Alessandra Zaffiro – Palermo
La Sicilia è in festa. Rosario Livatino, il primo magistrato elevato agli onori degli altari, ucciso a 38 anni dalla Stidda in odium fidei il 21 settembre 1990, questa mattina è stato proclamato Beato nel corso della cerimonia solenne presieduta dal Cardinale Marcello Semeraro, Prefetto della Congregazione delle cause dei Santi, nella Cattedrale di Agrigento, in una Agrigento blindata a causa della pandemia. “Accogliendo il desiderio del cardinale Montenegro, concediamo che il venerabile servo di dio Angelo Rosario Livatino d’ora in poi sia chiamato Beato e che, ogni anno, si possa celebrare la sua festa il 29 ottobre”. Un grande applauso e il suono delle campane ha accolto l’annuncio.
Un simbolo per tutta la Sicilia
Per i siciliani, non è un 9 maggio qualunque. Il cielo è sereno, il sole splende, le misure anti Covid impongono il distanziamento, ecco allora che la tv e le dirette streaming consentono di seguire la Messa solenne, di partecipare, di pregare comunque insieme, uniti dal dolore e rinnovati, con tanta emozione e commozione, nella gioia. Il chicco di grano che muore e dona il suo frutto. Come non pensare al volto pulito di Rosario Livatino: figlio unico, uomo di fede, parente, amico, compagno di scuola, giovane magistrato in lotta contro la mafia. Del suo sacrificio, del suo martirio non si è mai smesso di parlare nelle scuole. Tanti studenti hanno conosciuto il giudice Rosario Livatino, qualcuno, forse, ha scelto di studiare giurisprudenza ispirandosi a lui, la cui beatificazione, oggi, dona luce al tempo intercorso da quel 21 settembre 1990.
Lenzuoli bianchi per onorare Livatino
Ad Agrigento come a Canicattì, città in cui Livatino nacque e visse, lenzuoli bianchi ai balconi e immagini del Beato alle finestre per ricordarlo mentre, oggi più che mai, la memoria attinge ad un altro 9 maggio: quello del 1993 quando, dopo aver incontrato i genitori del giudice, San Giovanni Paolo II lanciò l’anatema contro i mafiosi, gridando “Convertitevi” nella Valle dei Templi, come ha ricordato il cardinale di Agrigento, Francesco Montenegro.
Conciliare il Vangelo con la legge
Alla celebrazione hanno partecipato autorità civili e militari. Per il presidente della regione, Nello Musumeci, Rosario Livatino è “un magistrato che ha saputo conciliare il Vangelo col valore del Codice penale, la parola di Cristo con la legge. E proprio per questo ha pagato con la vita, perché costituiva un esempio molto pericoloso per le organizzazioni criminali. Per questo la mafia ha voluto eliminarlo. Credo che debba essere indicato come modello di vita, paradigma per tutti i giovani con i quali abbiamo il dovere di costruire, e stiamo costruendo, una nuova Sicilia”. Ad Agrigento anche il senatore Pietro Grasso: “Abbiamo bisogno di simboli come Rosario Livatino – ha detto l’ex Presidente del Senato ed ex procuratore nazionale antimafia – la sua dedizione e professionalità devono rappresentare un esempio in un momento molto difficile e complesso per la magistratura”.