Fausta Speranza – Città del Vaticano
Angela Merkel ha tenuto ieri l’ultima seduta di gabinetto prima delle elezioni di domenica 26 settembre per il rinnovo del Bundestag. Il governo resta in carica fino alla formazione del prossimo. In testa ai sondaggi vengono dati al momento i socialdemocratici della SPD, seguiti dai cristianodemocratici della CDU-CSU e dai Verdi tedeschi, ma la situazione appare in continua evoluzione. E, di conseguenza, gli scenari possibili del post-elezioni risultano vari.
In ogni caso si tratta di un appuntamento elettorale significativo non solo per la Germania ma anche per tutta l’Unione Europea e per gli equilibri mondiali, come sottolinea l’economista Paolo Guerrieri che, nel suo ultimo libro intitolato “Partita a tre” (Il Mulino Edizioni), spiega l’importanza del ruolo dell’Ue, di cui Berlino è un motore economico e politico e in un mondo in cui si fa sentire sempre di più il peso di Stati Uniti e Cina, prime “super potenze” del momento.
Il professor Guerrieri parla di “grandissima rilevanza” per un voto che – sottolinea – è importante per tutta l’Unione europea perché l’economia tedesca rappresenta senz’altro un modello di successo e un elemento di traino per gli altri Paesi. In particolare però ricorda che le caratteristiche di questa economia sono datate, cioè si tratta di un modello di forte impatto industriale, manufatturiero fondato sull’esportazione. In questi anni è stato vincente ma Guerrieri avverte: si profilano sfide epocali. Il prossimo cancelliere dovrà misurarsi con la necessità di forti cambiamenti che lo studioso, che insegna in Italia, in Francia e negli Stati Uniti, riassume così: “nel mondo si esasperano alcune polarizzazioni a livello di visioni politiche e si accentuano le rivalità su sfide epocali come gli orizzonti tecnologici, in primis la digitalizzazione”.
La sfida sostenibilità
Questo accade mentre bisogna affrontare la decisiva questione ambientale con tutti i cambiamenti che implica scegliere un’economia sostenibile. Si tratta senz’altro – afferma Guerrieri – di una fase di scossoni per l’economia perché le innovazioni presuppongono dei costi prima di poter vedere i risultati. E forse proprio questa incertezza sui costi – spiega l’economista – è il motivo della perdita di consensi nei sondaggi dei Verdi che invece, all’inizio della campagna elettorale, sembravano molto favoriti. In ogni caso Guerrieri mette in luce l’importanza di avere una Germania forte in un’Europa forte, per difendere nel mondo alcuni principi che sono propri dalla fondazione dell’Unione Europea: primo fra tutti la difesa della sostenibilità ambientale ma anche di una sostenibilità sociale che dovrebbe significare combattere con più incisività le diseguaglianze che sono cresciute nel mondo e anche all’interno dell’Ue.
E poi c’è bisogno del multilateralismo, caposaldo delle politiche europee. Significa – sintetizza Guerrieri – difendere la cooperazione internazionale a dispetto della logica che, da sempre, ha mosso il mondo: la logica di potenza. E Guerrieri sottolinea che ce n’è particolarmente bisogno in una fase storica in cui lo stesso Segretario generale delle Nazioni Unite, Guterres, ha denunciato, all’apertura dell’Assemblea generale in questi giorni, il rischio di una sempre più accentuata polarizzazione intorno a blocchi contrapposti.
