Monsignor Pavan: quella firma nella cantoria della Sistina è di Josquin

Vatican News

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

Josquin è stato il primo compositore ad avere una pubblicazione di musica tutta sua. All’inizio del Millecinquecento, l’editore musicale veneziano Petrucci ha pubblicato un libro solo di Messe di Desprez e questo ha aiutato moltissimo la diffusione della sua opera in tutta l’Europa”. Il direttore della Cappella Musicale Pontificia “Sistina”, maestro Marcos Pavan, ricorda così, a Vatican News, uno dei motivi della fama di Josquin Desprez, il compositore fiammingo scomparso 500 anni fa, il 27 agosto 1521, e per più di 5 anni cantore e autore di Messe e mottetti nel Collegio dei cappellani cantori, nome antico della corale del Papa.

Ascolta l’intervista al maestro Marcos Pavan (Cappella Pontificia)

Pavan: il coro del Papa era tra i migliori d’Europa

Brasiliano, 58 anni, direttore della Cappella Musicale Pontificia dal novembre 2020, monsignor Pavan in questa intervista parla anche del brano di Josquin scelto per il concerto celebrativo per 500 anni della morte del compositore.

Maestro Marcos Pavan: chi era Josquin Desprez, e a cosa è dovuta la sua fama?

Era un uomo, un prete, che quando è morto, il 27 agosto 1521, era il musicista più famoso e conosciuto di tutto l’Occidente. Questa fama era dovuta alla sua genialità perché Josquin ha saputo prendere il meglio dello stile polifonico del suo tempo, che poteva essere considerato un po’ intellettualistico, e fargli fare un passo in avanti. I brani erano composti infatti più per la vista e per l’intelletto che non per l’orecchio. Josquin ha fatto questo passo in avanti di portare questi brani alla migliore fruibilità anche dell’uditore. Ha saputo prendere il meglio della tecnica polifonica del suo tempo, che era molto attenta alla perfezione formale e anche alla fruibilità intellettuale del brano e ha saputo dare questa nuova dimensione dell’espressione dei sentimenti nella sua musica. Dunque ha fatto fare un passo in avanti molto importante alla polifonia classica. Un altro fattore molto importante, che ha aumentato la conoscenza della sua musica, è che proprio in quegli anni c’è l’invenzione della stampa. Josquin è stato il primo compositore ad avere una pubblicazione di musica solo sua. Nel 1502, se non mi sbaglio, l’editore musicale Petrucci ha pubblicato un libro solo di composizioni di Desprez. Dunque questo ha aiutato moltissimo la diffusione della sua opera in tutta l’Europa.

A che punto della sua evoluzione artistica era Josquin, quando arriva nella Cappella musicale pontificia, intorno al 1489?

Secondo gli ultimi studi, che hanno spostato molto in avanti la data di nascita di Josquin, addirittura verso il 1550, 1555, è arrivato qua alla soglia dei 40 anni, al massimo. Stava iniziando il periodo della sua maturità e qui c’è stato uno scambio molto importante che lo ha portato alla composizione delle sue opere migliori e anche più conosciute.

E qual’era la situazione del coro papale in quegli anni?

Proprio in quegli anni il coro viveva un momento di grande fioritura, perché Papa Sisto IV aveva dato un grande impulso al Collegio dei cappellani cantori, come si chiamava il coro del Papa in quel periodo, che era stato fondato al tempo del papato ad Avignone, però con Sisto IV aveva avuto questo grande impulso. In quel periodo il coro papale, la Cappella pontificia, aveva raggiunto il livello delle migliori cappelle di tutta l’Europa e sicuramente anche d’Italia. Quando Josquin arriva a Roma lui non solo dà il meglio di sé con la sua genialità, ma anche viene influenzato dagli altri grandi musicisti che facevano parte della Cappella in quel periodo. Uno fra tutti Marbrianus De Orto, con cui lui ha vissuto veramente una fratellanza musicale e che sicuramente ha influito sulla sua opera e ha subito anche la sua influenza. Questo lo sappiamo dai manoscritti di quel periodo, che sono conservati nella Biblioteca Apostolica Vaticana.

Dei tanti mottetti e Messe composti in questo periodo nella Cappella musicale pontificia, nei suoi 5 anni di permanenza, quali vogliamo ricordare?

Sono tanti! Possiamo ricordare la famosa Messa “La sol fa re mi”, “Lascia fare a me” legata ad un aneddoto. Il cardinale Ascanio Sforza gli doveva una somma di denaro e tutte le volte che lui ricordava al cardinale che gli doveva questi soldi, il porporato diceva: “Lascia fare a me, lascia fare a me”. Allora lui ha fatto questa Messa  “La sol fa re mi”, come uno scherzo. Poi ha fatto tante cose belle, l’ Ave Maris Stella e mottetti importanti, fra i quali il mottetto con cui la Cappella Sistina partecipa a questa celebrazione di Josquin, che è il tractus “Domine, non secundum peccata nostra”, che è stato composta in quel periodo e fu eseguito sicuramente per la prima volta qui in Cappella Sistina, da quella cantoria, nella celebrazione del Mercoledì delle ceneri.

La firma “Josquin”, scoperta sul muro della Cappella Sistina, nella zona della cantoria dopo i recenti restauri, potrebbe essere davvero la sua?

Molto probabilmente, perché era usanza dei cantori quel periodo, ma anche posteriore, di lasciare la propria firma. Perché per i cantori che erano anche compositori sicuramente era un privilegio poter partecipare alla Cappella pontificia e dunque in questo modo lasciavano un po’ il loro ricordo.

La Cappella musicale Sistina ha deciso di celebrare il cinquecentesimo anniversario della sua morte con un concerto. Quali brani avete scelto e che significato ha per voi questa iniziativa?

Noi abbiamo scelto questo tractus di cui parlavo, “Domine. non secundum peccata nostra”. Il tractus è un brano che viene eseguito nella Messa nel periodo di Quaresima, e questo in particolare si esegue il Mercoledì delle ceneri. È un brano a due e poi a 4 voci dispari, che si eseguiva qui nelle celebrazioni del Papa. Lo abbiamo scelto per tre motivi: il primo per la sua bellezza, perché è veramente è un brano molto bello, molto espressivo, su un canto firmus gregoriano. Il secondo motivo è che è stato composto in quel periodo qui, mentre Josquin era nel Collegio papale, per le celebrazioni del Papa. E dunque per la prima volta, sicuramente, è stato eseguito in Sistina. E il terzo motivo è perché abbiamo scelto, per quel concerto, brani in qualche modo collegati anche agli affreschi della Cappella Sistina. Dunque questo brano parla proprio del giudizio di Dio, e dice: “Signore, che io non sia giudicato secondo i miei peccati”. E questo ci ricorda proprio il Giudizio Universale che abbiamo qui davanti a noi che rappresenta il giudizio di Dio alla fine dei tempi. Questi sono i tre motivi per cui abbiamo scelto questo brano.