Antonella Palermo – Città del Vaticano
Oggi, 20 settembre, al Palazzo Borromeo a Roma, sede dell’ambasciata italiana presso la Santa Sede, viene consegnato a padre Andrea Mandonico il Premio Letterario nato due anni fa su iniziativa di un gruppo di ambasciatori presso la Santa Sede per rendere omaggio alla lingua di Dante. Il riconoscimento è rivolto ad autori che pubblicano libri di divulgazione in italiano su temi legati alla “cultura e ai valori cristiani, ai rapporti tra Chiese e Stati cristiani, alla storia delle Chiese cristiane e al dialogo interreligioso”.
Un libro ispirato dalla beatificazione dei martiri d’Algeria
La giuria di questa seconda edizione – presieduta dall’ambasciatore Alexandra Valkenburg, capo della delegazione dell’Unione Europea presso la Santa Sede e dal vicepresidente Pietro Sebastiani, ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede – ha selezionato il volume del religioso tra 57 libri esaminati e pubblicati durante il 2020. “La breve biografia del Beato Charles de Foucauld ha evidenziato i punti forti della sua spiritualità e della sua pastorale”, si legge in una nota. Padre Andrea – vice postulatore della causa di canonizzazione di Charles de Foucauld, docente al Centro studi interreligiosi dell’Università Gregoriana, dove ha tenuto il corso “Cristianesimo e islam, una fraternità possibile?” – apre il suo saggio con un approfondimento dell’epoca in cui visse il “piccolo fratello”, e traccia il suo profilo biografico e mistico.
E’ uno studio ispirato dalla beatificazione dei Martiri d’Algeria, avvenuta l’8 dicembre 2018, la cui storia è raccontata nel volume “Tout simplement là: la vie et le message des sept moines de Tibhirine” di Thomas Georgeon e François Vayne. “Ho cercato di illustrare la sua vita vagabonda e tumultuosa ma nello stesso tempo di unità nella ricerca della volontà di Dio”, spiega ai nostri microfoni padre Andrea Mandonico, delle Società Missioni Africane:
I tre pilastri di Charles de Foucauld: Vangelo, eucarestia, visitazione
Mandonico illustra la spiritualità del nuovo santo in tre pilastri, come lui li definisce. Era profondamente radicato nel Vangelo; viveva l’attaccamento all’Eucarestia non intesa solo come celebrazione della Messa e come adorazione ma nel senso di “diventare eucarestia per i suoi fratelli”; inoltre, soprattutto nel periodo in cui visse nel Sahara, “il mistero dell’apostolato fu incarnato non solo secondo gli schemi classici dell’ottocento ma attraverso il mistero della visitazione, ovvero dare il Vangelo con tutta la vita”. Mandonico ci riferisce che “de Foucault diceva di non essere tanto fatto per predicare quanto per testimoniare, come fece la Vergine nel mistero della visitazione. Lui diceva di essere chiamato a portare l’eucarestia nei Paesi del Sahara e che là dove Gesù viene portato nell’eucarestia arriva la salvezza, che ovviamente non è qualcosa di automatico o miracoloso ma passa attraverso la propria vita. Per lui è importante la testimonianza come santità di vita”.
Modello di fraternità universale
Mandonico ricorda come Papa Francesco indica Charles de Foucault modello di fraternità universale. “Una fraternità che non è tanto fatta di teoria – spiega – ma di vicinanza. Lui si fa prossimo ai fratelli Tuareg attraverso lo studio della loro cultura, così entrando poco a poco nel loro mondo. Questa amicizia lo aiuta a essere veramente fratello di tutti”. Il sacerdote accenna, tra i vari episodi che esprimono questa radicalità di fede, quando visse la crisi del 1907-08. “E’ solo, c’è carestia, non riceve posta, è ammalato di scorbuto, rischia di morire ed è salvato dai Tuareg che si fanno in quattro per cercare quel poco di latte che lo allontanerà dalla morte. Allora in quella circostanza non è solo il fratello che dà, ma anche il fratello accolto da coloro che si sono accorti che è lì per il loro bene”. E poi ancora coglie in Charles de Foucault lo stile di inculturazione: “Quando arriva nel deserto – ricorda – si accorge che non è così facile evangelizzare i musulmani. Adotta quello stile di fraternità per cui, come diceva, con qualcuno posso parlare di Dio, con qualcun altro meglio il silenzio, con tutti la carità immensa che Gesù ci ha insegnato di avere verso l’umanità”.