Cassazione: il crocifisso nelle aule scolastiche non è discriminatorio

Vatican News

Adriana Masotti – Città del Vaticano

L’aula di una classe “può accogliere” la presenza del crocifisso quando la comunità scolastica interessata decida di esporlo, in quanto la sua esposizione non costituisce un atto discriminatorio nei confronti di un docente “dissenziente per causa di religione”. E’ quanto ha stabilito la corte di Cassazione nella sentenza n. 24414, pubblicata oggi, che a Sezioni Unite, si è occupata di un caso risalente a oltre 10 anni fa, riguardante la questione dell’affissione del crocifisso nelle aule scolastiche.

Il caso di Terni

Il lungo iter giudiziario, oggi concluso, era stato avviato da un insegnante di Terni che durante le sue lezioni soleva rimuovere il crocifisso dalla parete della sua aula scolastica. Crocifisso che era stato poi imposto dal dirigente dello stesso Istituto. Il Crocifisso rappresenta “l’esperienza vissuta di una comunità e la tradizione culturale di un popolo”, riconosce la sentenza, che dà ragione a quanti da sempre sostengono che il simbolo per eccellenza della fede cristiana, non crea divisioni o contrapposizioni, anzi è segno di partecipazione alle sofferenze dell’umanità, e in questo senso parla di amore, di accoglienza e di fraternità. Secondo la Suprema Cassazione il professore umbro non poteva lamentare un attacco alla sua libertà di religione dal momento che il Crocifisso esposto alla parete non implica alcun atto di adesione. alla fede. Quel simbolo, osservano infatti i giudici, non interferisce con la possibilità di ciascun insegnante di manifestare le proprie convinzioni religiose, anche critiche.

Autonomia e ragionevole accordo tra posizioni diverse

Contemporaneamente, la Cassazione ha stabilito che la decisione di esporre il crocifisso deve essere presa dalla comunità scolastica “in autonomia”, e nel rispetto di tutti, valutando anche l’eventuale possibilità di accompagnarlo “con i simboli di altre confessioni presenti nella classe”, e sempre ricercando in ogni caso un “ragionevole accomodamento tra eventuali posizioni difformi” tale da consentire “la convivenza delle pluralità”.
Per questo motivo, nella stessa sentenza, i giudici hanno annullato il provvedimento disciplinare, che prevedeva una sospensione di 30 giorni, inflitto a quel docente per aver rimosso il crocifisso all’inizio delle sue lezioni, nonostante l’ordine contrario ricevuto dal superiore scolastico.