Covid: in Asia più contagi, ma meno vaccini

Vatican News

Giancarlo La Vella – Città del Vaticano

Il continente asiatico, per primo colpito dalla pandemia di coronavirus, sia pure con situazioni variegate per ogni singolo Stato, è quello che l’anno scorso ha adottato tempestivamente misure di contenimento dei contagi, ancora prima che l’Europa e le Americhe. Oggi la situazione è un po’ diversa. L’India, l’Indonesia e altri Paesi sono drammaticamente balzati in testa nell’elenco delle aree più contagiate per molti motivi. Tra questi, secondo Stefano Vecchia, esperto del continente asiatico, la difficoltà nell’avviare campagne vaccinali:

Ascolta l’intervista a Stefano Vecchia

In India record di contagi

Il caso più eclatante, sottolinea Vecchia, è quello dell’India, che con 1 miliardo e 400 milioni di abitanti al momento ha superato i 31 milioni di contagi con quasi 420 mila decessi. Nel Sud-Est asiatico la situazione più di rilievo è quella delle Filippine: oltre 1 milione e mezzo di contagi. In Estremo Oriente spicca il caso del Giappone che, in questo momento di svolgimento delle Olimpiadi, fa storia a sé: 900 mila i contagi registrati con 15 mila morti. In genere si può dire che però questa rischia di non essere una fotografia veritiera, dato che in molti Paesi i dati ufficiali peccano di una evidente sottostima dell’entità dei contagi. Il dato palese in Asia è che i vari Stati hanno reagito ognuno con un programma diverso a livello di prevenzione e cura del coronavirus. Si è creata, secondo Vecchia, una situazione a macchia di leopardo e non è possibile tracciare al momento un quadro uniforme per tutto il continente.

La scarsità dei vaccini, vero problema

Anche il panorama dei vaccini in Asia appare variegato e diversificato. Il Giappone, ad esempio, che è un Paese estremamente sviluppato, ma con un’industria essenziale, dipende molto dalla cooperazione con aziende straniere. Un altro caso eclatante è quello dell’India, che, pur essendo il maggiore produttore al mondo di vaccini, non riesce a garantire una copertura sufficiente a garantire dosi per tutta la popolazione. E questo pur avendo bloccato l’esportazione del siero. In mezzo a queste due situazioni estreme, afferma Stefano Vecchia, c’è tutta una varietà di casi. Tra questi da citare la Thailandia. Anche questo Paese è un forte produttore di vaccini, ma si trova sprovvisto di dosi anche a causa di questioni legali connesse alla concessione di brevetti, quindi non legate strettamente alle capacità produttive.

Covid e ricadute sul mondo del lavoro

In Asia sono diverse le aziende, anche legate a colossi industriali, che stanno chiudendo sedi produttive a causa della diffusione del virus che, a motivo delle varianti, sta facendo registrare un generale aumento. Uno dei motivi, afferma Vecchia, è quello di mettere in sicurezza le maestranze locali di fronte alla propagazione dei contagi. Ma ci sono anche altri fattori più strettamente economici, come la diminuzione della domanda per molti prodotti sia all’interno che all’estero. Anche la filiera produttiva, dalla distribuzione delle materie prime alla distribuzione del prodotto finito, è stata messa fortemente in crisi dallo sviluppo del virus.