Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano
Mentre si celebrano trent’anni di relazioni diplomatiche bilaterali tra Santa Sede e Repubblica armena, una nuova sede della Nunziatura apostolica di Georgia e Armenia verrà aperta domani in North Avenue, nella capitale Yerevan. L’inaugurazione del nuovo ufficio – che non va a sostituire la residenza ufficiale a Tbilisi, in Georgia – avverrà alla presenza del sostituto della Segreteria di Stato, monsignor Edgar Peña Parra.
L’apertura della sede di Yerevan rappresenta un’ubicazione provvisoria in vista di una sistemazione più ampia ai fini di avere spazio sufficiente per sostenere adeguatamente i molteplici impegni della missione della Santa Sede e della Chiesa cattolica nella Repubblica di Armenia. Per la Santa Sede, è un’ulteriore occasione per guardare “alla costruzione di un rapporto prospero a beneficio di tutti gli armeni”.
Rapporti antichi
La Nunziatura apostolica dell’Armenia è stata istituita il 24 maggio 1992 con la lettera apostolica Armeniam Nationem di San Giovanni Paolo II, che poi visiterà il Paese nel settembre 2001. I rapporti tra la Chiesa di Roma e l’Armenia risalgono a molto tempo prima, quasi alle origini stesse del cristianesimo, quando la fede in Gesù si diffuse da Gerusalemme al “mondo conosciuto”, dove gli incontri e scambi commerciali e culturali tra i popoli diventavano occasione di domande che toccavano il “senso” della vita e dell’esistenza.
Nel corso dei secoli, questo antico e prolifico rapporto tra l’Armenia e la Santa Sede ha continuato a rafforzarsi. Le moderne relazioni diplomatiche ufficiali sono iniziate il 23 maggio 1992, quando la Repubblica armena ottenne l’indipendenza. Da allora, la Santa Sede ha continuamente mantenuto rappresentanti diplomatici per favorire tali rapporti, insieme ad altre iniziative e canali di varie istituzioni cattoliche. Il primo nunzio apostolico nominato in Armenia è stato monsignor Jean-Paul Aimé Gobel (1993-1997), L’attuale rappresentante del Papa è monsignor José A. Bettencourt (dal 2018 ).
L’opera delle realtà cattoliche
Nel corso degli anni il rapporto tra la Santa Sede e l’Armenia ha preso forma anche con l’opera e la presenza della Congregazione Mechitarista, delle Suore Armene dell’Immacolata Concezione, del clero dell’Ordinariato per i cattolici di rito armeno nell’Europa orientale, delle Suore della Carità di Madre Teresa a Spitak e Yerevan, dei Padri Camilliani dell’Ospedale “Redemptoris Mater” di Ashotzk, costruito dopo il terremoto del 1988, e della Caritas Armena. Sono queste solo alcune delle più note realtà cattoliche che attingono alle risorse e al sostegno della Chiesa cattolica mondiale e che, nel corso degli anni, hanno fornito un valido supporto alla missione dei Nunzi nel Paese, i quali hanno sempre potuto contare della generosità e dell’appoggio offerto dagli arcivescovi armeno-cattolici che succedutisi nell’Ordinariato.
Nel 2019, durante la sua visita in Armenia, monsignor Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati, ha affermato: “L’intenzione di tutte le comunità cattoliche presenti in Armenia – quella armeno-cattolica, quella di rito romano e quelle di altri riti – è quella di adoperarsi per il benessere degli armeni società nel suo insieme. Le nostre Comunità continuano a farlo attraverso le loro attività in campo spirituale, culturale, educativo, caritativo e umanitario”.
La visita di Papa Francesco nel 2016
Papa Francesco ha visitato l’Armenia da 24 al 26 giugno 2016. Incontrando in quell’occasione le autorità civili e i membri del corpo diplomatico, il Pontefice aveva richiamato la storia del Paese, segnato dal Metz Yeghern (il Grande Male), andata sempre “di pari passo con la sua identità cristiana, custodita nel corso dei secoli”. “Tale identità cristiana – diceva Francesco – lungi dall’ostacolare la sana laicità dello Stato, piuttosto la richiede e la alimenta, favorendo la partecipe cittadinanza di tutti i membri della società, la libertà religiosa e il rispetto delle minoranze. La coesione di tutti gli armeni, e l’accresciuto impegno per individuare strade utili a superare le tensioni con alcuni Paesi vicini, renderanno più agevole realizzare questi importanti obiettivi, inaugurando per l’Armenia un’epoca di vera rinascita”.