Antonio Campati*
In linea generale, i corpi intermedi sono quelle società, variamente denominate, che si pongono come centri di vita e di azione con lo scopo di «proteggere e integrare» la persona nei suoi rapporti con lo Stato. Essi hanno una storia lunga alle spalle, i cui lineamenti possono essere rinvenuti già nella tradizione greco-romana antica e fino alle più recenti teorie della democrazia. Includendo un così vasto arco temporale, si è tentati di abbandonare tale categoria a causa della sua problematicità definitoria, spinti anche da alcune recenti tendenze che interessano la democrazia. Infatti, il protagonismo dei leader, l’utilizzo massiccio dei social media e la necessità di predisporre risposte veloci alle diverse urgenze della società globalizzata determinano un restringimento degli spazi della mediazione. Non è un caso che papa Francesco ponga l’accento sulla rapidación che caratterizza la nostra epoca: «benché il cambiamento faccia parte della dinamica dei sistemi complessi, la velocità che le azioni umane gli impongono contrasta con la naturale lentezza dell’evoluzione biologica» (Laudato si’, 18).
Per questa ragione di fondo, è ancora importante riflettere sui meccanismi di mediazione e quindi sui corpi intermedi. D’altronde, la Dottrina sociale della Chiesa riserva loro un’attenzione particolare: in relazione al bene comune, allo Stato, alla sussidiarietà, alla partecipazione, all’economia, al mercato e finanche alla comunità internazionale. In tutti questi ambiti, essi consentono la piena realizzazione della «socialità dell’uomo» e favoriscono un’efficace pressione sui governi affinché siano obbligati a sviluppare normative, procedure e controlli rigorosi su tematiche cruciali per i nostri tempi (Laudato si’, 179): per esempio, spesso sono proprio le organizzazioni della società civile a compensare le «debolezze» della Comunità internazionale (Fratelli tutti, 175).
Oggi, sia gli studi politici sia il Magistero riservano una particolare attenzione al «dramma di una politica focalizzata sui risultati immediati» (Laudato si’, 178): i primi per valutarne le ricadute sul sistema della rappresentanza, il secondo per indicare nell’«interesse immediato» una vera e propria «espressione degenerata di un’autorità popolare» (Fratelli tutti, 161). In entrambi i casi, è chiamato in causa l’equilibrio tra l’autonomia dei corpi intermedi e il potere politico, che necessita quindi di un nuovo bilanciamento.
*ricercatore di Filosofia politica
Potete ascoltare qui la serie di podcast sulla Dottrina sociale della Chiesa. La puntata è a cura di Antonio Campati, ricercatore di Filosofia politica presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, curatore della voce “Corpi intermedi” del Dizionario di Dottrina sociale.