Terra Santa e Myanmar nella preghiera del Papa

Vatican News

Elvira Ragosta – Città del Vaticano

E’ affidato al profilo twitter di Papa Francesco l’invito a pregare per  la Terra Santa e il Myanmar, percorsi da una serie di violenze che stanno provando la popolazione. 

Oggi alle ore 13, l’Azione Cattolica internazionale invita a dedicare “un minuto per la pace”, ciascuno secondo la propria tradizione religiosa. Preghiamo in particolare per la Terra Santa e il Myanmar.

Così il tweet di Francesco nel quale si ricorda l’iniziativa promossa dal Forum Internazionale di Azione Cattolica (FIAC), dall’Azione Cattolica Italiana, dall’Azione Cattolica Argentina, dall’Unione Mondiale delle Organizzazioni Femminili Cattoliche (WUCWO), dalla Commissione Nazionale di Giustizia e Pace (Argentina). Una preghiera che ciascuno può fare secondo la propria fede religiosa. Le ore 13 sono relative ad ogni Paese, l’inizio nelle Filippine e poi via via gli altri Paesi.

Il pensiero a Gaza

E mentre in Myanmar la tensione non accenna a diminuire, anche dopo il cessate il fuoco, le condizioni della popolazione nella Striscia di Gaza sono allo stremo, sottolinea Caritas italiana, che da anni collabora con Caritas Gerusalemme e con cui si sta attivando per dare una risposta ai bisogni più urgenti. I bombardamenti  e gli scontri hanno provocato grossi danni, non solo alle infrastrutture. “Circa 8mila persone sono rimaste senza casa, in 400mila non hanno accesso all’acqua potabile – racconta Danilo Feliciangeli, coordinatore per i progetti in Medio Oriente di Caritas italiana. Poi ci sono 58 scuole danneggiate, come  9 ospedali e 19 cliniche private, e purtroppo i morti sono tanti, si contano 256 vittime dal lato palestinese, tra gli abitanti di Gaza e 12 dal lato israeliano. Quindi, una situazione che purtroppo ha lasciato delle ferite molto gravi”.

Ascolta l’intervista a Danilo Feliciangeli

Le necessità

Nella Striscia al momento manca  un po’ tutto, sottolinea la Caritas, dai generi di prima necessità, all’acqua da bere e per gli aspetti igienici e sanitari. “C’è un bisogno di aiuti immediati di generi alimentari e altri generi di conforto  – continua Feliciangeli – e un aiuto importantissimo anche sotto l’aspetto sanitario perché ci sono stati migliaia di feriti, quasi 2000 le persone gravemente ferite nei bombardamenti, e , come dicevo, sono state distrutte molte strutture sanitarie”. E se per ora si pensa a rispondere alle necessità più urgenti, poi si dovrà pensare alla ricostruzione. Oltre alle infrastrutture  e ai servizi sanitari ed educativi, si parla anche di 1800 tra abitazioni e attività commerciali distrutte o gravemente danneggiate.

Povertà e mancanza di servizi

L’attenzione della Caritas è posta anche sul fatto che la guerra ha esacerbato una situazione di povertà diffusa e carenza di servizi essenziali preesistente: a Gaza il 53% della popolazione vive sotto la soglia di povertà; il 52%  è disoccupata; il 62% vive in condizioni di insicurezza alimentare e l’85% dipende dagli aiuti internazionali.  “Anche l’insicurezza alimentare sembra colpisca quasi due terzi della popolazione – ricorda il responsabile Caritas – e più del 60% viveva una situazione di insicurezza alimentare quotidiana già prima. Ormai è una popolazione che vive quasi esclusivamente grazie agli aiuti umanitari, quando riescono a passare, quando non ci sono situazioni di conflitto e i valichi sono aperti si riesce a fornire l’assistenza di base alle persone”.

Il piano di aiuti di Caritas 

Per rispondere alle tante necessità della popolazione di Gaza, Caritas ha lanciato un piano di aiuti di due mesi, soprattutto in ambito sanitario, che prevede la riapertura, già avvenuta, di una clinica per l’assistenza sanitaria di base e l’attivazione 5 cliniche mobili operanti a nord e ad  est della Striscia con l’obiettivo di raggiungere 12.540 persone (circa 2.200 famiglie) tra le più vulnerabili tra cui 5.800 bambini, 3.380 donne, 500 disabili e 560 anziani.“Faremo  – conclude Feliciangeli – sia  interventi di distribuzione di farmaci e di Kit igienici e sanitari per la popolazione, sia interventi clinici, dalla somministrazione di terapie, alle analisi, alle terapie necessarie alle persone più vulnerabili, come gli anziani, le donne incinte e le persone affette da patologie croniche”.