La data esatta di ripresa dei negoziati, bloccati da giugno, sarà annunciata la prossima settimana ma già uno squarcio di luce sembra riaprirsi nei rapporti tra Occidente e Repubblica islamica. Gli Stati Uniti tuttavia lanciano un appello all’Iran perché mostri la sua “buona fede”. Nessuna reazione ufficiale per il momento da parte dell’Unione europea.
Il presidente americano Biden sulla questione aveva sottolineato più volte la posizione degli Stati Uniti: tornare all’accordo nucleare del 2015 se l’Iran avesse fatto lo stesso. Un accordo che era stato sottoscritto insieme ai cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza Onu (Cina, Francia, Russia, Regno Unito, Stati Uniti) più la Germania e l’Unione Europea. Tra le clausole, l’Iran aveva accettato di eliminare le sue riserve di uranio a medio arricchimento e tagliare del 98% quelle a basso arricchimento. Questo Piano d’azione congiunto globale, stipulato durante la presidenza Obama, aveva subìto una battuta d’arresto con Trump il quale aveva imposto a Teheran severe sanzioni economiche.
Intanto, da settimane il direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), Rafael Mariano Grossi, ha espresso l’intenzione di voler visitare Teheran per aprire un dialogo con la nuova amministrazione ma per ora non è ancora stata confermata alcuna data. Grossi ha anche lamentato persistenti problemi relativi al monitoraggio dell’attività nucleare iraniana. La prossima riunione del consiglio dell’Aiea è in programma a Vienna tra il 22 e il 26 novembre.