“Lodate il Signore dalla terra (…) voi, bestie e animali domestici” (Sal 148,10)
Gli animali, compagni della creazione
Quando lo sguardo dell’umanità si posa sulla creazione e il suo cuore trabocca di meraviglia per l’opera di Dio, la persona non può fare a meno di lodare il Signore per il dono degli animali, anzi la sua parola si intreccia con quella muta di tante creature viventi che accompagnano la nostra presenza sulla terra. Esse sono spesso citate come riferimenti per la meditazione del saggio di fronte al mistero della vita: si pensi a Gb 38-42, quando Dio mette Giobbe di fronte alla bellezza e complessità del creato, proprio a partire dalle specie animali. Talvolta essi sono anche portatori di messaggi rivolti agli umani, come accade nella storia dell’asina di Balaam, narrata in Nm 22,2-35. Spesso, poi, essi assumono valenze simboliche che richiamano alla relazione con Dio, come nei tanti riferimenti al rapporto tra il pastore ed il suo gregge che compaiono nei Vangeli, o nell’immagine della colomba per indicare la presenza dello Spirito al Battesimo di Gesù.
Compagni della creazione, inseriti in un progetto di alleanza
Le prime pagine della Genesi collocano la creazione degli animali nel quinto e nel sesto giorno: quest’ultimo è lo stesso in cui viene creata l’umanità (Gen 1,30-32). Il creatore non solo dona loro la vita, ma provvede anche al loro sostentamento: «A tutti gli animali selvatici, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde» (Gen 1,30). Il dominium sugli animali, che Dio affida all’uomo in Gen 1,28, non ha un’accezione tirannica. Non si tratta di disporre degli animali a proprio piacimento, ma di pascerli e guidarli con premura. Questo sguardo carico di cura culmina in quello di Cristo, che ha parole che invitano ad avere fiducia in Dio Padre provvido: «Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre» (Mt 6,26).
Nel capitolo secondo della Genesi, Adam viene invitato a dare un nome agli animali, a segnalare una differenza e anche, allo stesso tempo, una prossimità relazionale: Dio, infatti, crea gli animali per liberare l’uomo dalla sua solitudine, anche se questa sarà colmata solo dalla relazione con una creatura simile a lui, la donna. Con gli animali condividiamo la mortalità (Qo 3,19-21), ma anche – specie per quelli più coinvolti nelle attività quotidiane degli esseri umani – la fatica e persino il dono del riposo sabbatico (Dt 5,13-14); anche per questo nei loro confronti la Scrittura offre indicazioni forti, nel segno del rispetto e dell’aiuto (Es 23,4).
La prima alleanza narrata dalla Scrittura viene stipulata da Dio con «ogni essere che vive» (Gen 9,9-11) e anche la tradizione profetica riprenderà tale prospettiva (Os 2,20). Nella storia di Giona, la sua pietà amica della vita si indirizza a un tempo sia agli esseri umani che agli animali (Gn 4,10-11); degli uni e degli altri, d’altra parte, Egli si ricorda quando sono in difficoltà (Gen 8,1).
Tra le immagini con cui viene presentata la novità escatologica, poi, c’è quella di una riconciliazione finale, in cui persino i predatori vivono nella pace (Is 11,6-8): una promessa che viene presentata come compiuta in Gesù che «stava con le fiere» (Mc 1,13). Molte storie di santi – a partire da Antonio abate e Francesco d’Assisi – riprendono questo orizzonte di rinnovata prossimità agli animali, che spezza persino il rapporto preda-predatore.
Gli animali: una prossimità donata e perduta
San Bonaventura, ricorda l’enciclica Laudato si’, «ci insegna che ogni creatura porta in sé una struttura propriamente trinitaria» (LS 239), per cui «il mondo, creato secondo il modello divino, è una trama di relazioni» (LS 240), nella quale rientrano anche gli animali. Ma il nostro sguardo «limitato, oscuro e fragile» (LS 239) non riesce sempre a cogliere la bontà di tale rapporto. La prossimità agli animali, che nella tradizione della civiltà agricola ha portato a sentirli e trattarli quasi come partecipi della vita familiare, nella modernità è stata abbandonata, riducendo queste creature ad oggetti di mero consumo. La civiltà urbana, d’altra parte, ha portato talvolta a eccessi opposti, con un’attenzione per gli animali da compagnia talvolta superiore a quella per gli esseri umani.
