel distretto di Uollo e in altre aree di Amara e Afar. Testimoni hanno riferito ieri dell’arrivo ad Addis Abeba di centinaia di profughi provenienti dalle regioni settentrionali. Per il deteriorarsi delle condizioni di sicurezza, dopo gli Stati Uniti, anche altri Paesi, tra cui Arabia Saudita, Norvegia, Svezia, Danimarca e Italia, hanno esortato i propri cittadini a lasciare l’Etiopia.