Isabella Piro – Città del Vaticano
Con 38 voti favorevoli e 29 contrari, il Senato dell’Argentina ha approvato la legge sull’interruzione volontaria di gravidanza. L’aborto diventa così legale nel Paese. Il provvedimento, già approvato in precedenza dalla Camera dei deputati, è stato autorizzato dopo dodici ore di dibattito. Inascoltata, dunque, la voce dei vescovi che in diverse occasioni, per lunghi mesi, hanno ribadito l’importanza di tutelare la vita sin dal concepimento. E proprio ieri, in attesa dell’esito del voto, si è tenuta una manifestazione davanti alla sede del Senato: vi hanno preso parte migliaia di cattolici, evangelici e membri di organizzazioni che operano per la tutela della vita, radunati sotto il motto “Per un #Natale senza aborto: facciamo di nuovo la storia”. Altre mobilitazioni e momenti di preghiera si sono svolti in diverse province del Paese, anche in adesione alla “Giornata di digiuno e preghiera” promossa dalla Conferenza episcopale argentina per il 28 dicembre, memoria liturgica dei Santi Innocenti martiri.
La voce dell’episcopato
I vescovi argentini in un comunicato sottolineano quanto il disegno di legge sia divisivo per il Paese ed esprimonon il rammarco per la distanza del sentire politico da quello del popolo. I presuli si dicono inoltre certi che gli argentini continueranno “sempre a scegliere la vita” e rinnovano il loro impegno a lavorare per le priorità come la povertà infantile , l’abbandono scolastico e le conseguenze della pandemia che hanno acuito fame e disoccupazione. La Conferenza espiscopale conclude il suo messaggio facendosi prossima a quanti nel Parlamento hanno coraggiosamente espresso il loro sostegno alla vita.
Amore e cura per la vita
Anche nelle omelie delle Messe dedicate alla Giornata di preghiera per questa circostanza, diversi presuli hanno ribadito la sacralità della vita e la necessità di proteggerla, esortando i legislatori a fermare il dibattuto disegno di legge. L’arcivescovo di Corrientes, Monsignor Andrés Stanovnik, ad esempio, ha ribadito che “la vita è sempre un dono di Dio e come tale è sempre benvenuta”. “Verità, libertà, giustizia e amore vanno di pari passo – ha aggiunto – perché sono valori inerenti alla dignità della persona, dal concepimento e fino alla morte naturale”. Gli ha fatto eco l’arcivescovo di La Plata, monsignor Víctor Manuel Fernández il quale, sempre nella Messa celebrata il 28 dicembre, ha detto: “Preghiamo il Signore affinché infonda nel nostro popolo e nelle autorità un profondo spirito di amore e di cura per la vita. Preghiamo anche per noi, affinché siamo coerenti nella difesa della vita in ogni sua fase, vicini agli abbandonati, agli emarginati, agli scartati da una società egoista”.
Forte il richiamo del presule anche a “restare accanto alle donne che stanno attraversando una situazione difficile e che sono tentate di cercare una via d’uscita attraverso l’aborto”. “I credenti – ha sottolineato Monsignor Fernández – amano la vita e la difendono non solo per fede, ma anche per solide convinzioni umane, le stesse che potrebbe avere anche un ateo”. Inoltre, il presule ha deplorato “il tentativo di ridurre l’aborto a un’emergenza sanitaria pubblica”, mentre invece “ogni persona umana ha una dignità inviolabile, che va al di là di ogni circostanza”, perché ha a che fare con “il progetto d’amore di Dio”.
L’Arcivescovo di Buenos Aires, cardinale Mario Aurelio Poli, il 28 dicembre ha presieduto una Messa nella Cattedrale metropolitana in cui ha invocato la necessità di tutelare i nascituri, “anime innocenti”. “La grande prova della pandemia che tutta la famiglia umana sta patendo e che in Argentina ha ancora conseguenze molto dolorose – ha detto il porporato – ci fa riflettere sulla dignità di ogni singola vita sul valore di ogni essere umano”, sia esso “anziano, disabile, malato o non ancora nato”. Di qui, la condanna che l’Arcivescovo ha fatto della “febbrile ossessione” e della “urgenza incomprensibile” avute dai politici che, proprio di questi tempi, hanno stabilito di legiferare sull’aborto, come se ciò “avesse a che fare con le sofferenze, le paure e le preoccupazioni” della popolazione. Al contrario, quello che occorre fare – ha ribadito il porporato – è “tutelare i diritti umani dei più deboli, in modo tale che non vengano negati, anche se non sono ancora nati”.
Da ricordare, infine, che già i primi giorni di dicembre si era espresso il presidente della Conferenza episcopale argentina: in videomessaggio, monsignor Oscar Vicente Ojea, aveva esortato il Paese a dire no alla cultura dello scarto e riflettere su cosa significhi rispettare la vita ed il suo valore intrinseco. “Una società è definita dal modo in cui guarda ai più vulnerabili, ai più poveri ed ai più indifesi – aveva affermato – Questo è ciò che caratterizza e identifica la dignità di un popolo e di una cultura”. Ciò riguarda, in particolar modo, “il nascituro nel suo stato di indifesa totale”. Di fronte ad una gravidanza inattesa, ribadiva monsignor Ojea, “non si tratta di mietere la fonte della vita, ma di fare posto a coloro che sono chiamati alla vita, in modo che possano farvi parte”. E questo “è un richiamo alla generosità d’animo delle persone, affinché tutti siano accolti, non solo alcuni a discapito di altri che finiscono per essere scartati”.