Non si può misconoscere che a volte l’atteggiamento umano è predatorio nei confronti degli animali come verso le persone: «Il cuore è uno solo e la stessa miseria che porta a maltrattare un animale non tarda a manifestarsi nella relazione con le altre persone. Ogni maltrattamento verso qualsiasi creatura è contrario alla dignità umana» (LS 92).
Un approccio di ecologia integrale dovrà tornare, invece, a valorizzare un orizzonte equilibrato, superando la riduzione moderna del vivente a oggetto di consumo, per riscoprirne il valore proprio. Nei confronti degli animali non si può avere, allora, un rapporto puramente strumentale; la migliore pratica di allevamento avrà anche cura del benessere degli animali coinvolti, garantendo loro la possibilità di una vita conforme al loro essere, in ambito naturale. Ne siamo responsabili. Emergono, quindi, forti interrogativi per alcune forme intensive applicate nella zootecnia, che oltre a calpestare la vita animale, costituiscono al contempo una grave fonte di impatto ambientale.
Rinnovare gli stili di vita e garantire diritti agli allevatori per una ecologia integrale
Essere buoni amministratori della creazione di Dio, corrispondendo alla sua immagine che è in noi, significa anche guardare con affetto e responsabilità a quei viventi che con noi la condividono, rispettandone, per quanto possibile, l’interesse alla vita. Si tratta di promuovere la sete di vita di ogni creatura. La Giornata del Ringraziamento sia occasione per riflettere e per convertire i nostri stili di vita a una ecologia integrale. Ad esempio, alcune specie animali, come le api, sono una benedizione per l’ecosistema e per le attività dell’uomo: la loro presenza è un indicatore infallibile dello stato di salute dell’ambiente e la loro preziosa opera di impollinazione garantisce fecondità ai cicli della natura.
La quantità e la qualità degli allevamenti dipendono anche dalla domanda e dagli stili di vita delle persone. Lo stesso intreccio tra l’attenzione per il valore degli animali e l’istanza di sostenibilità invita a evitare quegli eccessi di consumo che, negli ultimi decenni, hanno distorto la salubrità della dieta mediterranea e aumentato il consumo di acqua in maniera esponenziale. Del resto, la tradizione cristiana consigliava il magro di venerdì, giorno della morte in croce di Gesù, con una motivazione spirituale ed etica, che si rivela preziosa anche per la custodia delle relazioni nel creato. Allo stesso tempo, occorre fare discernimento su quelle pratiche che pregiudicano gli interessi vitali degli animali, senza che ve ne siano in gioco di altrettanto importanti per gli esseri umani.
Vogliamo ringraziare il Signore per chi promuove forme di allevamento sostenibili. Grazie all’impegno di alcuni allevatori, sono state valorizzate molte aree interne del nostro Paese, che senza la loro generosa lungimiranza, sarebbero state abbandonate allo spopolamento e al degrado ambientale. La zootecnia nel nostro Paese è fondamentale per la produzione di latte e di formaggi, oltre che per la filiera dell’alimentazione della carne. Non possiamo dimenticare, inoltre, che in alcune Regioni italiane, si è assistito a una presenza sempre più numerosa di allevatori stranieri, specialmente immigrati, come gli indiani di religione Sikh. La ripresa della pastorizia in diverse Regioni è stata possibile solo grazie all’attività di migranti: sono nate storie molto belle di inclusione sociale e di dialogo interreligioso.
Merita attenzione, infine, la pesca: è importante garantire periodi di ripopolamento del pesce ed evitare forme intensive che distruggono l’ecosistema. Vanno evidenziate le iniziative lodevoli di alcuni porti italiani che si sono dedicati anche alla pesca di plastica, per mantenere pulito il mare, fonte di lavoro e di vita.
Siano, dunque, garantiti i diritti di pescatori e pastori, la cui dignità va riconosciuta per la salvaguardia di antichi mestieri che sanno prendersi cura del territorio. La cura per gli animali che allevano ci sproni perciò a riconoscere adeguatamente il loro lavoro, evitando forme vergognose di sfruttamento e di caporalato.
Ringraziamo e lodiamo, come suggerisce il Salmo: «Lodate il Signore dalla terra (…) voi, bestie e animali domestici» (Sal 148,7a.10a), per avere in dono la possibilità di riconoscere e custodire questi compagni della creazione.
Roma, 4 ottobre 2021
Festa di san Francesco d’Assisi
La Commissione Episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace