Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano
“La Santa Sede, nel riaffermare il diritto esclusivo di gestire le proprie frontiere, auspica un impegno regionale, comune, solido e coordinato, volto a porre la persona e la sua dignità al centro di ogni esercizio politico”. È questa l’importante esortazione del Papa nel messaggio ai partecipanti all’evento di solidarietà, promosso in occasione del 30° anniversario del Sistema dell’integrazione centroamericana, organizzazione economica culturale e politica di Stati dell’America centrale, nata nel 1993 e alla quale la Santa Sede partecipa come osservatore extra regionale dal 2012.
Un sistema economico giusto
Francesco sottolinea la parola solidarietà per dire che l’attuale momento di crisi sanitaria, economica e sociale, “che ha messo alla prova il mondo intero”, ha anche “ricordato a tutti che gli esseri umani sono come la polvere”, una polvere “preziosa agli occhi di Dio”, che ha creato la famiglia umana oggi “chiamata a rivolgere la sua comune attenzione a tutti, senza cedere alla logica della competizione e degli interessi particolari”. La parola di Francesco si sofferma sulle gravi condizioni sociali che affliggono la regione centroamericana, “già precarie e complesse a causa di un sistema economico ingiusto”, che, unite alla crisi climatica, “hanno dato alla mobilità umana la connotazione di un fenomeno di massa forzato, tanto da assumere l’aspetto di un esodo regionale.” Un esodo che per molti però si è fermato a metà strada, a causa delle “restrizioni sanitarie hanno influenzato la chiusura di molte frontiere”.
Esodo e traffico di esseri umani
La pandemia – precisa il Papa – ha colpito anche gli sfollati interni, spesso senza protezione e che “non entrano nel sistema di protezione internazionale previsto dal diritto internazionale dei rifugiati”. Un esodo che vede poi il moltiplicarsi di casi di traffico di essere umani. Sono queste le “sfide più rilevanti che riguardano la mobilità umana”, avverte Francesco, che si appella agli Stati, perché pongano sempre la persona al “centro di ogni esercizio politico” e perché adottino “meccanismi internazionali specifici per fornire una protezione concreta” agli sfollati interni, così come a chi è costretto a “fuggire a causa dell’inizio della grave crisi climatica”.
Violenza contro le donne, una profanazione di Dio
Il Papa chiede “politiche regionali”, per proteggere la Casa comune dai fenomeni climatici e dalle catastrofi ambientali provocate dagli stessi uomini, come l’accaparramento di terre e acqua e la deforestazione, “violazioni che minano seriamente le tre aree fondamentali dello sviluppo umano integrale: terra, alloggio e lavoro.” Francesco chiede poi di prevenire il traffico di esseri umani con il sostegno alle famiglie e con programmi adatti, invitando inoltre ad avere una speciale attenzione per i bambini più piccoli e per le donne, attraverso “un’educazione che promuova l’uguaglianza fondamentale, il rispetto e l’onore che le donne meritano”. Ogni violenza contro le donne, ha ribadito Francesco, “è una profanazione di Dio, nato da una donna”.
Crisi educativa senza precedenti
La “crisi educativa senza precedenti”, generata dalla pandemia, sommata alle restrizioni e all’isolamento forzato, hanno “evidenziato le disuguaglianze esistenti e aumentato il rischio che i più vulnerabili cadano in infide reti di traffico dentro e fuori dai confini nazionali”. Si tratta di sfide da affrontare attraverso una maggiore collaborazione internazionale che le prevenga, che protegga le vittime e persegua i criminali. L’avvertimento è a non tralasciare l’importanza della dimensione spirituale e quindi del “coinvolgimento delle organizzazioni religiose e delle Chiese locali, che offrono non solo assistenza umanitaria ma anche accompagnamento spirituale alle vittime”.
La Chiesa accanto ai popoli dell’America Centrale
L’invito di Francesco è a mettere in atto uno sforzo collettivo che permetta uno scambio regionale, promuovendo il bene comune attraverso “la cooperazione multilaterale”, e prestando attenzione “alle cause profonde e nuove dello spostamento forzato”. “La Chiesa – è la rassicurazione del Papa – cammina a fianco dei popoli dell’America Centrale, che hanno saputo affrontare con coraggio le crisi ed essere comunità accoglienti, e li esorta a perseverare nella solidarietà con fiducia reciproca e audace speranza”.