Provi compassione? I vescovi brasiliani chiedono attenzione per i poveri

Vatican News

Andrea De Angelis – Città del Vaticano 

Oltre 50 milioni di brasiliani vivono in condizione di povertà. La pandemia ha aumentato il numero di persone chiamate ad affrontare il disagio nel quotidiano, ma al tempo stesso l’emergenza sanitaria legata al Covid-19 ha “nascosto” talvolta agli occhi dell’opinione pubblica la crisi sociale ed economica che milioni di cittadini hanno conosciuto sempre più da vicino. Sono esattamente 51,9 milioni i poveri ai quali oggi la Chiesa brasiliana volge lo sguardo, a due mesi esatti dalla Giornata Mondiale dei Poveri che si celebrerà il 14 novembre.

Una genuina forma di evangelizzazione 

Come precisa il sito della Conferenza episcopale del Brasile, l’evento odierno può essere seguito sui social network della dell’Episcopato e delle organizzazioni partner a partire dalle 10 del mattino, le 16 in Vaticano. Questa è la quinta edizione della giornata, istituita a livello mondiale da Papa Francesco il 20 novembre 2016, a conclusione dell’Anno Santo straordinario della Misericordia:

Alla luce del “Giubileo delle persone socialmente escluse”, mentre in tutte le cattedrali e nei santuari del mondo si chiudevano le Porte della Misericordia, ho intuito che, come ulteriore segno concreto di questo Anno Santo straordinario, si debba celebrare in tutta la Chiesa, nella ricorrenza della XXXIII Domenica del Tempo Ordinario, la Giornata mondiale dei poveri. Sarà la più degna preparazione per vivere la solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo, il quale si è identificato con i piccoli e i poveri e ci giudicherà sulle opere di misericordia (cfr Mt 25,31-46). Sarà una Giornata che aiuterà le comunità e ciascun battezzato a riflettere su come la povertà stia al cuore del Vangelo e sul fatto che, fino a quando Lazzaro giace alla porta della nostra casa (cfr Lc 16,19-21), non potrà esserci giustizia né pace sociale. Questa Giornata costituirà anche una genuina forma di nuova evangelizzazione (cfr Mt 11,5), con la quale rinnovare il volto della Chiesa nella sua perenne azione di conversione pastorale per essere testimone della misericordia.

Provi compassione? 

Per l’edizione 2021 in Brasile è stato adottato il tema: “Provi compassione?”, un invito a non essere indifferenti alla sofferenza delle persone in situazioni vulnerabili e alla crescente povertà socioeconomica che affligge decine di milioni di brasiliani. Il motto biblico che ispira la celebrazione di questa edizione è: “Avrete sempre dei poveri tra di voi”, tratto dal Vangelo di Matteo. La Giornata in Brasile è organizzata dalla Commissione episcopale per l’Azione Sociale in collaborazione con la Pastorale Sociale e gli organismi della Chiesa in Brasile. Per motivare e pubblicizzare la Giornata Mondiale dei Poveri, il Comitato organizzatore ha prodotto spot radiofonici, video televisivi, poster e cartoline per le reti sociali. Nei prossimi mesi, la Commissione delle Comunicazioni renderà disponibili anche podcast e articoli sulla situazione dei poveri in Brasile, aggravata dalla pandemia.

Poveri ed ingiustizia sociale

Parlare di povertà vuol dire anche affrontare temi quali la disuguaglianza, l’ingiustizia sociale, la corruzione. Nell’intervista a Radio Vaticana – Vatican News lo sottolinea padre Bruno Franguelli, gesuita brasiliano. 

Ascolta l’intervista a padre Bruno Franguelli

Padre Bruno, i vescovi brasiliani chiedono dunque ai fedeli se provano compassione dinanzi ai poveri. Se davvero si immedesimano, si fanno prossimi a chi vive ogni giorno un disagio. Perché è così importante questa campagna, in vista della Giornata di novembre?

Questa Giornata è così importante perchè, come ci ricorda il Papa, nella società c’è una certa indifferenza rispetto alla situazione reale della gente. Questo accade anche in Brasile, a causa della pandemia e più in generale dell’ingiustizia sociale. Questo messaggio profetico dei vescovi brasiliani ci ricorda che i poveri sono al centro del Vangelo e che abbiamo davvero bisogno di superare questa indifferenza. Dobbiamo svegliarci, ognuno può fare qualcosa. 

Quando Francesco istituì la Giornata Mondiale dei Poveri, parlò anche di una “genuina forma di nuova evangelizzazione”. Un compito questo al quale sono chiamati tutti i cristiani, dal quale non ci si può tirare indietro?

Sicuramente, basti pensare che nel Vangelo Gesù si presenta nella sinagoga dicendo che il Signore l’ha chiamato ad evangelizzare i poveri. In Gesù c’è dunque un’opzione preferenziale per i poveri, che noi in America Latina, anche con il Celam, facciamo nostra da tanti anni. Abbiamo già un cammino in questo senso, ma purtroppo a volte ci dimentichiamo di questa realtà. Tanti vescovi hanno intrapreso questa strada, vivendo in semplicità accanto ai poveri. Penso a monsignor Helder Camara, alla sua vita, alle parole che anche il Papa ha ricordato. Lui diceva: “Quando io regalo qualcosa ai poveri mi chiamano santo, ma quando mi chiedo perché sono poveri mi chiamano comunista”. Il comunismo non c’entra nulla! Questo è Vangelo puro. In America Latina, in Brasile abbiamo bisogno di ascoltare questi vescovi. Papa Francesco, quando ha scelto il suo nome, ha scelto questa opzione preferenziale per i poveri, l’ha messa nel cuore della Chiesa. C’è una sintonia profonda in questo senso. 

Parlare di 50 milioni di poveri vuol dire descrivere una realtà vasta, davvero enorme. Allora la lotta alla povertà deve diventare una priorità subito, non c’è tempo da perdere?

Il numero è grandissimo, non c’è davvero tempo da perdere. Una vasta fetta della popolazione diventa non solo povera, ma anche miserabile e questo è anche conseguenza delle scelte fatte dai governi. L’economia non va bene, non esistono politiche di protezione per i poveri, per i lavoratori e non vedo miglioramenti. Noi abbiamo appena celebrato l’indipendenza il 7 settembre, ma posso dire che siamo ancora dipendenti dalla povertà, dalla miseria, dalla corruzione politica. Questa è una situazione storica, la povertà non è certo iniziata oggi o quattro anni fa. Il Brasile è ricco nella sua natura, nella cultura, nella sua vivacità, ma purtroppo l’ingiustizia sociale è ciò che colpisce di più il Brasile. Un’ingiustizia storica, una sfida che si ripropone: cambiare questa storia.