Lisa Zengarini – Città del Vaticano
“I minori e gli adulti vulnerabili sono una priorità per la società e la Chiesa”, inoltre il rifiuto “fermo e chiaro” di ogni caso di abuso rappresenta “un atto di giustizia e l’affermazione dei valori del Vangelo in linea con la tradizione cristiana”. I vescovi portoghesi lo ribadiscono nel documento che si rifà anche al Motu proprio “Vos estis lux mundi” del 2019 e al più recente “Vademecum su alcuni punti di procedura nel trattamento dei casi di abuso sessuale di minori commessi da chierici”, pubblicato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede il 16 luglio 2020. Prioritaria, si sottolinea, è la prevenzione degli abusi, “anche quando avvengono con i mezzi digitali”, da realizzare in collaborazione con altre istituzioni.
Ascoltare, accompagnare e assistere le vittime
Seguendo le indicazioni della Santa Sede, dunque, le linee guida dedicano una sezione specifica di regole al trattamento dei casi di abuso sessuale “al fine di ascoltare, accompagnare e garantire un’adeguata assistenza medica, spirituale e sociale alle vittime di abuso e alle loro famiglie, in attività ecclesiali”. Ai vescovi viene chiesto di includere, nelle rispettive Commissioni diocesane incaricate della protezione dei minori, “specialisti nei vari campi che riguardano la prevenzione, la formazione, il monitoraggio e l’ascolto, sia per i minori che per gli adulti vulnerabili e per i loro tutori”. Come fatto finora, si legge ancora nel testo, “la Chiesa coopererà con la società e le sue autorità civili; presterà attenzione a tutte le segnalazioni e risponderà con trasparenza e tempestività alle autorità competenti in ogni situazione relativa agli abusi sui minori, nel rispetto dei diritti delle persone, incluso il loro buon nome e il principio della presunzione di innocenza”.
Necessarie formazione e selezione degli agenti pastorali
Con l’obiettivo di garantire ai fedeli, a cominciare dai bambini, dagli adolescenti, dai giovani e dai più vulnerabili “un ambiente sano e sicuro nella Chiesa”, la Cep inoltre chiede una formazione specifica per gli agenti pastorali, una particolare attenzione nella selezione dei candidati al sacerdozio e alla vita consacrata, la cui formazione deve comprendere “un sano sviluppo psicologico ed emotivo” e meccanismi efficaci per monitorare i casi di abuso, “dal momento della loro segnalazione o denuncia fino alla conclusione delle procedure canoniche, civili e pastorali”. Inoltre, le nuove linee guida chiedono, laddove ciò ancora non avvenga, un attento esame di idoneità dei candidati a interagire con minori, ordinati o laici, “senza escludere la possibilità di richiedere certificati civili o il casellario giudiziario”. Le comunità cattoliche, da parte loro, sono chiamate a fornire informazioni su come interagire con minori e adulti vulnerabili, “non solo su comportamenti vietati”, ma anche su quei “comportamenti che valorizzano un’interazione sicura e rispettosa”.
Proibito qualsiasi comportamento inappropriato
Secondo il documento, gli operatori pastorali, chierici o laici, dovranno sempre trovarsi “in luoghi visibili quando si trovano con minori e adulti vulnerabili” e “usare la necessaria prudenza quando comunicano con minori e adulti vulnerabili, di persona o tramite telefono, mezzi digitali o altri strumenti”. Oltre a “comportamenti inappropriati o con connotazioni sessuali, “esplicite o nascoste”, le linee guida vietano tassativamente di applicare qualsiasi tipo di punizione corporale a minori e adulti vulnerabili.