Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano
È il 6 agosto del 1221. Consumato dalle fatiche, Domenico muore nel convento di Bologna. Nato nel 1170 in Spagna, a Caleruega, dedica la sua vita alle Sacre Scritture, ai poveri e alla preghiera. Da giovane si applica negli studi. Si trova nella città di Palencia quando, scosso dalla miseria e dalle sofferenze causate dalla carestia, vende i propri libri per aiutare i poveri. Dopo l’ordinazione sacerdotale, viene eletto canonico del capitolo della Cattedrale nella sua diocesi di origine, Osma. Nei primi anni del 1200, fonda l’Ordine dei Frati Predicatori per diffondere e difendere, attraverso il ministero della predicazione, le verità della fede cattolica. La specificità dell’ Ordine è riassunta da San Tommaso nella formula “contemplata aliis tradere”: trasmettere agli altri le cose contemplate. Il ritratto di San Domenico è condensato nelle parole del beato Giordano di Sassonia, suo successore nella guida dell’Ordine dei Predicatori: “Infiammato dello zelo di Dio e di ardore soprannaturale, per la tua carità senza confini e il fervore dello spirito veemente – scrive il beato Giordano di Sassonia – ti sei consacrato tutt’intero col voto della povertà perpetua all’osservanza apostolica e alla predicazione evangelica”. San Domenico, contemporaneo san Francesco di Assisi, è stato canonizzato da Papa Gregorio IX il 3 luglio del 1234.
Un segno di speranza
Nella Basilica di San Domenico a Bologna, mercoledì 4 agosto, il cardinale Matteo Maria Zuppi ha presieduto la Messa nel Giubileo per gli 800 anni dalla sua morte. Ha concelebrato anche fra Gerard Francisco Timoner, maestro generale dell’Ordine. “Come ha eloquentemente scritto Papa Francesco nella sua lettera all’Ordine per commemorare l’VIII centenario della nascita alla vita eterna di san Domenico – ha sottolineato fra’ Timoner nell’omelia – tra i titoli attribuiti a san Domenico, Praedicator gratiae, ‘Predicatore di Grazia’ spicca per la sua consonanza con il carisma e la missione dell’Ordine da lui fondato”. “Questo – ha aggiunto – è il nostro dono alla Chiesa: la ‘grazia della predicazione’ e la ‘predicazione della grazia’ cioè l’annuncio di Dio, Grazia increata, che si dona all’umanità. Coltivando e condividendo questo carisma e questa missione, Domenico divenne una vera Luce della Chiesa”. “In questi tempi difficili in cui la gente sembra perdere la speranza, San Domenico ci offre spem miram, una meravigliosa speranza”.
Sulle orme di San Domenico
Oggi i domenicani sono circa cinquemila, sparsi in 80 nazioni. La famiglia religiosa include anche monache dedite alla vita contemplativa, suore impegnate nell’apostolato. Tra i figli illustri di San Domenico ci sono San Tommaso d’Aquino, Francisco de Vitoria, uno dei padri del diritto internazionale. Il cammino sulle orme di San Domenico si snoda tra le vie del Vangelo e quelle del mondo. È quanto sottolinea a Vatican News fra’ Gerard Francisco Timoner, sottolineando che San Domenico è un santo “senza tempo”.
Dopo otto secoli Domenico resta un santo del tutto moderno…
Noi pensiamo che San Domenico sia un santo medievale, ma San Domenico è un santo “classico”, un santo senza tempo, non perché si collochi al di là delle vicissitudine della storia. Ma perché diventa un evento di senso in ogni momento della storia. Esattamente 300 anni dopo la morte di San Domenico, Ignazio di Loyola legge le biografie di San Francesco e di San Domenico. E sperimenta la grazia della conversione. Se Domenico ha ispirato un uomo vissuto centinaia di anni dopo di lui a diventare il santo. Allora Domenico può essere una fonte d’ispirazione anche per noi oggi: San Domenico ha qualcosa da dire anche per noi in questo tempo.
San Domenico ha ispirato molte altre storie di santità…
L’ispirazione di San Domenico è ampia: abbiamo San Tommaso d’Aquino che ha dedicato la sua vita per lo studio e anche per servire la Chiesa con la sua filosofia e teologia. Abbiamo Santa Caterina da Siena e santi come San Martino de Porres, Santa Rosa de Lima che hanno predicato con atti di misericordia. Abbiamo anche il Beato Angelico, un grande pittore, e poi altri santi. E quindi una santità multiforme, nel segno della ricchezza della santità San Domenico.
Nella lettera che Papa Francesco le ha indirizzato lo scorso 24 maggio in vista dell’ottavo centenario della morte di San Domenico, il Pontefice scrive che Domenico può “servire da ispirazione a tutti i battezzati, i quali sono chiamati, come discepoli missionari, a raggiungere ogni ‘periferia’ del nostro mondo con la luce del Vangelo e l’amore misericordioso di Cristo” Come i domenicani, in questo tempo scosso anche dalla pandemia, svolgono la loro missione nelle periferie, nelle frontiere non solo geografiche?
Abbiamo fratelli e sorelle che lavorano in queste periferie, per esempio nella frontiera tra l’umanità e l’inumanità, nella frontiera della giustizia e della pace. In tutto il mondo abbiamo fratelli sorelle che lavorano in questa frontiera. A Ginevra, presso le Nazioni Unite, abbiamo un ufficio che si chiama “Domenicani per la Giustizia e la Pace”.