Il Nobel per l’economia a studi empirici sul lavoro

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Fausta Speranza – Città del Vaticano

Il Premio Nobel per l’economia 2021 è stato assegnato oggi al canadese David Card, e agli statunitensi Joshua D. Angrist e Guido W. Imbens. I vincitori – spiega l’accademia – “hanno fornito nuove informazioni sul mercato del lavoro e hanno mostrato quali conclusioni su causa ed effetto si possono trarre dagli esperimenti naturali. Il loro approccio si è diffuso in altri campi e ha rivoluzionato la ricerca empirica”.  Card,  “ha analizzato gli effetti sul mercato del lavoro di salari minimi, immigrazione e istruzione”. Joshua D. Angrist e Guido W. Imbens hanno offerto “contributi metodologici all’analisi delle relazioni causali”.

L’economista Paolo Guerrieri, docente in diversi atenei internazionali,  spiega come si tratti di studi di tipo empirico. Guerrieri sottolinea che si tratta di un Nobel assegnato non in base a canoni di studio per così dire “astratti” ma piuttosto empirici, che si avvicinano ai principi di esperimenti naturali.  David Card – spiega –  ha analizzato gli effetti sul mercato del lavoro di salari minimi, immigrazione e istruzione. I suoi studi dei primi anni “90 hanno sfidato le nozioni convenzionali, portando a nuove analisi e ulteriori intuizioni. I risultati hanno mostrato, tra l’altro, che l’aumento del salario minimo non porta necessariamente a un minor numero di posti di lavoro. Oppure sono stati analizzati ad esempio i redditi delle persone nate in un Paese e quelli delle persone immigrate in precedenza. Guerrieri mette in guardia da facile determinismo tra causa ed effetto: in economia – sottolinea – non è possibile fare le verifiche in laboratorio e le contro verifiche, che è possibile fare nelle scienze naturali.  Ma è importante – aggiunge – spingersi sul terreno delle ipotesi e degli studi anche con questo tipo di approccio. Ed è quanto hanno fatto i tre studiosi che – afferma Guerrieri – hanno lavorato a volte insieme anche se in particolare gli studi premiati sono studi sostanzialmente paralleli. Dunque si capisce secondo Guerrieri la motivazione: “Molte delle grandi domande nelle scienze sociali riguardano causa ed effetto”, ha spiegato la Royal Swedish Academy of Sciences aggiungendo che “i vincitori di quest’anno hanno dimostrato che è possibile rispondere a queste e ad altre domande simili utilizzando esperimenti naturali. La chiave secondo gli esaminatori, “sta nell’usare situazioni in cui eventi casuali o cambiamenti politici hanno come risultato che ci siano gruppi di persone trattati in modo diverso, in un modo che assomiglia ai trial clinici in medicina”. Sullo sfondo di questo Premio – commenta Guerrieri – rimangono le sfide globali sul lavoro. Resta tanto lavoro da fare e ci vuole molta volontà politica per contrastare il fenomeno della disoccupazione che colpisce anche se in modo diverso la maggior parte delle  aree del mondo. Questo Premio Nobel in fondo ricorda – afferma Guerrieri – che servono attenzione e studi fattuali. Certamente torna evidente – aggiunge l’economista – il primato delle università statunitensi quando si tratta di verificare da dove provengono gli studi più avanzati in tema di economia.

I più recenti Nobel per l’economia

Lo scorso anno l’ambito riconoscimento è andato agli statunitensi Paul R. Milgrom e Robert B. Wilson “per aver migliorato la teoria dei meccanismi d’asta e averne inventati di nuovi”. Nel 2019 hanno vinto Abhijit Banerjee (indiano naturalizzati statunitense), Esther Duflo (francese, seconda donna a ottenere il Nobel in economia) e Michael Kremer “per il loro approccio sperimentale nell’affrontare il problema della povertà globale”; docenti i primi due al Massachusetts Institute of Technology di Cambridge, e il terzo all’Università di Harvard. Il Nobel è andato negli Stati Uniti anche nel 2018: William D. Nordhaus e Paul M. Romer sono stati insigniti “per i loro studi su alcune delle questioni più urgenti del nostro tempo, sul come combinare una crescita sostenibile a lungo termine dell’economia globale con il benessere della popolazione”.