Cento anni fa l’intervento di “nonna Rosa” al Congresso eucaristico di Asti

Vatican News

Stefano Masino*

La famosa “Nonna Rosa” dal 1920 al 1928 fu ai vertici dell’Azione cattolica astigiana e tenne una serie di conferenze e corsi per fidanzate nelle parrocchie. Come in occasione del primo Congresso eucaristico diocesano (Asti, 3 settembre 1921), quando la futura nonna del Papa parlò dell’Eucaristia. Nella chiesa di Santa Chiara, in prima fila ad ascoltarla, c’era anche il vescovo Luigi Spandre.

Divisa tra faccende domestiche e momenti ritagliati alla preghiera, Rosa era comunque attivissima nella comunità. Visitava malati e carcerati, assisteva le giovani, era dirigente dell’Azione cattolica (si occupò di moralità, azione sociale, azione religiosa), amica di tanti sacerdoti, consigliera ascoltata del vescovo Spandre. E teneva conferenze e incontri in tutta la provincia.

Iscritta all’Unione femminile cattoliche italiane

Rosa Bergoglio faceva parte dell’Unione Femminile Cattoliche Italiane (u.f.c.i.)  astigiana. La sede delle “circoline”, come venivano chiamate le donne cattoliche iscritte ai circoli di Ac, si trovava in via Morelli 14, nel centro di Asti, a pochi passi dalla chiesa di San Silvestro. Tutti i mercoledì pomeriggio queste donne seguono le Lezioni sul Vangelo. Durante l’anno preparano la Giornata pro Sacerdozio, la Giornata pro Università cattolica, la Giornata missionaria, la Pasqua dei carcerati. E ancora: organizzano Gare catechistiche, partecipano ai Congressi eucaristici, raccolgono l’Obolo di San Pietro, pregano per la libertà religiosa in Messico.

Naturale, dunque, che nel Primo Congresso del 1921 la voce di Rosa Bergoglio si sentisse nella “sessione di studio” per le donne, organizzata nella centralissima chiesa di Santa Chiara, che sorgeva all’interno dell’Istituto Oblati di San Giuseppe e fu abbattuta nel 1928 (oggi su quel terreno sorge il santuario di San Giuseppe Marello).

Il discorso in Santa Chiara

Il primo Congresso eucaristico diocesano si tenne in Asti nei giorni 3 e 4 settembre 1921, voluto dal vescovo Spandre (1853-1932), già ausiliare del cardinale arcivescovo di Torino, Agostino Richelmy. Succeduto al bergamasco monsignor Giacinto Arcangeli, il nuovo ordinario di Asti fece l’ingresso in diocesi il 24 ottobre 1909.

Il 24 febbraio 1921, si riunisce in vescovado, per tracciare le linee generali, il Comitato eucaristico diocesano permanente: a fianco del vescovo, presidente onorario, vi è monsignor Carlo Vergano, vicario generale, eletto presidente effettivo; tra i sacerdoti membri, due figure vicinissime alla famiglia Bergoglio durante il decennio astigiano (1918-1929): il canonico Luigi Goria, assistente della Giunta diocesana di Ac e primo assistente diocesano della Gioventù femminile, e don Filippo Berzano, giuseppino, presidente della Giunta diocesana di Ac, direttore della «Gazzetta d’Asti» (settimanale dei cattolici fondato nel 1899) e  della Fulgor (Società sportiva che ha per programma «Dio, Patria, Famiglia e Sport»).

Monsignor Spandre nomina anche una Commissione esecutiva e un Comitato delle Signore. La Commissione esecutiva è così composta: canonico Michele Appendino, presidente; don Filippo Berzano, per la stampa; don Carlo Nebbia, per la musica; don Zaverio Pescarmona, per gli addobbi e per gli alloggi; canonico Edoardo Granero, per le funzioni religiose; canonico Secondo Stella, per le adunanze; canonico Luigi Goria, per i rapporti con le autorità, con le associazioni cattoliche e per i mezzi finanziari.

«Che cosa è il Congresso eucaristico diocesano? — domanda la “Gazzetta d’Asti” del 30 agosto 1921 — È una adunanza di fedeli cristiani i quali si raccolgono nel nome di Gesù Sacramentato e intendono di comunicarsi a vicenda lume e calore: lume per meglio comprendere questo sublime mistero e calore per amarlo maggiormente. In questi congressi la famiglia cristiana è rappresentata in tutta la sua ampiezza: vi sono gli uomini e le donne, vi sono i dotti ma anche quelli di scarsa cultura e di povero ingegno, vi sono i ricchi e vi sono i poveri. Vi è il popolo, vi è il clero, vi è il vescovo, il quale con la sua presenza conforta questo desiderio comune di stringersi attorno al Santo Tabernacolo».

