Giancarlo La Vella – Città del Vaticano
Sono purtroppo ancora le armi a parlare in Afghanistan. I talebani hanno rivendicato il pieno controllo della Valle del Panshir, l’unica zona che ancora non aveva ceduto all’inarrestabile avanzata del movimento fondamentalista. “Con questa vittoria – ha affermato il leader talebano Zabihullah Mujahid – il Paese è completamente libero dalla guerra. Qualsiasi tentativo di insurrezione contro l’emirato islamico dei talebani sarà colpito duramente e non ne permetteremo un’altra”. Proprio poche ore prima Ahmad Massoud, comandante del Fronte di Resistenza Nazionale, si era detto favorevole ad una tregua e ad avviare negoziati ed ora esorta tutta la popolazione ad una rivolta generale contro la nuova leadership. E, negli ultimi scampoli della battaglia per il Panshir, è stato ucciso Fahim Dashti, storico portavoce della resistenza anti-talebana. Intanto è in corso il dialogo tra Kabul e diplomazie occidentali per l’evacuazione degli ultimi stranieri rimasti in Afghanistan.
Situazione umanitaria a livelli di guardia
Dal punto di vista umanitario, l’Onu ha garantito la continuazione dell’assistenza al popolo afghano. Il sottosegretario delle Nazioni Unite per i diritti Umani, Martin Griffiths, incontra a Kabul il capo del comitato della Croce internazionale: obiettivo fornire aiuti umanitari e protezioni imparziali a milioni di bisognosi. Sulla stessa linea l’Unione Europea, pronta a riaprire i corridoi per l’invio di aiuti umanitari.
Il Paese ancora senza governo
Si allungano, intanto, a Kabul i tempi per la creazione del governo. I talebani assicurano per i prossimi giorni l’annuncio del nuovo esecutivo, che sarà ad interim con il compito di realizzare riforme e cambiamenti fondamentali. Dalla Russia il ministro degli Esteri, Serghei Lavrov, ha fatto sapere che Mosca è pronta a sostenere il futuro governo afghano “se rappresenterà tutta la società afghana”, in particolare, oltre ai talebani, i pashtun e gli altri gruppi etnici. “Solo un governo inclusivo – ha detto – assicurerà la transizione a una nuova vita in Afghanistan”.