I sondaggi
A tre giorni dal voto alle urne, l’Unione dei cristiani democratici di Armin Laschet ha recuperato rispetto alla scorsa settimana riducendo a soli tre punti il distacco dai socialdemocratici di Olaf Scholz, che sembrano confermare il 25 per cento dei consensi. Seguono dunque la Cdu-Csu con il 22 per cento e i Verdi con il 17 per cento. Liberali e Afd sono entrambi all’11 per cento e la Linke al 6 per cento. Un 30 per cento degli elettori risulta ancora indeciso. Sempre secondo i dati degli Istituti di sondaggio Insa e Forsa, se i tedeschi potessero votare direttamente per il cancelliere, sceglierebbero Scholz nel 29 per cento dei casi, Baerbock nel 16 e Laschet nel 14 (+3 punti rispetto a una settimana fa). I conservatori sono dunque in salita dopo che due settimane fa erano scivolati addirittura al 19 per cento. Per quanto riguarda invece il ruolo dei Verdi, der Spiegel titola: “Nessun Paese verde”, sottolineando la caduta di consensi per il partito di Annalena Baerbock.
Si chiude un’era
Le elezioni tedesche del 26 settembre 2021 sono considerate da molti osservatori storiche a partire dal fatto che Angela Merkel, al timone della Germania da sedici anni, è il primo cancelliere a non ricandidarsi nella storia della Repubblica federale. Sedici anni di leadership, quattro elezioni vinte, quattro esecutivi di cui tre Grandi Coalizioni con i socialdemocratici e un governo con i liberali (FDP). Merkel ha superato il numero di anni di governo del primo cancelliere della Germania post guerra, Conrad Adenauer, e ha uguagliato Helmut Kohl, il leader che ha gestito nel 1990 la riunificazione con la Germania dell’Est. Prima di Merkel, è stato per sette anni al Palazzo della Cancelleria federale Gerhard Fritz Kurt Schröder che è stato finora l’unico cancelliere del Partito Socialdemocratico di Germania (Spd).
Donna, dell’Est, tra i leader più longevi degli ultimi decenni
In una fase storica in cui in altri Paesi del mondo non ci sono stati leader altrettanto politicamente longevi, la semplice capacità di resistenza politica della cancelliera Merkel indica chiaramente la straordinarietà di questo caso. Inoltre ci sono altre peculiarità: nella storia della Repubblica Federale tedesca Merkel è stata la prima donna alla guida della Repubblica Federale e la prima proveniente dalla ex Germania Est. Nessuna delle due cariche politiche apicali (Cancelliere e Presidente della Repubblica) sono state ricoperte prima da cittadini o cittadine della ex Germania Est.
Un altro elemento distintivo è stato quello di aver governato per dodici anni su sedici in una Grande Coalizione con la Spd. Può sembrare un dato di poco conto, eppure non è così: prima di Merkel la Grande Coalizione si era avuta in Germania soltanto una volta e per soli tre anni, dal 1966 al 1969. Con Merkel la Grande Coalizione diviene gradualmente – e per ragioni anche di affidabilità politica dei socialdemocratici – la strategia politica in grado di garantire la stabilità istituzionale in una fase politica di grandi crisi e di profonde trasformazioni sociali ed economiche.
Tratti distintivi della leadership Merkel
Durante il cancellierato Merkel indubbiamente c’è stato un deciso riposizionamento della Germania sul piano internazionale: il Paese non solo è diventato leader in Europa, ma la Repubblica Federale ha rafforzato moltissimo le relazioni commerciali e diplomatiche anche fuori dal contesto europeo, basti pensare agli scambi commerciali con la Cina, o l’accordo del North Stream 2 con la Russia, o, in generale, l’attenzione che la cancelliera ha avuto per l’Africa.
Un ruolo non indifferente di Berlino si è registrato ad esempio anche nelle trattative sul nucleare iraniano o nella gestione dell’emergenza migranti, come primo Paese europeo ad aprire le frontiere a un milione di siriani a novembre 2015, o nello stipulare i discussi accordi tra Unione Europea e Turchia. Sul piano interno, al di là delle singole questioni, Merkel ha fatto dell’intransigenza nei confronti dell’estremismo politico di destra un tratto fondamentale del suo cancellierato. Ha messo al centro del suo messaggio politico la cultura del ricordo delle responsabilità dei tedeschi nella Seconda guerra mondiale, della lotta a qualunque forma di discriminazione ed, infine, il rispetto dell’avversario politico, credendo fermamente nel multilateralismo.