VATICAN NEWS
Indelebile il ricordo. Baghdad, Erbil, Mosul, Qaraqosh. Quattro giorni ad altissima intensità lungo la geografia dell’Iraq, i passi di un Papa tra le macerie reali ed esistenziali di una popolazione, non solo cristiana, che voleva abbracciare e onorare anche Francesco per dirsi sulla strada della riconciliazione. E quello che è avvenuto quattro mesi fa, dal 5 all’8 marzo, è tornato nel colloquio cordiale tra il Papa e il premier iracheno Mustafa Al-Kadhimi, in visita in Vaticano.
“I momenti di unità vissuti dagli iracheni” sono stati tra gli argomenti principali delle conversazioni assieme, ha informato la Sala Stampa vaticana, all’“importanza della promozione della cultura del dialogo nazionale per favorire la stabilità e il processo di ricostruzione del Paese”. Rilievo è stato dato anche alla tutela della “presenza storica dei cristiani nel Paese con adeguate misure legali”, con garanzie di “diritti e doveri” al pari degli cittadini – in considerazione del “significativo contributo” che tale presenza apporta al bene comune.
Lo sguardo di Francesco e del primo ministro dell’Iraq si è fermato poi sulla “situazione regionale” e sulla constatazione degli “sforzi compiuti dal Paese, con il sostegno della comunità internazionale, per ristabilire un clima di fiducia e di convivenza pacifica”. Come da prassi, il premier iracheno si è poi intrattenuto con il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, accompagnato dall’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati.