Benedetta Capelli – Città del Vaticano
“Un attacco intenzionale condotto dalla giunta militare birmana” – scrive l’agenzia Fides – che ha provocato ieri gravi danni alla chiesa cattolica di “Nostra Signora della Pace” nello stato di Kayak. Non sono segnalati feriti o vittime mentre diverse case nelle vicinanze sono state danneggiate dai bombardamenti iniziati fin dal primo mattino. Accanto alla chiesa, esiste una casa di riposo gestita dalle suore della Riparazione che in queste settimane stanno accogliendo circa 150 persone in fuga dal villaggio di Dongankha, nello stato di Kayah, tra di loro donne, anziani e bambini. Fonti della chiesa locale riferiscono che la gente è in fuga verso luoghi più sicuri, le sette parrocchie della diocesi di Loikaw sono completamente abbandonate.
L’appello per la pace
Nella parrocchia di Dongankha, intorno alla chiesa colpita, vivono circa 812 famiglie cattoliche assistite da sacerdoti, suore e catechisti. “Abbiamo fatto appello ai militari – ha affermato il gesuita padre Wilbert Mireh – chiedendo loro di non attaccare le chiese perché molte persone, soprattutto quelle vulnerabili, si stanno rifugiando lì ma l’appello è caduto nel vuoto”. Secondo il religioso la Chiesa viene colpita perché in soccorso di chi fugge e perché i militari “non hanno più un briciolo di umanità o di cuore”. Intanto informazioni della Chiesa locale riferiscono di precedenti attacchi violenti nella chiesa del Sacro Cuore di Gesù, villaggio di South Kayanthayar, colpita da un colpo di artiglieria che ne ha distrutta l’ala sinistra, provocando 4 morti e molti feriti. Colpite anche la cattedrale del Sacro Cuore di Gesù, diocesi di Phekhon; la chiesa cattolica di San Giuseppe, parrocchia di Deemoso; la chiesa di Nostra Signora di Lourdes, parrocchia di Domyalay, chiesa di nuova costruzione e non ancora benedetta; e infine è da ricordare l’irruzione nel Seminario maggiore intermedio (dove si trovano 1.300 persone), nell’attacco un volontario è rimasto ucciso.