Paolo Ondarza – Città del Vaticano
Esce per la prima volta dal Vaticano. È la Vergine sotto la cui protezione da secoli molte donne romane hanno affidato la loro gravidanza. Un volto dolcissimo e una gestualità carica di tenerezza caratterizza questa immagine sacra dipinta da Antoniazzo Romano sul finire del Quattrocento, alla vigilia del Giubileo del 1500.
Dall’antica Basilica Vaticana
E’ solo un frammento del più grande affresco che decorava il transetto meridionale dell’antica Basilica Vaticana. La pittura era posta in un antico oratorio dell’VIII secolo: fu staccata dalla parete in occasione della costruzione della “nuova” San Pietro e collocata, nel 1574 in una nicchia dietro un altare a ridosso del muro che divideva l’antica chiesa da quella in via di costruzione. Bisogna attendere il 1605 perché la Madonna delle Partorienti trovi la sua definitiva collocazione all’interno delle Grotte Vaticane, in una cappella ricavata sotto il pavimento dell’attuale Basilica. Per essere alloggiata nel nuovo ambiente venne ridotta nelle dimensioni: scomparve infatti l’originaria mandorla con cherubini di cui tuttora si intravedono le ali.
Protettrice delle donne in ‘attesa’
“Era ancora viva nell’Ottocento e nei primi del Novecento – spiega a Vatican News Pietro Zander, Fabbrica di San Pietro, direttore del restauro e curatore della mostra – l’usanza tra le donne romane “in attesa” di porre attorno alla cintola della Madonna un nastro. Con quello stesso nastro si cingevano la vita: era un modo per invocare la protezione della Madre Celeste per una felice maternità”.
Ma da dove deriva la devozione delle partorienti? “L’origine – aggiunge Zander – va ricondotta al luogo in cui questa Madonna era venerata: il transetto meridionale dell’antica Basilica in un oratorio antichissimo edificato da Paolo I nella metà dell’ottavo secolo. Il Papa, racconta il Liber Pontificalis, aveva fatto realizzare in questo oratorio una icona in argento dorato della Santa Madre di Dio, in piedi, con il ventre arrotondato: era una Madonna in attesa. È quindi probabile che questa Vergine che ora esporremo a Torino, dipinta da Antoniazzo Romano, abbia ereditato la devozione dell’antica immagine fatta dipingere da Paolo I.”
La prima volta fuori dal Vaticano
L’esposizione di Palazzo Madama, promossa dalla Fondazione Torino Musei con il patrocinio della Fabbrica di San Pietro in Vaticano e dell’Arcidiocesi di Torino, è un’occasione preziosa e unica per ammirare, al di fuori delle mura leonine, il frammento di affresco ( 81 x 77 cm), a conclusione del restauro intrapreso sotto la direzione tecnico-scientifica della Fabbrica di san Pietro a partire dal novembre 2019.
Il restauro
L’intervento conservativo si è reso necessario a causa delle avverse condizioni microclimatiche delle Grotte Vaticane. L’ultimo restauro risale al 1950. Nel 1981 la porzione di intonaco sottostante era stata assottigliata drasticamente e il lacerto, ridotto di spessore, collocato su un nuovo supporto inerte dei cadorite. “L’opera – prosegue Pietro Zander – presentava dei dissesti per cui l’intervento è stato particolarmente complesso e laborioso. L’obbiettivo è stato quello di ridare la giusta planarità alle varie parti dell’affresco e di effettuare interventi di pulitura e risarcimento a tratteggio delle lacune”.
Conforto in tempi di pandemia
La Madonna delle partorienti, conclude Zander, “non è mai uscita dal Vaticano, e probabilmente non uscirà più dalla cappella che per quattro secoli l’ha ospitata nelle Grotte Vaticane. Come dichiarato dal cardinale Mauro Gambetti, Arciprete della Papale Basilica Vaticana, l’immagine sacra va a Torino nel mese mariano, per portare conforto in questo tempo di pandemia e speranza per giorni meno difficili e più sereni”.