Una Via Lucis di giovani per trovare chi è al buio

Vatican News

Benedetta Capelli – Città del Vaticano

Roma è la prima città toccata da “Via Lucis itinerante”, giunta ormai alla terza edizione. Solidarietà, Vangelo, testimonianza sono tanti gli aspetti che caratterizzano l’iniziativa ideata dal giovane economista Giandonato Salvia. Sono le stazioni dei treni i luoghi che fanno da sfondo a Via Lucis. Da qui si parte per una destinazione che è chiara: arrivare a chi ha bisogno, a chi si è perso, offrire un aiuto, una parola e mostrare che il Vangelo è la strada per risollevarsi. La luce è la Parola ma anche la vita di tanti ragazzi che Papa Francesco ha definito “santi della porta accanto”. Giovani calati nel nostro millennio che hanno guardato in alto, che hanno dimostrato che si può essere cristiani maturi anche se l’età anagrafica non lo dice.

Il programma

Da oggi fino a sabato 11 settembre è prevista questa iniziativa che si svolge in tre momenti. Ogni tappa prevede alle 18:30 la preghiera presso la stazione ferroviaria della città raggiunta e a seguire, alle ore 21, un momento di adorazione eucaristica all’interno delle comunità che ospiteranno i giovani in cammino, accompagnato dalla presentazione di un “santo della porta accanto”. Le 14 stazioni saranno raggiunte in treno e a piedi, giorno dopo giorno, toccando tra l’altro Firenze, Assisi, Palermo e Napoli.

La luce nei volti

“Un cammino che sta crescendo”: afferma l’ideatore di “Via Lucis itinerante”, Giandonato Salvia, “una luce che vedi crescere nei volti e nelle persone coinvolte”. Salvia parla di un bilancio “non di numeri” ma “di presa di coscienza” perché c’è un bisogno di riscoprire “l’effetto” della fede. “Vivere cioè una vita in pienezza spesa per gli altri, donata agli altri”. L’organizzatore racconta che l’iniziativa nasce dal desiderio profondo di incontrare gli ultimi ed è fortemente incastrata con un altro progetto di economia e di carità.

Testimoni di vita vera

In ogni stazione si racconterà la vita di un giovane che ha vissuto nella fede. Tra queste, la storia di un ragazzo romano, David Buggi che a 17 anni muore per una malattia, o come quella della siciliana Maria Chiara Mangiacavallo, accompagnata nelle sue ultime ore di vita dall’esperienza di Chiara Corbella Petrillo. “Questi ragazzi – racconta Giandonato Salvia – sono stati scelti perché hanno vissuto nella semplicità più assoluta. Non sono santi o beati per la Chiesa ma certamente dei modelli, perché tutti hanno vissuto l’esperienza di spendersi per l’altro”. Proprio il servizio agli ultimi, il Rosario e l’Eucaristia hanno segnato le loro vite.

Tra i 14 testimoni anche Enrico Lovascio di Bologna, scomparso a 22 anni; ad Assisi sarà la mamma a raccontare Marianna Boccolini, giovane di grande spiritualità morta in un incidente stradale. “Perdono – afferma Giandonato Salvia – è la parola che più associo a Luca Ferrari di Cuneo, anche lui morto per un incidente stradale. Parlando con i suoi famigliari mi hanno detto di aver vissuto 18 giorni di grazia, sono i giorni in cui Luca era semicosciente. In quello stato chiese ai suoi genitori di perdonare chi lo aveva investito e di destinare i soldi dell’assicurazione per la creazione di un centro di accoglienza. Io credo che questa sia l’essenza più grande, è quello che è successo sulla Croce, perché la Via Crucis nasce dal perdono: tu sei riconciliato e annunci il Vangelo a tutti”.

Ascolta l’intervista a Giandomenico Salvia