Marina Tomarro – Città del Vaticano
“Prego per loro ed esorto tutti ad avere cura degli oceani e dei mari. Curare la salute dei mari: niente plastica in mare!”. Così Papa Francesco nell’Angelus dello scorso 11 luglio, nel giorno in cui ricorre la ‘Domenica del Mare’, ha voluto lanciare nuovamente un appello ad eliminare l’uso della plastica, altamente inquinante per il pianeta. Anche in Vaticano sono state promosse iniziative per diminuire l’uso di questo materiale, con l’abolizione dal 2019 della vendita di plastica monouso. Una lotta ribadita anche nel documento interdicasteriale “In cammino per la cura della casa comune”, diffuso in occasione del quinto anniversario dell’Enciclica “Laudato si’”, dove forte è il richiamo alla necessità di una conversione ecologica, di un cambiamento nella mentalità che porti alla cura della vita e del Creato.
Un mondo pieno di plastica
Ogni anno vengono prodotte più di 300 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica e questo dato purtroppo è ancora in crescita. Solo il 9% di questi rifiuti viene riciclato. Il resto viene incenerito o scartato. La maggior parte dei rifiuti di plastica scartati è messa in discarica. Questo succede perché la metà della plastica che produciamo è “usa e getta”,. Si tratta di prodotti come cannucce, sacchetti e bottiglie d’acqua che vengono gettati via dopo essere stati utilizzati. Proprio questi sono una delle prime cause del continuo aumento della quantità di rifiuti che entrano in discarica e che, inevitabilmente, inquinano l’ambiente. In Italia sono diverse le iniziative virtuose per eliminare questo materiale altamente inquinante. In molte spiagge, all’inizio della stagione balneare, i volontari di varie associazioni si impegnano per pulire i lidi dall’ingombro delle plastiche e dei rifiuti spesso trascinati dalle mareggiate durante i mesi invernali.
L’idea di un territorio “plastic free”
Ma l’emergenza non riguarda solo il mare. Anche in montagna è scattata la lotta contro la plastica. Come nella incantevole Val di Pejo in Trentino dove è forte la volontà di eliminare gradualmente la plastica per arrivare ad essere “plastic free zone”. Il progetto, lanciato nel 2019 dall’Azienda per il Turismo della Val di Sole di cui la Val di Pejo fa parte, ha previsto fin dall’inizio più passaggi: il primo, nella scorsa stagione sciistica, ha riguardato la società impianti, la scuola di sci e i rifugi della skiarea Pejo3000 incastonato all’interno del Parco Nazionale dello Stelvio. Questo primo intervento aveva portato all’eliminazione di bottiglie d’acqua e bibite in plastica, stoviglie monouso, cannucce e bustine di ketchup e maionese. Contestualmente, è stata lanciata una originale campagna informativa rivolta agli sciatori per coinvolgerli nell’iniziativa, favorendo la limitazione dell’uso della plastica nelle loro azioni e per riportare i rifiuti a valle invece di disperderli in quota. “L’idea è nata circa due anni fa dopo aver letto un articolo scritto dall’Università di Milano, in cui veniva spiegato che le micro particelle di plastica venivano trovate perfino nelle acque dei ghiacciai, spiega Fabio Sacco direttore dell’APT, l’Azienda per il Turismo della Val di Sole. Questo significava che l’inquinamento arriva addirittura in luoghi difficili da raggiungere per l’uomo. Tutto ciò, aggiunge, ci ha spinti fortemente ad avviare questo percorso virtuoso. Dopo un anno, con l’arrivo anche della pandemia, abbiamo deciso di coinvolgere anche le strutture ricettive che accolgono quanti vengono sulle nostre montagne. Ad oggi l’80% di queste hanno ricevuto “il marchio Plastic Free Zone, ma anche le altre a breve raggiungeranno questo obiettivo”.
Un lungo percorso di cambiamento
Per poter ottenere il marchio “Plastic Free Zone” le strutture hanno dovuto sottoscrivere un preciso elenco di impegni: Hanno dovuto definire un piano di azioni e di miglioramento con il supporto dell’APT Val di Pejo e del gruppo di lavoro. Tra le finalità ci sono quella di prediligere l’uso, ove possibile, di oggetti riutilizzabili; di eliminare il monouso, di sostituire la plastica con materiali biodegradabili e compostabili, smaltibili con la raccolta dell’organico. Un altro impegno sottoscritto dalle strutture della Val di Sole consiste nel sensibilizzare i propri ospiti sulla diminuzione dell’uso della plastica, sulla corretta gestione dei rifiuti, smaltimento e prevenzione della dispersione nell’ambiente durante il loro soggiorno.
“Non è così automatico per un hotel avviare questi cambiamenti”, sottolinea Sacco. Ad esempio, in molte strutture “sono state distribuite delle borracce di alluminio che hanno sostituito le bottigliette di plastica, e tra queste anche alcune molto particolari perché interattive, che permettono di scoprire la storia dei corsi d’acqua della Val di Sole”. È bello vedere anche le reazioni dei clienti, che dopo una iniziale sorpresa, “alla fine diventano parte di questa iniziativa e ne sono molto contenti”. La speranza è quella che, presto, questo esempio virtuoso della Val di Pejo venga seguito anche in altre zone. “Nei nostri manifesti – racconta il direttore dell’APT – abbiamo scritto: siamo i primi ad aver seguito questa strada, ma ogni tentativo di imitazione è estremamente gradito! Perché non è una gara a chi è il più bravo: è la volontà di tentare di proporre un certo tipo di modello e di aprire una strada che ci auguriamo sia seguita da tanti altri”.