Hélène Destombes e Gabriella Ceraso – Città del Vaticano
Dal mese di luglio monsignor Bruno-Marie Duffé, sacerdote della diocesi di Lione, termina il suo mandato come segretario del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, guidato dal cardinale Peter Turkson. Un incarico iniziato nel giugno del 2017 con la nomina papale e segnato da tappe importanti quali il viaggio, da inviato in Brasile nel 2019 a Brumadinho, dopo il crollo nella miniera di ferro che causò la morte di più di 270 persone.
Vicinanza e reciprocità: parole chiave in un bilancio che monsignor Duffé traccia di questi anni, nell’intervista rilasciata alla redazione francese di Vatican News, soffermandosi sui tempi moderni che definisce segnati dalla ”grande sfida della convivenza, del riconoscimento e dell’accoglienza reciproca” che ci pone sul crinale, in bilico tra “violenza e rottura” o “dialogo e incoraggiamento reciproco”.
Convivenza e accoglienza: le grandi sfide dei tempi moderni
Grande parte della sua attività è stata interessata negli ultimi anni dal problema “salute” a causa sostanzialmente della pandemia e della scelta conseguente del Papa di istituire una Commissione COVID-19. Una esperienza che ha dimostrato – rimarca monsignor Duffé – sempre più chiaramente quanto salute, ecologia e questioni sociali siano profondamente connesse e riportino a quanto Francesco ha chiesto ovvero una “riscoperta della creazione”. E tutti gli attori, tutti gli ambiti, tutte le religioni, in tal senso sono importanti: tutti possono contribuire a “costruire, ricostruire e dispiegare una nuova modalità di relazioni tra noi e una nuova modalità di dialogo tra tutti” in armonia con il Creato.
La memoria dei valori, bussola da offrire a tutti
Ma come attuarlo e da dove iniziare? Monsignor Duffé, citando anche l’esperienza fatta in America Latina, pone in primo piano il concetto di “memoria”, del “rivisitare la nostra memoria”. “Nella nostra memoria collettiva e in quella personale – afferma – abbiamo un certo numero di elementi che ci possono aiutare a pensare a questo nuovo modello. Non si tratta – spiega – di tornare al passato, ma di rivisitare i valori e i riferimenti che abbiamo” a partire dal riappropriarsi del senso del “limite” e del “ritmo” in un’epoca che monsignor Duffé legge come frenetica”. Una delle sfide di oggi è proprio questa. “Memoria, speranza, solidarietà concreta – afferma – sono come una bussola che potremmo offrire a tutti”.
Riforma vaticana: non solo norme ma identità della Chiesa
Infine un pensiero alla riforma avviata dal Papa, che, lungi dall’essere puramente strutturale o amministrativa o ancora normativa, è da intendersi nei termini di “dinamica della missione e della presenza della Chiesa nel mondo contemporaneo”. L’immagine che il presule adotta è quella dell’apertura da parte del Pontefice di “cammini e prospettive” affinché tutti i battezzati possano essere attori della missione. “Siamo una Chiesa – afferma – in mezzo a un mondo ansioso, a volte anche angosciato. Siamo una Chiesa che è chiamata ad offrire presenza, attenzione, misericordia e cura delle persone. E questo è il significato di questa riforma”.