Fabio Colagrande – Città del Vaticano
Secondo i dati forniti dal Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, aggiornati al 1° agosto, quest’anno in Italia si sono verificati circa 1.300 incendi boschivi, con una media di dodici al giorno. Anche l’estate del 2021 è quindi caratterizzata dai roghi che stanno bruciando Sardegna, Sicilia, Abruzzo, Marche, Molise, Puglia e Calabria. Dietro gli incendi, spiegano le autorità, non ci sarebbero solo i piromani ma anche la mancanza di una pianificazione delle aree boschive e lo spopolamento delle aree più fragili. Migliaia di ettari di terreno bruciati, boschi e frutteti distrutti, assieme a campi coltivati, aziende e abitazioni. Solo in Sardegna si parla di danni che ammonterebbero a un miliardo e di un tempo di 15 anni necessario per ricostituire l’ecosistema.
Le cause degli incendi
Se quindi, come spiega il rapporto “Ecomafie di Legambiente”, dietro agli incendi ci sono molto spesso la mano dell’uomo e gli interessi delle organizzazioni criminali, una buona parte dei roghi sono causati da una cronica mancanza di manutenzione. A scatenare le fiamme sono l’incuria delle aree boschive, ma anche i comportamenti dei cittadini. Per cambiare rotta serve un investimento “in prevenzione ma anche in educazione civica, per insegnare ai ragazzi delle scuole il rispetto per i boschi”, ha dichiarato nei giorni scorsi, il nuovo capo dei Vigili del Fuoco Guido Parisi.
Pennisi: manca la prevenzione
Ma l’assenza di una cultura della salvaguardia dell’ambiente chiama in causa anche la Chiesa, come ha spiegato ai microfoni di Radio Vaticana monsignor Michele Pennisi, arcivescovo di Monreale e vicepresidente della Conferenza episcopale siciliana, una delle regioni più colpite dagli incendi estivi di quest’anno.
Monsignor Pennisi, di chi è la responsabilità dell’emergenza che si sta vivenso in questi giorni in Sicilia?
Innanzitutto ci sono responsabilità dirette di chi volontariamente ha acceso questi fuochi. Questi atti, oltre ad essere dei delitti per la legge dell’uomo, sono anche un grave peccato contro Dio e contro la sua Creazione, come ha affermato in più occasioni Papa Francesco. Ma ci sono anche responsabilità indirette, nella misura in cui non c’è stata un’adeguata prevenzione ed è mancata un’educazione alla tutela dell’ambiente. Mi riferisco al fatto che, per esempio, il sottobosco dei nostri territori spesso non è curato adeguatamente e il personale addetto alla cura forestale non è preparato a sufficienza o è stato assunto all’ultimo momento. Servirebbe invece un lavoro di prevenzione fatto tutto l’anno e non soltanto quando arriva il periodo estivo. Certamente, qui in Sicilia, ci sono stati alcuni arresti di persone che avevano appiccato il fuoco volontariamente, ci sono stati molti incendi dolosi e altri casuali, ma quella che occorrerebbe è una mobilitazione da parte di tutti i cittadini per prevenirli. Sarebbe importante che le persone controllassero il territorio e segnalassero gli eventuali piromani, altrimenti si cade nell’omertà. È importante che tutti collaboriamo alla difesa dell’ecosistema, di questa Casa comune che il Signore ci ha dato, per curarla, non per violentarla.
Secondo lei tra i cattolici, a più di sei anni dalla pubblicazione dell’enciclica “Laudato si’”, c’è la consapevolezza che i crimini contro la Casa comune sono dei veri e propri peccati?
Bisogna dire che la coscienza di questi temi è cresciuta ma c’è ancora da lavorare a livello di evangelizzazione e di catechesi. Sono rimasto sorpreso perché noi come diocesi avevamo inserito nel corso di catechesi dei ragazzi i temi della salvaguardia dell’ambiente e qualche genitore si è lamentato dicendoci: “Ma cosa insegnate ai ragazzi? A fare la differenziata? Ma cosa c’entra col Vangelo?”. Si capisce da ciò come sia importante che ci sia invece una sensibilizzazione proprio sulla tutela dell’ambiente. In questo senso mi pare importante che la 49a Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, in programma a Taranto dal 21 al 24 ottobre, abbia come titolo “Il pianeta che speriamo: ambiente, lavoro, futuro tutto è connesso”. Purtroppo succede spesso che l’appuntamento delle Settimane sociali dei cattolici sia riservato solo a pochi delegati e poi magari non ci sia a livello diocesano quel coinvolgimento capillare che invece è necessario. Io mi auguro innanzitutto che quest’anno la Settimana Sociale dei Cattolici sia preparata bene, partendo dalla base, dai territori. Ma poi, una volta che si è tenuta, che i suoi contenuti possano essere condivisi a livello capillare nelle parrocchie, nei vicariati e un po’ anche negli ambienti laicali, perché il tema della tutela dell’ambiente, del lavoro e del futuro è qualcosa che riguarda ogni uomo e ogni donna.
Questi incendi, purtroppo, si ripetono puntualmente ogni anno in Sicilia, come in altre regioni. Come fare per prevenirli?
C’è una responsabilità da parte delle Istituzioni preposte, mi riferisco soprattutto alla Regione e alla Protezione civile che devono prepararsi in tempo per evitare questi fenomeni ricorrenti. Bisognerebbe curare il territorio, fare una manutenzione del sottobosco, cercando di creare attorno ai luoghi solitamente interessati dagli incendi delle cinture di protezione. Poi sarebbe importante non solo mobilitare direttamente le persone impegnate nella cura forestale ma anche invitare tutti i cittadini a una maggiore tutela del proprio territorio.