Libano: accesso difficile all’acqua per oltre 4 milioni di persone

Vatican News

Adriana Masotti – Città del Vaticano

Sono più di 4 milioni le persone, tra cui un milione di rifugiati, a rischio in Libano di perdere l’accesso all’acqua sicura. Con la rapida escalation della crisi economica, la carenza di fondi, di carburante e di beni come il cloro e di pezzi di ricambio, l’UNICEF stima che la maggior parte dei sistemi di pompaggio dell’acqua cesserà gradualmente di funzionare in tutto il Paese nelle prossime quattro-sei settimane.

In crisi il sistema idrico pubblico

“Il settore dell’acqua è stato spremuto fino alla distruzione dall’attuale crisi economica in Libano, incapace di funzionare a causa dei costi di manutenzione pagati in dollari, delle perdite d’acqua causate da acqua non fatturata, del collasso parallelo della rete elettrica e della minaccia dell’aumento dei costi del carburante”, ha dichiarato Yukie Mokuo, rappresentante dell’UNICEF nel Paese, in un comunicato diffuso dall’Agenzia Onu. Se il sistema pubblico di approvvigionamento idrico dovesse crollare, l’UNICEF stima che i costi dell’acqua potrebbero aumentare del 200% al mese per accedere a fornitori alternativi o privati. Per troppe famiglie libanesi estremamente vulnerabili, questo costo sarebbe insostenibile, poiché rappresenta il 263% del reddito medio mensile.

Le conseguenze della crisi

Secondo una valutazione supportata dall’UNICEF, basata sui dati raccolti dalle quattro principali società pubbliche di servizi idrici, a maggio e giugno 2021, più del 71% delle persone rientra nei livelli di vulnerabilità “altamente critici” e “critici”. Quasi 1,7 milioni di persone hanno accesso a soli 35 litri al giorno, una diminuzione di quasi l’80% rispetto alla media nazionale di 165 litri pre-2020. Inoltre dal 2020 si è verificato un aumento del 35% dei prezzi delle forniture d’acqua all’ingrosso del settore privato, mentre il costo dell’acqua in bottiglia è raddoppiato. Infine, a livello nazionale, l’acqua non contabilizzata a causa delle perdite del sistema è circa il 40%, soprattutto a causa della mancanza di manutenzione e degli allacciamenti illegali.

I rischi per la salute

Nel pieno dell’estate, “se non si interverrà con urgenza – ha dichiarato Yukie Mokuo – ospedali, scuole e strutture pubbliche essenziali non potranno funzionare e oltre quattro milioni di persone saranno costrette a ricorrere a fonti d’acqua non sicure e costose, mettendo a rischio la salute e l’igiene dei bambini. L’effetto negativo immediato – prosegue – riguarderebbe la salute pubblica. L’igiene, infatti, sarebbe compromessa e il Libano vedrebbe un aumento delle malattie”. 

L’attività di UNICEF a sostegno delle famiglie 

L’UNICEF fa sapere di lavorare a stretto contatto con i fornitori pubblici di acqua per raggiungere i bambini e le donne più vulnerabili. Utilizzando le infrastrutture idriche esistenti durante la pandemia da COVID-19, l’organizzazione ha sostenuto la fornitura di acqua sicura alle comunità libanesi. “Rimarremo fermi nel nostro sostegno alle comunità, per quanto le risorse lo permetteranno, ma questa situazione allarmante richiede fondi immediati e continui”, ha dichiarato ancora Mokuo, ribadendo l’importanza “che il diritto più elementare all’acqua pulita sia soddisfatto per i bambini e le famiglie in questo momento critico per il Paese”.