L’apertura del Congresso, preceduto da una novena di preparazione, ebbe luogo sabato 3 settembre nel santuario del Portone con la celebrazione di due messe: alle 7, presieduta dal vescovo, per i bambini; alle 8 quella dei Congressisti. Al termine salì il pulpito padre Carlo Poletti, direttore generale dei Sacerdoti adoratori e vicepresidente del Comitato permanente dei Congressi eucaristici nazionali, che illustrò lo scopo dei lavori.

Alle 10 i congressisti si radunarono nelle rispettive sezioni per le “sessioni di studio”: i sacerdoti nella casa dei Padri Barnabiti attigua alla chiesa di San Martino (oratori don Giacomo Bordone e don Luigi Arione), gli uomini nella chiesa di San Michele (oratori don Giovanni Battista Sandrone e don Enrico Schierano), le donne in quella di Santa Chiara (oratori padre Ferdinando Napoli e don Alessio Patrizio).

Nel pomeriggio, alle 15, la chiesa di Santa Chiara è gremita di persone convenute per l’adunanza generale. Il vescovo Spandre esordisce leggendo la Benedizione apostolica di Benedetto xv giunta per telegramma. Dopo il vescovo prende la parola Rosa Bergoglio, che «pur essendo lavoratrice e madre di famiglia, compie meravigliosamente l’incarico di propagandista delle nostre idee».

«La signora Bergoglio — scrive la “Gazzetta d’Asti” del 10 settembre 1921, testo in seguito pubblicato nel libro Il 1° Congresso Eucaristico diocesano, tenutosi in Asti nei giorni 3 e 4 settembre 1921, aggiuntavi la relazione di due miracoli del Sacramento avvenuti in Asti, (Michelerio, Asti, 1921) — parlò dell’Eucarestia, come mezzo precipuo per adempiere i doveri di figliuola, di sposa e di madre; ed il suo dire venne seguito con molta attenzione ed infine vivamente applaudito».

Piazza Alfieri gremita

Domenica 4 settembre la giornata conclusiva del Congresso. «A memoria d’uomo — si legge nelle cronache dell’epoca — Asti non ha mai avuto fra le sue mura una manifestazione così imponente e grandiosa». Alle 9 i fedeli riempiono già il piazzale del Duomo, designato come luogo di adunata per la processione eucaristica. Dopo la Messa celebrata dal vicario Carlo Vergano con assistenza pontificale, la processione per via e piazza Umberto i (oggi piazza Cairoli), via Mazzini, piazza del Carmine, via Quintino Sella, piazza Statuto, piazza San Secondo, via Gardini giunse in piazza Alfieri. Qui davanti all’Alla (ex Foro boario) avviene la prima benedizione col Santissimo, scortato dai giovani della Fulgor e del nuovo oratorio salesiano della Vittoria. Quindi tra suoni e canti sacri la processione prende la via del ritorno per corso Alfieri alla Cattedrale.

All’altare maggiore il vescovo Spandre imparte la Benedizione Papale con l’Indulgenza Plenaria. «Poscia cantato il Tantum Ergo e data nuovamente la benedizione — conclude il libretto citato —, si espone solennemente il Santissimo, davanti a cui è un succedersi continuo di pellegrini e di persone adoratrici. Alla sera cantati i Vespri Pontificali, monsignor Vescovo sale il pulpito ed in un toccante fervorino Eucaristico lascia i ricordi del nostro primo Congresso».

Il secondo intervento nel 1926

Dopo essere stato organizzato a San Damiano d’Asti (1922), Castelnuovo Calcea (1923) e Villanova d’Asti (1924), nel 1926 il Congresso tornò nel capoluogo, e la futura nonna Rosa prese nuovamente la parola in Santa Chiara, all’assemblea generale delle associazioni cattoliche. «La signora Bergoglio di Asti — scrive la “Gazzetta d’Asti” del 5 giugno 1926 — illustra con finezza di frasi e di sentimento il delicato tema della moralità».

Il tema del v Congresso, che si svolse in due giornate, sabato 29 e domenica 30 maggio 1926, era la «Regalità di Gesù Cristo». Nel pomeriggio, in Santa Chiara, si riunì l’assemblea generale di tutte le associazioni cattoliche maschili e femminili. Sotto la presidenza del vescovo di Acqui, mons. Lorenzo Delponte, presero la parola Rosa Bergoglio, il deputato del partito popolare astigiano Leopoldo Baracco e Gualtiero Marello, presidente della Federazione diocesana giovanile. 

*(Tratto dal libro di Stefano Masino “Trilogia Astigiana. Dante, Alfieri, Bergoglio… e altri segreti”, Edizioni De Ferrari).